Riforma istituti tecnico-professionali. Risorse per contrastare la dispersione scolastica. Agenda Nord affiancherà Agenda Sud. Riconferma insegnanti di sostegno. Riforma del voto di condotta. Riforma dei giudizi alle elementari, La nuova Educazione civica. Il concetto di Patria. La bellezza del lavoro. Queste alcune novità di quest’anno. Poi la scuola dovrebbe veramente trovare modo di educare all’umanesimo e alla condivisione del lavoro. Il pensiero di Valditara assai si accosta, in questo caso, all’insegnamento di Papa Francesco.
La classe di concorso A23 è una classe di concorso specifica, denominata “Lingua italiana per discenti di lingua straniera (alloglotti)” e prevede l’insegnamento italiano agli stranieri in ambito scolastico. Sono tanti gli studenti stranieri in Italia, la loro presenza nelle nostre scuole si attesta intorno a un milione. Tutti studenti con cittadinanza non italiana. Un terzo di loro frequenta la scuola primaria, mentre è in forte aumento, a causa del conflitto in corso, la percentuale di bambini e ragazzi ucraini accolti nelle classi italiane. Sono i dati aggiornati dell’Anagrafe degli Studenti che ha censito precisamente 967.394 studenti e studentesse con cittadinanza non italiana: l’11,3% del totale degli studenti iscritti a scuola in Italia (8 milioni e mezzo). Il dato è in crescita rispetto al 2021, dove la quota, secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, si fermava a 865.388. Le scuole pubbliche e le scuole private si fanno carico di questo insegnamento. La figura del docente di lingua italiana per stranieri è sempre più ricercata e diffusa. Oggi, più che mai, necessitano docenti formati e capaci di insegnare italiano agli stranieri. Tanto urgente e ricercata da un lato e tanto scarsamente nota dall’altro è la figura di questo prof specializzato. Questo docente non è improvvisato, opera con una necessaria e imprescindibile formazione specifica. La politica scolastica del governo Meloni avanti al disagio d’innumerevoli giovani stranieri che vivono nel nostro Paese, si adopera fattivamente nel fornire le rsposte adeguate; adotta docenti di italiano specifici per gli studenti stranieri che non conoscono la lingua. Questa si presenta fra le principali novità di quest’anno scolastico. «All’atto dell’iscrizione, afferma il Ministro Valditara, rilasciando una intervista a Rubini, le scuole dovranno valutare il grado di conoscenza della lingua italiana da parte degli studenti. Quelli che non la conoscono adeguatamente dovranno obbligatoriamente frequentare corsi pomeridiani di potenziamento. Già da quest’anno, poi, andremo a formare docenti di italiano (che saranno assunti dal prossimo anno scolastico) specializzati nell’insegnamento agli stranieri». Urge che venga impartito l’insegnamento dell’italiano agli stranieri specialmente per porre freno al fenomeno della dispersione. «Gli studenti seguiranno regolarmente le lezioni con i compagni; per chi non conosce la nostra lingua, i corsi di italiano saranno tenuti da docenti specificamente formati». La decisione è basata sui numeri, che l’esponente del governo snocciola nell’intervista: «I dati ci dicono che la dispersione tra gli studenti stranieri è superiore al 30% e che ancora in terza media vi è un gap di conoscenza della nostra lingua rispetto agli studenti italiani del 20%, cioè è come se lo studente straniero avesse un anno scolastico in meno rispetto al suo compagno italiano». Ulteriori nuove note caratterizzeranno l’anno scolastico appena iniziato. Il Ministro Valditara così le dettaglia: «C’è la riforma degli istituti tecnico-professionali. Avvieremo Agenda Nord, che affiancherà Agenda Sud, già operante dallo scorso anno, con azioni mirate e risorse aggiuntive per contrastare la crescente dispersione scolastica nelle scuole delle periferie delle grandi città del Nord e del Centro Italia. Arriverà presto anche la riforma del voto di condotta e quella dei giudizi alle elementari, che sostituiranno valutazioni incomprensibili per genitori e studenti. Ancora: abbiamo introdotto l’assicurazione per gli infortuni sia per i docenti sia per gli studenti e anche questo è un forte segnale di attenzione verso il mondo della scuola. Così come ci sarà il nuovo contratto che porterà nelle buste paga dei docenti aumenti medi di 160 euro al mese». Verranno poi riconfermati gli insegnanti di sostegno: «per la prima volta verrà privilegiata la continuità didattica. In sostanza, alla fine di questo anno scolastico, le famiglie potranno chiedere che l’insegnante di sostegno venga confermato qualora vi sia stata una didattica efficace a favore del figlio con disabilità. Stiamo anche specializzando 85mila insegnanti di sostegno»; sarà revisionata l’educazione civica e proposto il concetto di patria. La scuola, inoltre, sarà fattivamente coinvolta nell’opera delicata di far capire la bellezza del lavoro. «Io parlo, dichiara il Ministro Valditara, di valorizzare questo diritto/dovere, di far capire la bellezza del lavoro, la sua importanza. Perché, se da una parte la scuola è finalizzata a rendere gli studenti liberi da qualsiasi condizionamento, a farli maturare come futuri cittadini consapevoli, dall’altra deve servire a stimolare lo studente all’impegno anche in vista dei futuri sviluppi lavorativi, il che significa impegnarsi per la propria realizzazione personale. Si legge anche in quest’ottica un altro grande tema della riforma: la valorizzazione dell’iniziativa economica privata. La lotta alla povertà e la crescita del benessere passano innanzitutto attraverso lo sviluppo economico». A questa idea di Valditara si associa il pensiero di Papa Francesco. Il Santo Padre si spende in un suggerimento: Vorrei suggerirvi tre parole, che possono aiutarci. La prima è educazione. Educare significa “trarre fuori”. È la capacità di estrarre il meglio dal proprio cuore. Non è solo insegnare qualche tecnica o impartire delle nozioni, ma rendere più umani noi stessi e la realtà che ci circonda. E questo vale in modo particolare per il lavoro: occorre formare a un nuovo “umanesimo del lavoro”. Perché viviamo in un tempo di sfruttamento dei lavoratori; in un tempo, dove il lavoro non è proprio al servizio della dignità della persona, ma è il lavoro schiavo. Dobbiamo formare, educare ad un nuovo umanesimo del lavoro, dove l’uomo, e non il profitto, sia al centro; dove l’economia serva l’uomo e non si serva dell’uomo. La seconda parola che vorrei dirvi è condivisione. Il lavoro non è soltanto una vocazione della singola persona, ma è l’opportunità di entrare in relazione con gli altri: «qualsiasi forma di lavoro presuppone un’idea sulla relazione che l’essere umano può o deve stabilire con l’altro da sé» (Lett. enc. Laudato si’, 125). Il lavoro dovrebbe unire le persone, non allontanarle, rendendole chiuse e distanti. L’ultima parola che vorrei consegnarvi è testimonianza. L’apostolo Paolo incoraggiava a testimoniare la fede anche mediante l’attività, vincendo la pigrizia e l’indolenza, e diede una regola molto forte e chiara: «Chi non vuol lavorare, neppure mangi». La scuola dovrebbe veramente trovare modo di educare all’umanesimo e alla condivisione del lavoro. Il pensiero di Valditara assai si accosta, in questo caso, all’insegnamento di Papa Francesco.