La scuola è importante per la crescita personale, per sviluppare la capacità di apprendimento e lo spirito critico, per capire il mondo; inoltre aiuta a migliorare la condizione occupazionale ed economica. In passato abbiamo sperimentato il valore di un maestro, di una penna e di un libro nei nostri paesi. L’esperienza personale consente di asserire che la scuola ha fatto veramente la differenza.
Si sono riaperte le scuole, almeno le prime classi, allora manteniamole tali trasformandole in un luogo di ascolto per tutti.
A parlare sono i bambini, gli stessi che lo scorso Venerdì, durante la via crucis a San Pietro, hanno proposto meditazioni e mostrato disegni, mentre nel silenzio dell’immensa piazza vuota rimbombavano tante domande sollecitate dai loro propositi: «Insegnami a essere gentile con gli altri», «Fammi aiutare chi ha bisogno», «Permettimi di fare la brava». La loro voce e la loro presenza è stata esaltata proprio dal silenzio del papa, che ha dato la sensazione di voler cedere a loro la cattedra.
Tutti hanno considerato come la catena umana della solidarietà e della fratellanza costituisca l’unico rimedio alle sofferenze. I bambini non hanno avuto esitazione ad elencarne la causa: il Covid ha portato via un nonno, il bullismo, le paure, le persecuzioni che «non sono una cosa di 2000 anni fa». Ma il buio dell’ora non li ha spaventati perché sono pronti ad annunciare il fulgore della risurrezione. Non temono di accostarsi a Gesù sofferente perché lo considerano un Fratello maggiore. Grazie a lui possono «andare sempre avanti», proposito che riassume quello dell’intera umanità pur se prostrata dalla pandemia.
Il mondo intero, collegato col Vescovo di Roma, ha ascoltato i testi delle meditazioni e delle preghiere per le quattordici stazioni redatti da bambini ed adolescenti. Espressioni e schizzi si segnalano per la schiettezza. Con semplicità ogni riquadro suscita propositi. Per la decima stazione – Gesù è spogliato delle sue vesti – l’autore esclama: «Aiutami a rispettare gli altri bambini»; l’episodio della Veronica «aiutare chi incontro nella mia vita».
Da grande educatore, papa Francesco ha affidato il compito di commentare la via crucis ai bambini e così invita a guardare alle condizioni dell’umanità con gli occhi dei più piccoli, saliti in cattedra e ripresi da 170 televisioni di tutte il mondo, impegnate a trasmettere uno spettacolo di disarmante semplicità. Nell’illustrare la crocifissione, ad esempio, l’adolescente asserisce: «Gesù vorrei perdonare chi mi prende in giro ed essergli amica». Il bambino autore del disegno della deposizione prega «Fammi essere sereno nei momenti brutti». L’esperienza di un’ora diventa un partecipato diario del mondo dell’infanzia, che ha sofferto in silenzio questi mesi di pandemia. Perciò non possiamo non concludere pregando: «Aiutaci a diventare come loro, piccoli, bisognosi di tutto, aperti alla vita. Fa’ che riacquistiamo la purezza dello sguardo e del cuore.» Non rimane che far tesoro dalla loro testimonianza, riassunta con semplicità e concretezza: “Caro Gesù, Tu sai che anche noi bambini abbiamo delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentiamo pesanti anche di notte. E solo Tu lo sai e le prendi sul serio”.
In questa settimana riprende l’esperienza della scuola in presenza e vede impegnati bambini e bambine che hanno le loro croci, le loro paure del buio, della solitudine e dell’abbandono, che hanno esperienza dei loro limiti, del sentirsi poveri, del dispiacere per i litigi in famiglia. Sanno che nel mondo ci sono altri bambini che soffrono perché “non hanno da mangiare, non hanno istruzione, sono sfruttati e costretti a fare la guerra”. Il loro convergere nelle aule e socializzare scambiandosi esperienze analoghe non solo esorcizza i timori, ma consente di scoprire il vero significato della vita, anche quando è scandita da dolori e difficoltà. Anche solo garantire all’infanzia questa opportunità e riaprire le scuole diventa il primo vero, indispensabile, fecondo passo per una efficace ripartenza. Infatti, stimola la speranza e consolida la determinazione all’impegno singolo e collettivo.
L.R.