Tante sono le espressioni, i proverbi, i detti popolari entrati nel linguaggio comune, spunti di riflessione e lezioni di vita. Nati da una remota saggezza popolare, o ricavati dai testi sacri, o contenuti in opere letterarie, vanno difesi e custoditi nei nostri cuori. Tanti di questi, ascoltandoli pronunciare da altri o leggendoli, hanno il potere di riportarmi indietro negli anni. Mi sembra allora di sentire la voce di mia nonna paterna, l’unica nonna che ho conosciuto, e di rivedere le sue tipiche espressioni sul viso, mentre intenta a cucinare o a cucire mi ripeteva, nel suo dialetto napoletano, (l’espressione dialettale rende meglio l’idea, diceva con un sorriso) tanti di questi modi di dire. Era una sua abitudine, schietta e simpatica, di esprimere con parole, intrise di amore, i suoi consigli, di elargirmi degli insegnamenti. Come un’eredità è riuscita a lasciarle impresse nel mio cuore!
A questo pensavo leggendo le prime righe del passo odierno di Matteo. Gesù fa riferimento alla famosa legge del Taglione “occhio per occhio e dente per dente”, un’espressione della Bibbia, contenuta fra le numerose leggi ed istruzioni date da Dio al popolo di Israele. Gesù supera però questo principio dell’antica legge proponendoci un paradosso, difficile da accettare seguendo la logica umana ma sempre presente nell’annuncio evangelico. Ci dice di non usare violenza verso chi la commette verso di noi. Ribadisce ciò attraverso tre esempi: porgere l’altra guancia a chi ci schiaffeggia, dare anche il mantello a chi esige la tunica, fare il doppio della strada con chi ci chiede di percorrere un miglio con lui. In ultimo ci dice di optare per l’amore, fino alla sua manifestazione massima: amare i nostri nemici, pregare per quelli che ci perseguitano.
Se riflettiamo, in ciò consiste il vivere da veri cristiani! Certamente è giusto e doveroso denunciare un reato per la tutela della società, ricorrere alla giustizia e alla legittima difesa se si subisce un torto, ma ciò non giustifica l’odio, il rancore, l’astio né tantomeno il sentimento di vendetta con l’intento di danneggiare anziché recuperare chi l’ha commesso.
A tutti sarà capitato di vedere lo sdegno, il disappunto, la rabbia, il dolore in chi è stato vittima di gravi atti di violenza. Chi non ha un torto da rivendicare? Gesù non ci dice che dobbiamo subire i soprusi degli altri, ma cercare con ogni mezzo di spezzare il circolo vizioso del male, trovare una cura efficace al male. Ecco che ci propone il comandamento dell’amore. Dare la possibilità a chi ha sbagliato di riflettere sui suoi errori. Non è facile. Se è normale provare riprovazione verso la oppressione, la discriminazione, l’emarginazione, più facile, più immediato sembra controbattere e rispondere con disprezzo a chi ci fa del male. In tempi difficili come quello che stiamo vivendo, cerchiamo però di mettere in atto concretamente ciò che ci chiede Gesù. Lasciamo che la sua Parola interroghi il nostro cuore e la nostra coscienza, e con il suo aiuto vediamo in chi ci fa del male non un nemico ma una persona che ha bisogno del nostro aiuto.
Il nostro prossimo è ogni uomo, quindi anche i nostri nemici e quanti ci perseguitano. “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” ci ricorda Gesù. La perfezione consiste proprio nell’amore! Purtroppo sentiamo spesso ripetere: “Chi ce la fa? Io non ci riesco!” Non scoraggiamoci, l’importante è credere nel comandamento dell’amore e osare di più!
Santa domenica in famiglia.