Come ho scritto nella presentazione della mia rubrica: “L’ARCITALIANO”, mi propongo di analizzare, commentare e sviscerare ogni settimana il fatto che più mi ha colpito delle tante notizie che circolano sui mass -media e di conseguenza sulla rete, oggi diventata prepotentemente mezzo di comunicazione di massa. Il problema amletico si fa più critico quando ti chiedi se i mezzi di comunicazione di massa influenzino o comunichino. È indubbio che l’importanza positiva dei mass media sia notevole. Grazie a loro è possibile trasmettere cultura, notizie, svago e molto altro, in ogni angolo del pianeta. Il mondo è oramai considerato come un villaggio globale. Purtroppo, però, accanto agli aspetti positivi ce ne sono di negativi: i mass media appartengono in genere a pochi che, tramite varie società, ne mantengono il controllo. È quindi facile arguire che se “qualcuno” decidesse di trasmettere valori alternativi o negativi nei confronti del patrimonio morale di una nazione, ciò potrebbe avvenire senza troppe difficoltà. In questi anni sui vaccini abbiamo sentito tutto ed il contrario di tutto. Politici, virologi, medici, giornalisti, leoni da tastiera che credono di saper tutto. Ma veniamo al problema: vaccinarsi o non vaccinarsi? Io mi schiero subito: sono per il vaccino senza se e senza ma. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che dopo la potabilizzazione dell’acqua, che non è stato un intervento di carattere medico, il vaccino è stato lo strumento medico che ha salvato il maggior numero di vite umane. Si calcola che ogni anno grazie ai vaccini vengano salvate dai due ai tre milioni di persone. Le resistenze nella storia ci sono sempre state. Alla fine del ‘700 dall’introduzione del vaccino contro il vaiolo, questi preparati hanno riscontrato forti perplessità. Due le argomentazioni di coloro che si rifiutavano di accogliere positivamente le vaccinazioni:
la prima, si riteneva, sostanzialmente, che fosse innaturale e folle iniettare del materiale animale nell’uomo.
la seconda era nel non ritenere giusto che l’uomo curasse le malattie, perché in qualche modo ci si opponeva alla divina provvidenza.
Nel 1800 ci si rese conto che il vaccino antivaiolo aveva un’efficacia straordinaria, tanto che alcuni stati lo resero obbligatorio per legge. Anche qui, ci fu una violenta reazione di tipo liberale, argomentata dalla volontà di proteggere la libertà dell’individuo dall’intromissione dello Stato nelle scelte personali dell’uomo e della sua vita. Forti obiezioni si scatenarono un po’ ovunque, in particolare in Inghilterra, in Olanda, e in Svezia.
Nel 1900 il vaccino è stato visto di buon occhio fino agli anni ’80 quando, alimentato da ideali diversi, è nato un nuovo movimento antivaccinale. Il movimento, che corrisponde a quello attuale, si basa sulla sfiducia nella scienza, nella medicina, nella classe medica in generale. Si basa su un relativismo culturale o etico che è la filosofia dominante, purtroppo, nella civiltà occidentale di oggi. I vaccini da quando sono stati scoperti in ambito medico hanno salvato milioni di vite e contribuito all’eradicazione di malattie mortali, prima fra tutte, come ho scritto prima, il vaiolo. Succede che tanti o non sanno o non ricordano quanto fossero terribili le malattie prevenute dalle vaccinazioni. Non ho dubbi sull’utilità dei vaccini dal momento che i benefici sono notevolmente superiori ai rischi. Lunga vita a noi e a Sir William Shakespeare secondo paziente europeo a sottoporsi al vaccino. Se è vero che : “nomina sunt consequentia rerurum” come scrive Dante nella Vita Nuova, nomi sono conseguenti alle cose. Come con Dante, tutti sanno chi sia William Shakespeare. È un segno premonitore questo che ci fa ben sperare per il prossimo futuro.