Anche il Liceo Scientifico “Pisacane” di Padula, dal 25 novembre scorso, ha la sua panchina rossa per dire “No alla violenza sulle donne” tutti i giorni dell’anno.
Una giornata memorabile per l’istituto superiore del Vallo di Diano che si è aperta con la cerimonia di inaugurazione alla presenza dei docenti e degli alunni del Liceo, trasmessa in filodiffusione in tutte le classi. La panchina è stata posizionata all’esterno e quindi all’ingresso principale del liceo. La cerimonia è stata ricca di riflessioni scritte e palesate dagli allievi. La decisione di posizionare la panchina rossa nasce dalla volontà di tenere costantemente alta l’attenzione sul tema, convinti che sia necessario sensibilizzare e informare a partire già dalle giovani generazioni e in contesto scolastico. La cerimonia si è inserita in un percorso che si svilupperà nel corso dell’anno scolastico. Insomma il liceo Pisacane è stato al centro di una interessante mattinata alla presenza anche delle operatrici del Centro Antiviolenza Aretusa di Atena Lucana. La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, è stata senza dubbio lo spunto per riflettere sul senso del rispetto verso le donne e sul senso dell’amore che si smarrisce volutamente nei meandri della violenza. Facendo perdere di vista il bello che la vita riserva perché offuscate da uomini accecati da sentimenti di rabbia, che coincide spesso con la gelosia immotivata. E le donne spesso tacciono in nome di un sentimento che ha il volto dell’amore, ma che amore proprio non è. Queste donne combattono spesso contro se stesse perché non accettano che proprio quell’uomo tra le pareti di casa, luogo di protezione per eccellenza e fuori, possa farle del male. La violenza può avere mille caratteristiche e annidarsi ovunque. Anche assumere la parvenza di protezione e di sicurezza. E la donna tace per paura o semplicemente perché è sopraffatta da un sentimento confuso e cangiante. Una giornata che anche nel Vallo di Diano ha assunto un chiaro significato rievocativo e specifico. Di dolore, di sofferenza, persino di morte, ma anche di rinascita e di lotta. Di speranza. Le donne lo sanno: quando fanno rete sono pronte a darsi da fare per venire in soccorso di altre donne. E si cambia la storia della donna, vittima di una sopraffazione, di stalking, di minacce e pedinamenti. In un attimo cambia la sua vita e la sua visione del quotidiano, una gabbia spesso dorata, difficile da scardinare, ma che in realtà si erge sempre più alta. Un fenomeno sempre più in crescita che procura sempre più dolore mentre i casi di donne uccise salgono vertiginosamente. Secondo quanto ha dichiarato, con un documento il Centro Antiviolenza Aretusa, sono state circa 400 le richieste di aiuto pervenute. Ciò vuol dire però che tante altre donne non si raccontano ciò che subiscono e la ferita si allarga senza possibilità di essere rimarginata. Se non attraverso una chiara richiesta di aiuto. Esiste ancora la paura di raccontare e denunciare perciò ciò che si sta subendo. E ciò lo sanno bene le donne che si trovano avviluppate in queste maglie sempre più fitte. Intanto presso la Scuola primaria di Sant’Antonio di Sala Consilina è stato piantato anche Un Albero per Violeta per ricordar la donna di 32 anni cosparsa di alcol e arsa viva nel 2018: un episodio sconvolgente e triste che ha sconvolto la comunità salese e tutto il Vallo di Diano. Si è mobilitato per l’occasione anche il Comitato Se Non Ora Quando – Vallo di Diano presieduto da Rosy Pepe con una locandina che ha riportato i nomi delle donne morte di femminicidio. L’Associazione culturale Vallo a Leggere di Antonio Lullo si è riunita e si è fotografata in gruppo con un fiocco rosso sul petto. E poi via via, sono stati tanti i comuni del comprensorio illuminati con un faro di luce rossa per non dimenticare le tantissime donne che hanno perso la vita a causa di uomini che certamente non le amavano. Loro, resteranno per sempre impresse nella mente di chi le ha amate davvero e, che certamente, non le avrebbe mai uccise. Un 25 novembre per non dimenticarle. Un 25 novembre per continuare a sensibilizzare sul tema che non è più un tabù, ma anzi è una rocca ancora da espugnare sotto tanti punti di vista. E le donne fanno gruppo perché ci sono.
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