Su questo giornale, più e più volte è stato sottolineato il fatto che l’Ente Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, che pure ha investito oltre 100 milioni di Euro per acquisire, ristrutturare e mettere a reddito decine di palazzi, piccoli borghi, musei, centri per lo studio, aree naturali …, è sostanzialmente “afono” sul progetto per le “aree interne”.
Sono decine i comuni, la maggior parte dei quali hanno l’intero territorio comunale compreso nel perimetro del parco, ad essere esclusi dagli incentivi messi a disposizione dal “Fondo per lo sviluppo e la coesione – programmazione 2014-2020”
Avrebbe dovuto e potuto svolgere un ruolo di coordinamento se non quello più propositivo di guida. Purtroppo è stato più semplice lavarsene le mani senza mettere al servizio dei due progetti le conoscenze acquisite in oltre venti anni di vita vissuta nel tentativo di dare un’anima al territorio che sapesse essere complementare l’uno con l’altro.
Nel Vallo di Diano con Sala Consilina (12.644 abitanti) e Teggiano (7874 abitanti. Se poi si considera il fatto l’area interna del “Vallo” è una delle più infrastrutturate, zone artigianali e industriali; strade, superstrade e autostrada; e, a breve anche con una stazione della TAV; I trasporti pubblici locali, il presidio ospedaliero di Polla, la Certosa di Padula e Teggiano, il mega investimento andato in malora a San Rufo (Centro sportivo Meridionale) … Tutti elementi che avrebbero dovuto far riflettere prima di consegnare alla classe dirigente del Vallo di Diano.
Anche per quanto riguarda il progetto Cilento Interno, i due comuni capofila, Roccadaspide (7190 abitanti) e Vallo della Lucania (8475 abitanti) nel 2017; hanno entrambi una popolazione al di sopra dei 5.000 abitanti che è il limite per essere considerati piccoli comuni. Anche in questo caso, Sia Roccadaspide, sia Vallo della Lucania, hanno un presidio ospedaliero, sono collegate da strade e superstrade e non sono poche le strutture realizzate e inutilizzate perché sovradimensionate rispetto alle esigenze della popolazione residente.
C’è anche da considerare che, oltre a chi ha lasciato i borghi disseminati nelle “aree interne”, quella vere; per andare a cercare fortuna oltreoceano, nel 1° e 2° dopoguerra e poi verso il settentrione d’Italia; sono migliaia che si sono trasferiti nei quattro comuni menzionati sopra ed hanno drenato buona parte della popolazione attiva che ancora è rimasta sul territorio. Un fenomeno questo che ha riguardato anche i tanti capoluoghi di comuni situati in collina che si sono svuotati per andare ad insediarsi nei borghi di mare gonfiandoli a dismisura.
A causa di ciò, le poche scuole superiori istituite nelle aree interne si sono svuotate (Istituto magistrale a Piaggine, Istituto Tecnico Commerciale a Laurino …) per andare ad ingrossare proprio quelle dei quattro comuni già indicati e, a seguire, hanno trascinato a valle anche le loro famiglie con i fratelli più piccoli che hanno svuotato anche le scuole primarie.
Allora è lecito chiedersi: come è stato possibile che la regione abbia deciso di approvare il progetto che, sostanzialmente, è palesemente fuori dai canoni previsti dalla legge istitutiva. Avrebbe dovuto valutare attentamente dove saranno investite le risorse consegnate nelle mani di chi ha molto più potere decisionale rispetto alle piccole entità territoriali ridotte a gestire i pochi servizi essenziali “inalienabili”: perfino la raccolta dei rifiuti è in mano a consorzi che sono commisurati ai centri più grandi e rastrellano le risorse che i cittadini dei piccoli comuni sono costretti a versare dopo averle prelevate dai residenti in base ai mq delle abitazioni e non al numero delle persone che vi vivono.
L’impressione che se ne ricava che ci troveremo di fronte ad un’altra infornata di opere immaginate per “incubare” imprese, ristrutturare castelli, riaprire chiese e conventi, immaginare musei, rifare piazze … con buona pace di chi continuerà a vivere in borghi dove ci sarebbe bisogno di ben altro!
Il “ben altro” è già previsto nella legge che, meritoriamente, avrebbe voluto finanziare sempre che la sensibilità di sindaci e amministratori avrebbero avuto abbastanza immaginazione o capacità di copiare quello che in altre realtà già accade:
Si tratterebbe di governare la Complessità del fenomeno: il numero di elementi e soggetti interagenti, si sono sviluppate nuove modalità di governance locale multilivello, volte ad affrontare attraverso un approccio integrato le sfide della marginalizzazione e dello spopolamento delle aree interne”.
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-12-14&atto.codiceRedazionale=21A07265&elenco30giorni=false
http://www.regione.campania.it/assets/documents/report-aggiornamento-aree-interne-31-12-2020.pdf