di Adriana Coralluzzo È una peripezia questa struttura di archeologia industriale e tutta l’area circostante che si è sviluppata nel corso del periodo fascista, un intero borgo a supporto della manodopera femminile a quel tempo maggiormente impiegata per via della scarsa sindacalizzazione. L’iter di questa zona e in particolare del tabacchificio si può sintetizzare in questa cronistoria: costruito nel 1925 da Gaetano Bonvicini fu acquistato alla sua morte nel 1937 dalla SAIM (Società Agricola Industriale Salernitana). Durante la seconda guerra mondiale si trasformò in base militare per le forze armate USA. Nel 1951 la Peronospora Tabacina causa della muffa blu del tabacco contribuì ad un progressivo abbandono del settore e della struttura intorno agli anni ’70. Nei recenti progetti di recupero il caos: nel dicembre 2006, in un’intervista ad “Unico” Caprino (proprietario della struttura) dichiarava che era pronto a realizzare il suo progetto di recupero che lasciava inalterato l’aspetto esteriore della struttura ma riorganizzava gli spazi e i volumi ricavando appartamenti e locali da destinare a pubblica utilità (caserma dei vigili urbani). Ci fu una levata di scudi da parte di vari soggetti politici e associazioni ambientaliste che indusse la Soprindentenza ai beni ambientali a rallentare la procedura di concessione del “via libera”. Nel 2007 la proposta negoziale che le società Fin.Gest Srl-De Martino Srl ha presentato all’amministrazione comunale, a fronte della cessione di volumetria compensativa è stata vincolata dalla Soprintendenza ai BAPPSAE di Salerno, ai sensi del Codice dei Beni Culturali 42/2004. Gli effetti del vincolo architettonico si tramutano in un indirizzo progettuale chiaro ed inequivocabile, il Tabacchificio del Cafasso non può essere stravolto o snaturato, va solo recuperato e conservato. Messe al bando le speculazioni edilizie nel 2015 il proprietario ha valutato l’idea di allestire un campo rom all’interno del tabacchificio. Ma venendo al giorno d’oggi voglio proporvi il progetto realizzato dai ragazzi della facoltà di ingegneria civile cdl e ingegneria edile – architettura di Fisciano. Docente: Federica Ribera, tutor: Fabio De Guglielmo, studenti: Sara Antinozzi, Enza Ferrara, Laura Ingenito, Mauro Maiellaro, Antonella Strizzi, Debora Zottoli Salvatore Memoli e Francesco Messano (ringrazio Salvatore e Francesco per averci fornito i dati necessari e per avermi esposto il progetto con passione e competenza). Qualcosa di innovativo, ecosostenibile, senza barriere architettoniche e che soprattutto allarga lo sguardo su tutto il borgo circostante rispettando addirittura i colori delle vecchie case realizzate nel periodo fascista. Un vero risanamento conservativo che ripristina il verde nell’antica piazzetta e immagina un orto botanico ed una biblioteca al posto dell’ammasso cementizio ben interpretato dalla rotatoria di recente inserita. Ai link sotto l’intero progetto. La presentazione del progetto da parte dei ragazzi è così descritta: “Il progetto è frutto di uno studio fatto in seno al corso di Recupero e conservazione degli edifici tenuto dalla Prof.ssa. Arch. Federica Ribera inserito nell’ambito del piano di studi del c.d.l. in Ingegneria Edile – Architettura. Oltre ad aspetti architettonici il progetto si sviluppa attraverso un’analisi multidisciplinare necessaria a rendere il progetto concreto e fattibile. La tenuta Cafasso venne acquistata da Gaetano Bonvicini, noto frutticoltore di Massa Lombarda nel 1925. Il Bonvicini si ripropose di bonificare la zona. L’azienda rappresentava un esempio interessante di trasformazione fondiaria, a colture multiple, ma con prevalenza frutticola. Analizzando oggi il territorio è evidente come l’agricoltura rivesta un ruolo fondamentale nel panorama territoriale. Oltre ad un insediamento rurale ed aperto il sistema, come analizzato anche nel piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP), viene visto come polo che può assumere un ruolo centrale vista la vicinanza con numerosi siti di interesse storico, artistico e culturale. Il turismo quindi fa da cardine nelle strategie di sviluppo locale. La filiera turismo-ambiente-beni culturali è un settore che richiede “diffusi” investimenti ma concretamente può esserci un ritorno sia economico che di sviluppo socio – ambientale.” In questo fermento una cosa è certa: “Un’idea, finché resta un’idea è soltanto un’astrazione. Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione.” Cit: G.Gaber. Particolari progetto Masterplace Proposta progettuale Tavola analisi
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