Il Cilento lega moltissimo la sua storia contadina, scandita dal ciclo delle stagioni, alla sfera religiosa. Molto spesso la tradizione, gli usi e i costumi, assumono connotati a metà strada tra la religiosità e gli aspetti pagani. Tra le tradizioni più famose del territorio cilentano, che valica anche i campanili e i confini cittadini, vi è il Volo dell’Angelo di Rutino, una sacra rappresentazione che vede l’eterna lotta tra il bene e il male, tra la luce e il buio, l’Angelo e il Diavolo. Ogni seconda domenica di maggio alle ore 13.00 viene rappresentato il “Volo dell?Angelo”. La recita, divisa in due parti, è molto complessa e ha dietro mesi di preparazione, di prove e di impegno. Dalla chiesa principale del centro cilentano parte una robusta corda d’acciaio e termina al palazzo di fronte. In basso, al centro di essa, vi è un alto palco adornato con colori che ricordano le fiamme dell’inferno. È qui che si svolge la scena, il duello tra l’Angelo, biondo, con una splendente armatura e armato di spada, in volo e il Diavolo, rosso con le corna e munito di forcone, coadiuvato dai suoi piccoli sgherri. Alla corda di cui sopra viene legato un bambino, che impersona l’Angelo, e grazie ad una carrucola “vola” sulla folla per incontrare e sfidare a duello il Diavolo. Tra i due nasce un dialogo, cantato dal primo e recitato dal secondo. Nella seconda parte la “singolar tenzone”, quella che sembrava un’impari lotta vede il demonio soccombere ed arrendersi al messo divino. «Folli contro il Signor del firmamento – canta l’Angelo – chi resistere potrà è ivi dispersi sì come polve alla balia del vento». Qui il Diavolo, sotto i colpi dell’Angelo, si accascia al suolo per poi sprofondare negli Inferi coi suoi biechi aiutanti. «Ovunque io fugga si spalanchi l’Inferno! – urla – Addio felici campi, soggiorno di eterna gloria, addio per sempre!! Salve, cupo mondo d’orror, a te m’affido e mi nascondo in seno della tua notte». Il “Volo dell’Angelo” è una vera e propria recita. Per molti anni il copione ha seguito una tradizione orale per poi venir scritta al fine di evitare che qualche parte venga perduta o distorta nell’originalità. Il Volo è stato oggetto di un profondo studio da parte del professor Alfonso Rizzo il quale nel suo volume “Rutino, storia e folklore”, ha dedicato alla rappresentazione un ampio spazio, non solo riportano le battute ma anche ricostruendone la genesi. «I suoi versi – spiega – si ispirano al poema epico “Paradiso Perduto” di John Milton e pertanto l’origine è da ritenersi successiva al sec. XVII. Gli anziani hanno sempre sostenuto che la “recita” sia stata voluta e scritta da un rutinese. Il testo non ha subito variazioni col trascorrere degli anni – aggiunge – e la cosa è confermata da alcune copie antiche che delle famiglie custodiscono gelosamente come delle reliquie». Tradizione vuole che il bambino che interpreta l’Angelo sia originario di Rutino. Molto ambito è questo ruolo, perché porta tanto prestigio alla famiglia. Quest’anno il prescelto è il piccolo Francesco Crisci, figlio di Carmine, anch’egli interprete del divino paladino in tenere età. Il “Volo dell’Angelo” è l’esempio più classico di cilentanità, una cultura della tradizione religiosa che dovrebbe essere attenzionata e rivalutata. A Rutino, infatti, nei giorni della festa si registra un grande aumento demografico con rutinesi che hanno lasciato il loro paese natio e che tornano a tutti i costi, anche dall’estero, per assistere al “loro Angelo”.
Trending
- Scuola, 267 milioni per tutor e orientatori
- Vallo della Lucania, Teatro “Leo de Berardinis”: “Il calamaro gigante” con una straordinaria Angela Finocchiaro
- “Fiumi, Briganti e Montagne”: Il Salernitano tra storie e storia, coraggio, mistero e resilienza
- Orientamento scolastico, Valditara scrive ai genitori
- Un Re venuto a servire
- Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati chiede al MIM di garantire i diritti dei docenti precari: presentata diffida formale
- OMEOPATIA E DOLORE AI DENTINI DEI LATTANTI
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025