L’evoluzione nel tempo della telegrafia senza l’impiego di materiali conduttori – ovvero un sistema di comunicazione, utilizzante ‘onde radio’, tra una Sorgente (Emittente) e un Ricevente – ha condotto alla nascita della radiocomunicazione e della televisione. Guglielmo Marconi (1874-1937) nel 1909 venne insignito del premio Nobel per la Fisica in virtù del contributo che apportò per lo sviluppo dei sistemi di comunicazione. Una simbiosi, la sua, di fantasia inventiva e spiccate doti manageriali. Innamorato, fin da ragazzo, della elettrologia (per gioco compiva esperimenti), giovanissimo intuì che impiegando onde elettromagnetiche (possiamo immaginarle pensando ad una serie di onde marine vibranti, ovvero allargabili e restringibili come costituissero il mantice d’una fisarmonica azionata dalle braccia dell’esecutore), sarebbe risultato attuabile l’invio a distanza di messaggi in codice; il giovane inventore si meravigliava considerando l’aspetto che nessuno avesse avuto una idea del genere, sebbene alcune scoperte (i segnali elettromagnetici si diffondevano in linea retta, viaggiando alla velocità della luce) potevano spalancare prospettive interessantissime; d’altronde, in quel periodo (fine del 1800) un aspetto scoraggiante fungeva da barriera quasi impenetrabile: si riteneva che i segnali elettromagnetici non potessero oltrepassare ostacoli consistenti, né percorrere la curvatura del nostro pianeta. Marconi, dopo aver attuato una serie di esperimenti in un rudimentale laboratorio realizzato nella villa paterna a Pontecchio, conseguì la vittoria: era l’estate del 1895, ebbe esito positivo la trasmissione di segnali radiotelegrafici della lettera “S”, segnali che percorsero all’incirca 2 Km, sebbene un’alta collina si interponesse tra l’antenna del suo sistema trasmettitore e quella del sistema ricevitore. Gli esperimenti proseguirono con l’assistenza del governo inglese,attesa la circostanza del mancato interessamento del governo italiano nei confronti della radiotelegrafia,ritenuta «non valida per le telecomunicazioni» (Nemo propheta in patria!); venivano coperte distanze sempre più elevate: 5, 8, 15, 30, 100 Km. In Inghilterra, nel 1896, lo scienziato ottenne il primo brevetto della sua invenzione, qualche anno dopo fondò a Londra una industria dove venivano realizzate apparecchiature trasmittenti e riceventi, inoltre istituì dei corsi di preparazione, vòlti alla formazione di tecnici installatori di stazioni radiotelegrafiche, che cominciavano a proliferare a terra e sulle navi. La nascita di una teoria o l’ideazione di una generica strumentazione,sonostrettamente correlate a fondamentali contruibuti apportati da diversi scienziati o inventori, ignoti al grande pubblico, ma partecipanti al cambiamento del mondo in misura sensibile, sebbene la loro figura venga offuscata; d’altronde, gli uomini che hanno cambiato ilmondo non sono soltanto i ‘Premi Nobel’. A tal proposito,relativamente alla nascita e sviluppo della odierna società, vi è una – a voler minimizzare – figura impressionante,sconcertante per l’ampiezza della sua creatività tecnologica e per l’arditezza delle sperimentazioni eseguite, innovativi esperimenti sulla corrente elettrica alternata e sulla trasmissione di segnali: si chiama Nikola Tesla; molti agi di cui oggi godiamo sono dovuti al suo inenarrabile Genio; ad Egli prossimamente dedicheremo un capitolo a parte. Notevoli personalità scientifiche sono Alexandr Stephanovic Popov e Temistocle Calzecchi Onesti. Numerosi testi di letteratura scientifica ed altrettante ragguardevoli enciclopedie ritengono che la priorità dell’invenzione radiotelegrafica sia da attribuire al russo Alexander Popov (fisico e matematico, 1859/1905). Una esegesi di Lodovico Gualandi, storico che ha condotto notevoli,profondi studi su Marconi dimostra minuziosamente, con relativa documentazione, che il “nostrano” Guglielmo Marconi fu l’artefice vero. Il fisico sovietico non inventò alcun sistema concreto di telegrafia ad onde elettriche dunque senza fili conduttori di trasporto; Gualandi sfida qualunque storico a dimostrare di aver trovato un solo schema circuitale di apparecchio ricetrasmittente, anche una semplice rappresentazione simbolica di ricetrasmissione esplicitata da Popov, dal 1895 al 1898. In questitre anni vi è buio completo. All’opposto, il Metodo Marconi era perfettamente esposto, illustrato con ottomila parole e quattordici figure, nel brevetto del 2 giugno 1896; Gualandi descrive, rigorosamente documentandolo, l’episodio avvenuto nel 1904 sulle colline di Port Arthur, nel corso della guerra russa-giapponese: in quel luogo di combattimento vi era una radio Marconi, non una radio Popov. E conclude il suo saggio esortando la comunità scientifica internazionale e le Enciclopedie a sfatare le favole e le leggende sorte intorno alle origini della Radio. Nel 1895 il giovane inventore Marconi progettò e costruì una sorta di cannone, un dispositivo (definito ‘oscillatore’) in grado di “sparare” (ovvero generare ed irradiare nello spazio) una sequenza di segnali che presentavano la frequenza di propagazione minore rispetto alla frequenza delle onde luminose emesse dal Sole; a questi segnali, “meno vibranti” dei raggi solari, venne dato il nome di onde radio. In termini assai semplici, l’oscillatore era costituito da due conduttori tra i quali veniva fatta scoccare una scarica elettrica, in virtù della quale si generavano onde radio; le quali si propagavano in tutte le direzioni ed in un secondo percorrevano 300.000 chilometri, dunque la velocità di ogni singola onda era eguale alla velocità della luce, appunto 300.000 chilometri al secondo. Più tardi Marconi ideò e realizzò un sistema capace di assorbire queste onde, di captarle; non solo, ma anche di amplificarle opportunamente in un idoneo luogo, la cosiddetta “stazione ricevente”. Nasceva così il primo sistema di telegrafia senza fili, il primo apparecchio radio. Nel 1901 furono inviati da una penisola britannica, la Cornovaglia, segnali radio che attraversarono l’Atlantico e vennero ricevuti da Marconi a Terranova, un’isola canadese: iniziava l’era delle telecomunicazioni, con la conseguente rivoluzione nei settori della informazione e della cultura grazie alle successive invenzioni quali il radar, la televisione, le trasmittenti. Ma le basi fondamentali per le origini della radio possono essere rinvenute anche in altri esperimenti condotti ed in un apparecchio ideato da un genio noto solo agli addetti: Temistocle Calzecchi Onesti (1853/1922), inventore marchigiano.Oggi esistono raffinate e perfezionate apparecchiature e dispositivi tecnologici che consentono le previsioni meteorologiche; eppure, prima del 1884, era assai problematico avere notizie sulle condizioni del meteo, in mare, notizie indispensabili per la sicurezza ed affidabilità della navigazione. Questa problematica venne affrontata ed in parte risolta da Temistocle Calzecchi Onesti: Nel 1884 egli inventò il “coesore” ovvero un rivelatore della presenza di segnali radio, con il cui impiego, tra l’altro, ideò un primigenio rivelatore di fulmini e temporali. Marconi fu illuminato da una idea analoga, straordinaria anch’essa, quella di provocare “elettrometeore” in luoghi ed in tempi predeterminati e far trillare, a distanza, un campanello; nel 1894 inventò unsistema capace di segnalare temporali: una pila, un coesore e un campanello elettrico. Al primo fulmine il campanello squillò: nasceva così il modello scientifico del telegrafo senza fili. Marconi iniziò la sua attività di ricercatore scientifico sulla base del coesore di Calzecchi Onesti,che poi modificò e migliorò, ma soprattutto applicò la “presa di terra” all’antenna, aspetto non considerato da Calzecchi Onesti; il quale, nel 1889, a Fermo, fondò un osservatorio meteorologico; in qualità di assistente di Galileo Ferraris, collaborò alla realizzazione dell’impianto di illuminazione elettrica della città.
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