Angela Finocchiaro, l’amatissima attrice di “Benvenuti al Sud”, dopo quattordici anni è tornata nel Cilento, al Teatro “Leo de Berardinis” di Vallo della Lucania, protagonista del secondo spettacolo della stagione teatrale 2024/2025. Martedì 19 novembre 2024 il numeroso pubblico del Teatro di Vallo della Lucania ha assistito alla straordinaria interpretazione di Angela Finocchiaro che ha portato in scena “Il calamaro gigante”, uno spettacolo tratto dal romanzo di Fabio Genovesi, una commedia triste che fa molto ridere.
“Il calamaro gigante” conferma l’ottimo inizio della stagione teatrale nella città di Vallo della Lucania, con un cartellone di altissimo livello che accoglie grandi nomi del panorama artistico nazionale. L’Amministrazione di Vallo della Lucania ha fortemente investito nella cultura: in questa stagione 2024/2025 il Teatro “Leo de Berardinis” si avvale infatti della collaborazione del famoso Teatro Parioli Costanzo di Roma, a cui è affidata la direzione artistica.
La protagonista de “Il calamaro gigante” è Angela, assicuratrice di professione. Da ragazza coltivava tanti sogni ma crescendo le rigide regole della società hanno mandato in frantumi i suoi desideri di libertà e di felicità. Angela si è trovata ingabbiata nella sua frenetica vita contemporanea. Si rifugia nel suo piccolo mondo fatto di illusorie certezze, fra pratiche assicurative che crede possano prevedere tutto. La vediamo in scena nel traffico cittadino, nella sua vita quotidiana: sta tornando a Milano per la cena dell’ufficio ma il rientro dei vacanzieri dal mare la blocca in auto. Sta parlando da sola e in un lungo monologo sta maledicendo tutta quella gente e pure il mare da cui tornano. Ha ancora la bocca aperta quando un’onda anomala la travolge. Investita da un immaginario tsunami, Angela fa un viaggio spazio-temporale che la trascina nell’800, in mezzo al mare. Qui incontra uno stravagante compagno di viaggio, un personaggio storico: lo scienziato esploratore Monfort, interpretato da un ottimo Bruno Stori. Realtà e fantasia si incontrano, si incrociano e sembrano lottare fra di loro. Il visionario Monfort trascina una restia Angela, e con lei gli spettatori, in lunghi viaggi in mare, alla ricerca del calamaro gigante. Lui solo crede caparbiamente nell’esistenza del calamaro gigante, qualcosa ritenuto impossibile dagli altri scienziati e che la scienza dovrà riconoscere solo nel nel 1871, quando Monfort sarà già morto. Ma è morto convinto della verità. E Angela? Cos’ha imparato Angela, e cosa abbiamo imparato, noi contemporanei, da questo viaggio senza lieto fine?
L’opera è un atto unico che dura un’ora e quarantacinque minuti con la regia di Carlo Sciaccaluga. Sul palcoscenico non ci sono le scene tradizionali. Angela e Monfort sono avvolti da un’atmosfera surreale creata da carrucole, cime e grandi teli bianchi: una scenografia costruita da bravissimi attori di teatro-danza che riesce a proiettare gli spettatori nel viaggio in mare, tra navi a vela, mostri marini e isole. Sulla parete posteriore uno schermo digitale ricrea mare, onde, mostri; ed evoca i ricordi dalla protagonista, l’inconscio di Angela.
L’opera oscilla tra il divertimento e una grave riflessione, pone interrogativi cruciali, si carica coraggiosamente di un significato culturale profondo, mettendo in luce la distanza tra i desideri e la realtà. La scenografia affatto tradizionale incarna perfettamente il bisogno dell’opera di un’interpretazione attenta e dettagliata.
I monologhi della protagonista, che con brillantezza trasmette i caratteri della contemporaneità attraverso la sua voce e il linguaggio del corpo, rappresentano un elemento fondamentale della riuscita dell’opera e, per estensione, della finzione stessa. Questi monologhi prendono vita in uno spazio scenico che, pur definendosi surreale e a tratti onirico, accentuano la fluidità fra reale e irreale. Angela Finocchiaro padroneggia con grande maestria il palcoscenico, in una performance di una carica emotiva intensa, lasciando il pubblico immerso in un’atmosfera densa di grandi suggestioni.
Incontro Angela Finocchiaro dopo lo spettacolo. La intervisto e le domando qual è il messaggio profondo dell’opera che hanno portato in scena, un’opera surreale che però induce a riflettere. La sua risposta mi colpisce per la profondità di significato: “Ci è piaciuto molto il romanzo proprio perché racconta da una parte di storie semplici ma dall’altra anche di persone che in qualche modo hanno creduto nell’impossibile e per questo hanno creato nuove possibilità anche per gli altri”.
E difatti “Il calamaro gigante”, viaggio immaginario che attraverso prosa, musica e straordinarie scenografie conduce lo spettatore nella meraviglia di un sogno, esorta a trovare il coraggio di affrontare il mare della vita e a credere anche nei sogni più impossibili.