Massimo Ghini, fra i più noti e amati attori del cinema e del teatro, lunedì 10 febbraio 2025, alle ore 21:00, ha portato in scena al teatro Leo De Berardinis la commedia “Il Vedovo”, nell’ambito della prestigiosa rassegna teatrale della Città di Vallo della Lucania. Nel remake dell’omonimo film di Dino Risi, uscito nei cinema italiani nel 1959, Massimo Ghini interpreta magistralmente il ruolo di Alberto Nardi, che nel film fu di Alberto Sordi.
L’attenzione del pubblico è catturata dal cinismo del protagonista, il commendatore Alberto Nardi, industriale romano fallito e megalomane, sposato con la ricca Elvira Almiraghi, astuta e spregiudicata donna d’affari. Lui la tradisce e deruba. Lei, in anonimato, gli presta soldi a tassi usurai.
Massimo Ghini e Paola Tiziana Cruciani, con la regia di Ennio Coltorti, nella trasposizione teatrale hanno mantenuto intatta l’identità dell’opera di Dino Risi portata al cinema nel 1959 da Alberto Sordi e Franca Valeri. Cinismo e comicità ci sono fusi alla perfezione nel rispetto del testo originale, pur spostando l’ambientazione dal capoluogo lombardo alla Capitale. Elvira, “burina” diventata una spietata affarista, ambisce a vivere nel luogo simbolo del potere economico: Milano. E ha acquistato un lussuoso attico davanti al Pirellone, tra industrie e industriali di successo. Alberto prova in tutti i modi a diventare un imprenditore di successo, ma ogni suo tentativo si dimostra fallimentare. Circondato da collaboratori servili e, come lui, inetti, firma cambiali su cambiali, indebitandosi continuamente per la sua fallimentare fabbrica di ascensori. Ha anche un’amante, che lo fa sentire amato e stimato, al contrario di sua moglie.
Una commedia amara, quella a cui hanno assistito gli spettatori del teatro Leo De Berardinis di Vallo della Lucania: Alberto ed Elvira si odiano; sono l’uno l’opposto dell’altra; il finale è tragico.
Alberto gioisce quando crede che un tragico incidente, un disastro ferroviario, abbia strappato la vita di Elvira. La straordinaria bravura di Massimo Ghini è evidente fin da questa scena: il protagonista gioisce. Ma la felicità dura poco. Lui e la sua amante Gioia, pronti a celebrare i funerali, si vedranno arrivare in casa Elvira, sana e salva, elegante, cinica e snob più del solito. Alberto decide allora di uccidere la moglie: di diventare vedovo. Ad aiutarlo ci sono i suoi fedelissimo collaboratori: il marchese e ragioniere Stucchi, il nipote, e l’incapace tecnico Fritzmayer, che progetta ascensori che sono difettati. Ed è sabotando un ascensore che i quattro provano a uccidere Elvira. A morire nell’ascensore sarà invece Alberto, in un finale amaro. A restare vedova sarà Elvira.
L’opera è attualissima: seppure con garbo e comicità, fa riflettere sulla crisi coniugale, sul fallimento lavorativo, sulle ambizioni personali, sull’arrivismo; e sul tema del femminicidio!
Tensioni, odio e disperata ricerca di indipendenza economica inducono Alberto a organizzare la morte della moglie: un femminicidio in piena regola.
Lo spettacolo teatrale che omaggia la celebre commedia cinematografica è riuscita benissimo. La reinterpretazione del celebre film di Dino Risi degli anni ’50 è una commedia nera, grottesca; e divertente, pur nella tragicità dei suoi contenuti: il marito, soprannominato dalla moglie “Cretinetti”, organizza minuziosamente l’omicidio della moglie. Ma come tutto ciò che fa, anche questo progetto fallisce. E resta lui stesso vittima del tentato femminicidio.