Viviamo in una società di disvalori. Oggi si privilegia più la vacuità e la vanità dell’apparire che la concretezza e la interiorità dell’essere.
Il fenomeno latente e serpeggiante da tempo è esploso con prepotenza e con ostentazione disinvolta e, a volte, sguaiata nell’era del berlusconismo trionfante e del grillismo velleitario, poi. Ed è diventato ossessivo stile di vita. Da un anno a questa parte Renzi ci ha messo del suo. Ed ha rinverdito e riverniciato di sinistra apparente, molto apparente, il metodo, con il fisico del ragazzotto toscano spavaldo e con il mito dell’invincibilità, con il sorriso accattivante, spesso, e la simpatia contagiosa, qualche volta.
E così i nostri giovani, belli e disinibiti, inseguono il miraggio di un’apparizione televisiva, su Rai, Mediaset o Tv private importa poco, anche per una frazione di minuto, palestrati e muscolosi se maschi, veline con la voglia malcelata di sfondare, se ragazze.
Siamo alla vetrina accecante dei prodotti da mercanzia per gente rincitrullita dalla persuasione martellante della pubblicità.
E così i giovani affollano le palestre per irrobustire i muscoli e rassodare natiche e pettorali e le ragazze frequentano i beauty center e le boutique, intente ad imitare le attricette da copertine patinate o modelle da sfilate per atelier di grido.
E le biblioteche sono vuote e polverose, le librerie quasi un deserto, visitate solo in occasioni particolari per l’acquisto di un libro mai letto, ma da regalare comunque per darsi un tono. La cultura è pur sempre un optional che fa la sua figura. Trionfa, così, la esibizione sfacciata dei gusci vuoti e delle cornici senza quadri. Alfonso Gatto avrebbe detto che assistiamo alla passerella dei “rachitici floridi”, apparentemente belli, fisicamente perfetti, in parte desiderabili, ma tarati nel profondo, malati dentro, affetti da infantilismo e nanismo mentale. Di questo passo i nostri giovani non crescono mai, non irrobustiscono mente, anima, pensieri e cuore all’azzardo quotidiano della e con la vita. Non crescono e non si responsabilizzano, anche perché assecondati in questa corsa alla vanità dell’apparire da genitori compiacenti che ne condividono le aspirazioni fatue.
Si vive per l’apparire e non per l’essere e per di più si vive per l’avere e non per l’essere. Il vero potere è il denaro, procurato con qualsiasi mezzo lecito e illecito. L’importante è disporne in abbondanza per frequentare senza problemi le boutique ed acquistare capi firmati o gli autosaloni per la macchina potente in grado di facilitare l’abbordaggio con donne compiacenti, belle sì ma vuote di cervello. L’importante che il portafogli sia pieno, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza, anche le droghe da sballo nelle frequenti crisi di noia e di solitudine per la fuga nei paradisi artificiali.
Ed i valori tradizionali da recuperare ed esaltare per costruire il futuro? Manco a pensarci. E l’impegno politico e civile per contribuire a creare una società più giusta, in cui ci sia un’equa distribuzione della ricchezza, la possibilità di affermarsi secondo i meriti e le capacità e non in base a rapporti di amicizia con i potenti di turno? Per carità! È roba da moralisti pedanti e da intellettuali petulanti.
E così tutto va alla deriva. La società rotola alla deriva per forza di inerzia.
Ma quel che è peggio, assistiamo impotenti all’affievolimento dell’idea di libertà, che dovrebbe essere il valore più alto in una democrazia di diritto e di fatto. Invece serpeggia, tra l’indifferenza generale, una dittatura morbida, in cui si esalta il capo, in modo sfacciatamente servile. Ed ogni suo sospiro, ogni suo flatus vocis diventa vangelo da perseguire ed attuare con devoto compiacimento, annullando qualsiasi residuo di senso critico. È la totale assuefazione alla mancanza di dignità.
Questo il panorama amaro a livello nazionale. Ma a livello regionale, provinciale e locale le cose non vanno poi meglio. I giovani omologati dai clamori televisivi inseguono miraggi di facili successi. Si moltiplicano le manifestazioni di gare canore per aspiranti geni incompresi che sognano di calcare presto il palco di Sanremo; o le sfilate di moda inseguendo la illusione delle luci della ribalta per esibire fisici da sogno. E i nostri amministratori costruiscono, quando li costruiscono, campi sportivi non per un sano esercizio dello sport, per un’armonica crescita di corpo e spirito, ma per alimentare i sogni dei giovani che già si vedono tanti Pirlo o Totti o Higuain o Martens o Insigne o Immobile applauditi dagli spalti deliranti e soprattutto in grado di mettersi sul mercato per stipendi da capogiro. E ritorna con insistenza l’attrazione ed il fascino del dio danaro o tarì. Mai che ci siano fondi per libri e biblioteche e per eventi di cultura per irrobustire le menti ed educarle all’etica della responsabilità.
E quel che è peggio anche da noi langue e muore il concetto di libertà e conseguentemente la pratica della democrazia. Colpa dei tanti piccoli Berlusconi, anche di sinistra, che amano circondarsi di servi sciocchi ed osannanti più che di cittadini responsabilmente liberi e seriamente pensosi delle sorti del territorio. Non amano e non vogliono, i nostri politici mezze tacche, tronfi di boria e di incultura, perché la boria è sempre sinonimo di incultura, e, conseguentemente, camminano quasi sempre ad invasione di piazze e strade di piccole città e paesi con un codazzo di clientes e salutatores e quasi mai di gente che pensa e discute. Molti sindaci anche del nostro Cilento ne sono un esempio vivente ed urticante per i benpensanti. La discussione infastidisce. E senza discussione e dibattito la libertà va in malora e la democrazia muore. Che tristezza! Non era questa la società che i nostri padri sognarono, quando si batterono contro il fascismo e ci fecero respirare l’aria frizzante ed esaltante della libertà. Oggi viviamo una pericolosa stagione di fascismo morbido e strisciante. Lo viviamo anche per colpa di una classe politica di sinistra (?) di comodo, che ha perduto la bussola dei valori e si compiace del potere fine a se stesso. Le recenti elezioni amministrative a Capaccio Paestum ne hanno dato un esempio inoppugnabile. L’affermazione è grave ed esige una spiegazione analisi che mi riprometto di fare di qui a qualche settimana con una o più riflessioni. Forse anche per questo, anzi soprattutto per questo, c’è aria di sfiducia diffusa. Eppure bisogna reagire. Non possiamo assistere impotenti al funerale della democrazia. Che ognuno (scuole, parrocchie, singoli intellettuali) faccia la sua parte prima che sia troppo tardi. E cominci dal basso. Nella prossima primavera ci saranno le elezioni politiche generali e nel 2019 le elezioni regionali ed amministrative locali. Ed anche nel nostro territorio sono cominciate le grandi manovre per un posto in lista. Gli aspiranti sono tanti, molti, troppi. Ne vedremo delle belle già in fase di formazione delle liste per una immancabile necessaria scrematura. Dobbiamo essere vigili e responsabili. Eleggiamo gente competente che non ubbidisca solo alla logica del clientelismo becero e del familismo amorale; ma seguiamo invece, che finalmente esalti e premi il merito e non il servilismo, occupando, con sfacciata disinvoltura. i posti di responsabilità con inetti ed incapaci la cui sola dote è la fedeltà cieca al potente di turno. Nei comuni, che sono la prima palestra e sentinella di democrazia non eleggiamo mai più amministratori (sindaco o consiglieri), le cui ultime e, forse, uniche letture risalgono al sillabario. E penso ai pericoli incombenti su molte comunità del mio Cilento, ma non solo. Chi ha senso di responsabilità (e, per fortuna, ce ne sono ancora tanti) si adoperi per bloccare l’avvento al potere dei nuovi barbari incolti, rozzi, incapaci e privi di sensibilità per apprezzare e tutelare la BELLEZZA secolare delle nostre comunità e che pure senza pudore e senza il senso del limite e della misura, accecati dalla vanità e, quel che è più grave, sollecitati dalla irresponsabilità di gruppi di pressione “interessati”, molto interessati, aspirano alla carica di “primo cittadino”. Penso con terrore ai pericoli funesti che incombono sulle nostre comunità, che, nonostante tutto, restano ancora gioielli di bellezza, e faccio i debiti scongiuri!!!
E, nel caso, leverò alta e forte la mia voce a difesa dei VALORI della BELLEZZA E DELLA CULTURA e, per quello che vale, A DIFESA DELLA DIGNITÀ DELLA PERSONA. Sarà una battaglia dura contro l’arroganza del POTERE e del DIO DENARO. Ma la farò. Forse la perderò, ma la farò, comunque. Me lo impone l’ETICA DELLA RESONSABILITÀ.