Il fascino di Roscigno Vecchia si è ormai diluito, lentamente ma inesorabilmente in una innumerevole gemmazione che ha lasciato pochi borghi indenni compresi nel perimetro del parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni .
Uno, dieci, cento … centri storici disseminati sulle colline o posti ai piedi dei monti Alburni, Cervati, Stella, Bulgheria, Centaurino … si avviano senza soluzione di continuità a diventare ciò che Roscigno Vecchia è stata un emblema. Anche San Severino di Centola, che sovrasta il promontorio di Palinuro, e San Giovanni, situato a metà strada tra punta Tresina e monte Tresino, sono luoghi senz’anima.
Le case diroccate con la vegetazione che cresce dall’interno dei muri e risale fino a quel che rimane del tetto, strade dove le pietre sono “incapaci” di contenere le erbacce, portoni di legno solcati come come “serchie” di un terreno incolto…
Nemmeno un’anima che passando camminando per caso nelle strette vie possa riportare alla memoria qualcuno che davanti agli usci divelti ha consumato l’esistenza.
L’unicità del borgo incantato, Roscigno Vecchia, situato a monte dell’argine destro del fiume Sammaro è diventata solo uno sbiadito ricordo perché chiunque vuole immergersi nel mare dell’abbandono non deve far altro che scendere le viuzze che portano a valle o risalire vie che si arrampicano nelle parti alte di un qualsiasi borgo dove “non osano le auto!”
Sono consapevole di essere facile profeta e certo che anche questo scritto è più destinato a futura memoria che a smuovere, come sarebbe giusto, le coscienze di chi potrebbe e dovrebbe assumere iniziative nel merito.
Nonostante ciò, vale la pena di tentare avanzare qualche idea concreta per immaginare possibili ipotesi di lavoro.
La recente pandemia dovuta al Covid 19 ha riportato prepotentemente in primo piano il valore in sé dello spazio ridimensionando quello del tempo. La corsa a ridurre in modo ossessivo i tempi per massimizzare i risultati di un lavoro si è infranta sul muro della necessità di distanziarsi per vivere in sicurezza e, forse, meglio.
Ecco perché dovremmo fare di necessità virtù! Si tratta di trovare il modo di recuperare spazi abitativi, almeno per il tempo libero, che sono situati in posti belli, ameni e accoglienti come i piccoli borghi che si sono spopolati fino al limite della sussistenza in vita.
Dopotutto, oggi ci troviamo di fronte ad un’occasione unica anche dal punto di vista economico: gli incentivi per all’edilizia privata per mettere in sicurezza (sisma bonus) e per efficientare dal punto di vista del consumo energetico (eco bonus) sono molto allettanti.
Ma trovare conveniente ristrutturare non basta per smuovere i proprietari che, in tantissimi casi, vivono lontano centinaia, se non migliaia, di Km da dove è situato il bene immobile.
Ecco perché solo con una iniziativa che dia risposte concrete alle mille domande che si pone chi vive fuori dal “piccolo mondo antico” potrebbe aprire una “breccia” nel modo di vedere e immaginarvi una “convenienza”.
Eppure, quello che c’era da chiedere, ottenere e spendere dal pubblico è già stato dissipato. Infatti, in molti casi, la vie sono state rifatte provvedendo anche all’ammodernamento della rete fognaria, la posa della rete del metano e della pubblica illuminazione. Le chiese e i conventi sono stati destinatari di ingenti risorse per riportarli a nuova esistenza …
È il patrimonio privato che, salvo poche eccezioni, è del tutto inutilizzato e per ciò destinato a diventare, anche dove ancora non lo è, un immenso buco nero che trascinerà dentro di sé ogni possibile idea di futuro.
Acquisire, ristrutturare e mettere sul mercato del turismo a medio e lungo termine, questa dovrebbe essere il programma – la missione di chi ha veramente la volontà di dare una speranza di futuro alle aree interne del Parco.
Il “come fare?” è un interrogativo che segue quello più importante del “cosa fare?”.
Chi ha in suo potere le leve per risolvere i problemi, deve anche assumersi la responsabilità di fare proposte concrete e su quelle chiamare a raccolta quanti hanno interesse, economici o soltanto affettivi, a fare la loro parte per evitare di dover contare le “carcasse” delle nostre case come avviene da sempre a Roscigno Vecchia.
Oggi la “Pompei del ‘900” sta perdendo l’unicità che l’ha resa famosa perché altre realtà con le loro storie millenarie di muovono sul piano inclinato dell’oblio. Eppure si tratta di comunità che hanno molto da raccontare alle nuove generazioni in termini di “Storia” e storie di vite vissute.
Bartolo Scandizzo