C’era una volta, nella Prima Repubblica, la POLITICA. Esistevano valori per i quali ci si accapigliava. Trionfava l’ideologia per cui ci si batteva. Operavano i Partiti, come punto di riferimento della militanza in cui si officiavano i riti della formazione dei quadri, della selezione della classe dirigente, della formazione delle liste, ma, soprattutto, la stesura dei programmi, che, si calavano nelle realtà territoriali. Era la lezione di vita della Politica, che incideva nei programmi per le libere consultazioni elettorali combattute con grande partecipazione civile. I leader nascevano sul campo, nella trincea della battaglia, in rapporto alla capacità di elaborazione ideologica e del carisma nella conduzione della battaglia. Oggi è morta la Politica, tumulata l’ideologia, santificato il pragmatismo. I Partiti sono quasi sempre solo Comitati Elettorali, spesso anche di affari. I leader vengono consacrati per auto-proclamazione. Scarseggiano i militanti, trionfano i servi, vogliosi solo di entrare nel giro del clientelismo, del familismo e dell’affarismo per portare a casa una briciola di potere/privilegio. La stessa simbologia delle forze politiche è venuta meno. Che forza la croce della DC, che poteva contare sulla tradizione del messaggio di solidarietà cristiana sul valore della libertà nel segno della giustizia sociale! Che dirompenza la falce ed il martello del vecchio PCI, che santificava il lavoro dei campi e delle officine! Che ricchezza di messaggio nella falce, nel martello, nel libro con sullo sfondo il sole nascente dell’antico PSI, che accomunava contadini dei campi, operai delle fabbriche ed intellettuali delle scuole e delle università, nella speranza di un avvenire migliore nella solarità di una stagione nuova di uguaglianza e fratellanza! Roba del museo della memoria, diranno gli affaristi vecchi e nuovi, ”laudatores temporis acti”, sottolineeranno, con supponenza, quanti non furono fecondati dalla forza dirompente degli ideali. Anacronismi, diranno i giovani rampanti cresciuti alla scuola dell’arrivismo senza scrupoli. Eppure lì c’è la storia, ci sono le radici di una democrazia, che, se vive ancora, lo deve a quei principi basilari. Oggi imperversano politici (!?), che, a tutti i livelli, ostentano potere e boria, incapaci di dialogo e confronto, risentiti ed offesi, per diritto di lesa maestà, se gruppi disobbedienti o giornalisti ficcanaso gli scoprono gli scheletri nell’armadio e mettono in piazza, inefficienze o clientelismi ed affarismi camuffati. Facemmo tutti e con convinzione, a metà del secolo scorso, la sacrosanta battaglia perché gli eletti nelle istituzioni, periferiche o centrali, ricevessero un compenso nella logica di un principio che il tempo speso per amministrare ricadesse sui costi della collettività, alla quale l’eletto rendeva un servizio. E ciò per non consentire il sequestro della rappresentanza delle istituzioni da parte dei rappresentanti delle sole classi abbienti per casta e censo. Oggi la retribuzione è un sine cura per un esercito di nullafacenti, che hanno scoperto la strada della politica per una vita negli agi. Per non parlare della marea dei portaborse, arroganti e supponenti, che crescono a dismisura con la sola qualità della fedeltà servile al capo. E si moltiplica la schiera di mogli, amanti, fratelli e famiglie baciati dal successo di appartenenza. E la democrazia muore, giorno dopo giorno, nel falò dei valori più alti, mentre la malavita cresce, si rafforza, si ramifica e si organizza fino a creare l’anti-stato. Di qui nasce e cresce l’ANTIPOLITICA, quella organizzata dei clan camorristici nei vari intrecci inquinanti ed inquietanti con le istituzioni. È presente nei gangli vitali delle Istituzioni pubbliche e si impossessa dei meccanismi di sviluppo della vita produttiva, inquinandoli e distorcendoli. Sono i colletti bianchi del riciclaggio del danaro sporco nelle grandi compagnie alberghiere, negli uffici tecnici dei piani regolatori, nelle reti di import-export, oltre che nello spaccio di stupefacenti e nel commercio dei rifiuti, il nuovo eldorado del malaffare. Nella nostra regione la “monnezza” viaggia a ritmo continuo; quella dei “rifiuti tossici” viene interrata nei campi, un tempo, di agricoltura di qualità ed avvelena frutta e verdura, che passa sulle nostre tavole ad incubare tumori. Esiste, poi, l’.A-POLITICA. Cresce a dismisura la schiera di quanti hanno paura di schierarsi e si vantano di essere apolitici, come se ci si potesse dimettere da cittadini. Questi don Abbondio dovrebbero sapere che la “polis/società” è di tutti e partecipare è un diritto-dovere. La verità, però, è un’altra: quello degli apolitici è un esercito di furbi, che, con l’alibi di non schierarsi, sostengono che la politica è sporca ed è preferibile tenersene lontani. Di fatto, però, sono in agguato, pronti a fiutare come spira il vento e salire con tempismo e scaltrezza, sul treno del vincitore. L’Italia è piena di gente pronta ad accorrere in soccorso del vincitore – come sosteneva con amara ironia Ennio Flaiano. Però c’è difficoltà a fare le liste con gente con un minimo di professionalità ed affidabilità. Ma di questo passo il treno deraglierà in maniera improvvisa ed irreparabile con la morte definitiva della democrazia. E cresce a dismisura la voglia dell’UOMO FORTE PURTROPPO! È, questo, un tema di scottante attualità, e me ne occuperò ancora e a più riprese, sottoponendolo all’attenzione di tutti i candidati perché lo dibattano a lungo in campagna elettorale. Così come mi occuperò del tema della mancanza di una città, in tutto il Cilento, ruolo che potrebbe e, secondo me, dovrebbe svolgere Capaccio Paestum in sintonia con i cittadini della kora pestana, tutti estremamente interessati a quello che accade a Capaccio Paestum, appunto, che è stato, è e resta punto di riferimento del vastissimo territorio che dal mare si estende verso le colline e la montagna. Le settimane a venire ci consentiranno di fare riflessioni approfondite sul tema.
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