Di Monica Acito ”Mico Argirò è un cantautore cilentano,e le sue canzoni sanno di strada,asfalto, reminiscenze e vita cruda e sviscerata. Il suo album si chiama “Vorrei che morissi d’arte”: il sapore sembra suggerire toni decadenti,ma ascoltando il suo brano “Il polacco”,si scoprono anche altre gradazioni,che vanno dal folklore,ai guizzi da Beat Generation fino alla profondità abissale e cantautorale,ma senza cadere nell’intelettualismo artificioso e fine a se stesso. Diamo la parola direttamente a Mico Argirò,e proviamo ad addentrarci nel suo universo di foglie secche e strada bagnata. 1) Innanzitutto, chi è Mico Argirò? Se tu dovessi presentarti, con le tue influenze,radici,passioni ma anche strane abitudini, di cosa ci parleresti? Facci conoscere questo Mico Argirò nel modo più inusuale possibile senza i classici convenevoli. I miei pregi sono la bellezza e la simpaticità e voglio fare il Grande Fratello perché la casa ha bisogno di me…o va bene pure Uomini e Donne (o meglio ancora Ciao Darwin). In realtà sono solo uno che scrive e canta canzoni, vivo di passione e per la passione; non mi è facile presentarmi perché in genere la gente si aspetta da un artista che sia una rockstar o un poeta maledetto, io sono solo uno che racconta storie. 2) Nel tuo singolo “Il Polacco”, dal testo molto “beat”, riecheggia spesso il verso che parla di un asfalto amaro. La strada simboleggia il viaggio. Quanto è importante per te il viaggiare e il peregrinare nel processo creativo e da quali orizzonti hai attinto? Oggi un ragazzo abbastanza giovane ha già girato varie nazioni, più regioni d’Italia, ha fatto gite, viaggi con la famiglia, viaggi premio per piccoli “traguardi”…questo tipo di viaggi non mi interessa e li trovo anche inutili: si finisce per non vedere niente, per non viaggiare davvero (a volte anche per non mangiare cibi del posto). Credo più nel viaggio continuo che è la vita, l’incontro con le persone, il fare qualcosa che ti porti a girare il mondo. Questo viaggio della vita è al centro del mio modo di scrivere: cerco di essere sincero, di raccontare quello che vedo e, magari, interpretarlo…per quanto riguarda poi il fattore geografico cerco di mischiare nella mia musica un po’ di tutto, dalle mie radici fino a musiche lontanissime (come la musica dell’est europa, il reggae e il rock). 3) Te lo aspettavi il successo del tuo singolo? No, e non solo per modestia o per umiltà…mi ha stupito e commosso la partecipazione, l’attenzione a questa storia, a questo personaggio fuori schema, sempre straniero. Le tante visualizzazioni [120000], le condivisioni, il sostegno a questa canzone e a tutto l’album mi onorano e mi fanno sentire parte di un progetto collettivo. La musica, le canzoni, hanno bisogno di orecchie che le ascoltino, sennò muoiono sterili. 4) Quali sono le influenze cantautorali del tuo album “Vorrei morissi d’arte?” C’è qualche pietra miliare o stella polare a cui ti ispiri e da cui hai tratto qualcosa che ti accompagnerà per sempre? Il Padre è sempre De Andrè, un padre da amare e da uccidere, da superare; ma non mancano influenze molto varie: Capossela, Fossati, ma anche Sting, i Pink Floyd, Yann Tiersen, Cage. Mi piace unire cose all’apparenza lontane e creare uno stile solo mio, caratteristico e che sia funzionale a raccontare qualcosa. 5) Come è la situazione in Cilento, secondo te, riguardo la possibilità di “vivere d’arte”? Il Cilento è una fucina di talenti di ogni tipo, soprattutto giovanissimi; si muove tanto, si crea, si rischia. Conosco pittori straordinari, rapper, musicisti, chef, fotografi, produttori di ogni tipo, scrittori, artisti di ogni genere. Il Cilento scoppia d’arte, e i cilentani sanno far sentire il loro supporto, ma c’è bisogno di fare di più: servono più eventi con una mentalità aperta, più fondi, più strutture. Le istituzioni devono iniziare a capire che l’arte è una risorsa fondamentale. 6) Parlaci dei tuoi prossimi progetti. I miei prossimi progetti sono tutti nel portare dal vivo queste canzoni, nell’avvicinarle alla gente; ho voglia di suonare e parlare con le persone, continuare a creare e a vivere d’arte (che è meglio di morirci).
Trending
- Scuola, 267 milioni per tutor e orientatori
- Vallo della Lucania, Teatro “Leo de Berardinis”: “Il calamaro gigante” con una straordinaria Angela Finocchiaro
- “Fiumi, Briganti e Montagne”: Il Salernitano tra storie e storia, coraggio, mistero e resilienza
- Orientamento scolastico, Valditara scrive ai genitori
- Un Re venuto a servire
- Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati chiede al MIM di garantire i diritti dei docenti precari: presentata diffida formale
- OMEOPATIA E DOLORE AI DENTINI DEI LATTANTI
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025