Nella realtà cosmopolita e globalizzata in cui viviamo, le piccole realtà italiane, e quindi anche quelle cilentane, alla perdita di identità e allo spopolamento si oppongono con caparbia ‘restanza’. Un legame forte con la propria terra è rappresentato dalla religiosità, che porta con sè tradizioni e valori della comunità di appartenenza che sono stati tramandati per secoli.
Nel Cilento, terra ancora fortemente coesa intorno allle feste religiose e al loro profondo significato, il legame con il Santo patrono del paese è emblematico e significativo. Il legame di Vallo della Lucania con il suo Patrono San Pantaleone è un esempio virtuoso e rappresentativo dei valori religiosi, civili, sociali. Che la popolazione sia così legata al suo protettore è concreta conferma della consuetudine dei vallesi di tramandare ai propri figli la fede anche dando loro il nome del Patrono: “Pantaleone”, che è poi già il nome dei nonni di quei bambini. Nelle vie e nelle piazze di Vallo della Lucania si sente spesso la voce dei genitori che chiamano per nome i loro bambini: “Pantaleone”, magari abbreviandolo in “Pantaleo”, così come, con familiare devozione, la comunità è abituata a chiamare il suo Patrono: “San Pantaleo”. Anche custodire il nome del Patrono, come si usava un tempo, e come in molte realtà più grandi già non si fa più, è prova che le nuove generazioni a Vallo seguitano a tramandare le tradizioni familiari, civili e religiose: consuetudini generalmente rimaste solo nei più piccoli borghi.
Grande centro cilentano, il paese ha conservato forti i legami con la sua tradizione religiosa. Vallo della Lucania, fondata secondo lo storico Giuseppe Maiese dai Dalmati, che vi si stanziarono non oltre il secolo XI in un territorio che era snodo viario importante, e al cui sviluppo molto hanno contribuito i monaci italo – greci, che probabilmente portarono il culto del Santo orientale Pantaleone, nel 1700 crebbe molto in ricchezza e in numero di abitanti grazie alla produzione e alla vendita del cuoio. Nel casale si verificò un’enorme espansione edilizia. Occorreva una chiesa più grande. La costruzione della nuova chiesa che noi oggi conosciamo come la Cattedrale di San Pantaleone ebbe all’epoca l’opposizione dei Domenicani di Santa Maria delle Grazie, che non volevano una chiesa troppo vicina al proprio convento. Quegli accesi contrasti avrebbero col tempo portato a una crescente sfiducia dei vaklesi nei confronti dei Domenicani, che nel 1809 sarebbe culminata con la decisione, da parte del governo francese, di sopprimere il convento domenicano.
La vecchia chiesa, adiacente alla nuova, fu abbattuta nel 1802, e degli antichi ruderi resta ancora visibile un mezzo arco.
Se da un lato la forte religiosità, intrinseco patrimonio culturale della cittadina, è ancora forte a Vallo, occorre però riconoscere che, come in tutto il Cilento anche Vallo è vittima della diaspora dei giovani. E se ancora a Vallo lo spopolamento non sembra visibile, i dati confermano che anche qui il numero degli abitanti sta inesorabilmente diminuendo.
In questi recenti, gioiosi giorni festa per il Santo patrono, dal 26 al 29 luglio Vallo si è popolato di emigrati e oriundi tornati per celerare il Santo e per visitare il paese. Molti vi resteranno fino a metà agosto. Poi, il numero di persone andrà inesorabilmente diminuendo. A Vallo come in tutto il Cilento. Cosa fare, allora? Di certo, non è sufficiente accogliere a braccia aperte l’emigrato e l’oriundo che, spontaneamente e mossi dalla fede e dalla nostalgia delle origini, tornano per San Pantaleo. Occorre anche, e soprattutto, offrire un’organizzazione ben strutturata che possa gestire loro il viaggio, l’accoglienza, l’ospitalità, e le tante esigenze di chi, di anno in anno, potrà solo sentire sempre più lontana la terra delle origini. La terra, ma non la fede. L’attaccamento al comune Santo Patrono è ciò che per secoli ha contraddistinto i vallesi, e la storia ne dà conferma. Ecco perchè dobbiamo rinsaldare il legame con le comunità di emigrati e di oriundi, far sì cge i viaggi vengano organizzati attraverso una cooperazione tra Vallo della Lucania e le comunità dove gli oriundi e gli emigrati vivono. Questa via, che segue un percorso religioso di promozione e valorizzazione, ritengo sia la via giusta per Vallo della Lucania, e così per tanti altri borghi del Cilento che hanno saputo custodire la propria fervente religiosità.