La Comunità Montana “Alburni” affronta nei suoi atti politici e programmatici, la querelle (contesa, ndr.) “Fondovalle Calore”. Quest’ultima, ritornata “in auge” dopo le vicende giudiziarie, che a torto o a ragione hanno creato nella zona amarezza, sfiducia e ancora più frazionamento politico della classe dirigente. La predetta riesce ad essere protagonista di un territorio che per le sue bellezze paesaggistiche, i centri storici, la sua gastronomia, il suo artigianato tipico è all’attenzione dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, e di tante istituzioni e associazioni che tengono a cuore le sorti e lo sviluppo di queste aree. La Comunità Montana, incentra la sua attenzione su “una strada di scorrimento veloce, un’arteria che attraversando il fondo valle ci tiri fuori da quell’isolamento atavico cui siamo condannati per un sistema viario inadeguato sotto tutti i punti di vista”. A proposito della “Fondo Valle Calore”, la suddetta ha organizzato una conferenza consultiva sulla progettazione per acquisire informazioni, per la costituzione di atti d’indirizzo per i progettisti incaricati, e concordare adempimenti, da assolvere di concerto per la realizzazione dell’opera. Gli enti invitati hanno partecipato ognuno per le specifiche competenze territoriali. All’incontro ha partecipato l’Ente Parco Nazionale del Cilento, che ha ritenuto coinvolgere di sua iniziativa le associazioni ambientaliste: Legambiente Campania, il WWF sez. Regionale della Campania, e Italia Nostra sez. di Salerno. Durante la conferenza le associazioni e l’Ente Parco hanno puntualizzato le priorità concernenti la strada: “Seguire in toto la viabilità esistente, impatto ambientale contenuto, rispetto degli aspetti vegetazionali e faunistici, e che siano salvaguardati gli aspetti idrogeologici. Evitare opere sul fiume Calore. Tenere in considerazione le tipicità territoriali locali e paesaggistiche. L’eventuale costruzione di tracciati ex novo bypasserebbe i centri locali con danni alle attività socio-economiche. Infine che vengano acquisiti la documentazione ed i grafici progettuali.”.
A proposito dell’opera, il Presidente della Comunità “Alburni” Mario Mottola dichiara che: ‘E’ un atto di omaggio e di grande riverenza al territorio.’. Inoltre: ‘Lo Staff della Technital S.p.A. (l’associazione tecnica di imprese, di Verona, incaricata di progettare la strada) sta per consegnare al territorio non solo una strada a reale servizio delle popolazioni, ma anche un’opera di straordinaria valenza tecnicoscientifica.’. Più in là continua: ‘Il tracciato è fondamentalmente quello della prima edizione. Non lo stabiliamo noi, lo ha imposto la Regione come clausola alla rassegnazione dei fondi. Considerato che stavolta dovrà tenere prioritariamente conto dell’impatto ambientale e cavalcavia, si capisce che i margini di modifica a nostra disposizione si sono ristretti di molto. Tuttavia cercheremo di conciliare sul percorso il maggiore numero di istanze e di bisogni del territorio.’.
Su proposta dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura è stato finanziato dal Cipe uno studio di fattibilità per valutare tutte le opportunità che la normativa concede, anche i fondi del Q.C.S. (Quadro Comunitario di Sostegno) 2000-2006. Alle Associazioni Ambientaliste, il Presidente rivolge un appello per una Fattiva collaborazione e anche di critica ma non di ostruzionismo. Legambiente Campania, nel Congresso Regionale, su proposta dei Circoli “Alburni” di Controne e Cervati-Calore di Castel San Lorenzo, ha discusso della fondovalle, approvando una mozione all’unanimità che ne ‘caratterizzi la linea, seguendo l’iter progettuale, nell’interesse della popolazione.’. E di non assumere posizioni strumentali o ostruzionistiche, ma che nella progettazione si tenga conto del sistema viario già esistente, migliorandolo e intervenendo laddove la compatibilità ambientale lo consenta. Certo, da tutte queste riflessioni sarebbe alquanto improprio accettare una fondovalle come organismo esterno al territorio, che ne vanifichi le bellezze antropiche. Occorre ribaltare il concetto di sviluppo, fondato su una programmazione territoriale, dal basso, dove ci stia la viabilità, ma contestualmente avviare processi che ne qualifichino la vita e ne allontanano il rischio dello spopolamento costante, la mancanza di un valore aggiunto, rischiando che quest’area diventi sempre appannaggio di altre zone più ricche, rischiando di farne una “riserva indiana”, a pregio di una solitudine che riduce all’osso l’ambiente antropico. Bisogna quindi coniugare: non “solo”, ma “anche” la viabilità.