Professore Greco, come valuta il progetto del “Grande attrattore culturale” di Paestum?
Paestum già è un complesso di grande attrazione culturale. Il problema è la valorizzazione di questo grande patrimonio, dai valori estetici immediatamente percepibili, come i grandi templi dorici. La questione è capire cosa c’è oltre il visibile. L’emergenza è culturale e cognitiva, ed è caratterizzata da due momenti, uno è quello degli studi specialistici, l’altro è quello della restituzione al pubblico di questa conoscenza. Comunicare in forma semplice la storia dei monumenti e le vicende topografiche della città antica è la prossima grande sfida. Bisogna dotare il parco archeologico di Paestum di tutti quei sussidi informatici e tecnologici, come i computers, la video grafica, la realtà virtuale, le proiezioni tridimensionali, che diano al pubblico il piacere di capire e non di essere respinti da qualcosa di bello da vedere epidermicamente, ma difficile da comprendere nella sua complessità.
Tra dieci anni come sarà Paestum e il suo territorio? I progetti del “Grande attrattore” la cambieranno?
Sono appena sbarcato da Atene, quindi non conosco nel dettaglio le iniziative del “Grande Attrattore”. Immagino che una di queste sia la realizzazione dello studio di fattibilità. L’ho elaborato con amici e colleghi, crea le premesse, per un grande progetto di riassetto definitivo dell’area archeologica, con l’eliminazione della strada che spacca la città, la delocalizzazione dei parcheggi, la realizzazione di servizi per un turismo colto.
I Pestani cosa devono fare per cogliere questa opportunità di trasformazione?
Devono collaborare. Nessuno possiede la bacchetta magica per la risoluzione dei problemi. La trasformazione è frutto di collaborazione all’interno di un progetto politico, la sintesi deve essere la rappresentazione del migliore dei modi di procedere. Nessuno è tanto sciocco da pensare di potere imporre una soluzione puramente intellettuale, sarebbe una iattura. Ma nemmeno si possono ignorare i valori storici, bisogna trovare un equilibrio tra le esigenze produttive agricole e turistiche e il complesso storico e culturale, per un turismo ambientale e archeologico. Collaborazione significa mettersi insieme, deporre gli egoismi, i personalismi e gli individualismi. Tutti accetterebbero piccoli sacrifici in presenza di un progetto condiviso.
Cosa ne pensa del progetto di grandi alberghi per ventimila posti leggo a Paestum, e del pericolo di una Disneyland archeologica?
Mi auguro che questo non accada. Il problema di Paestum è sempre stato quello di un turismo mordi e fuggi. Il sogno di tutti è di valorizzare un turismo di qualità, per questo ci vogliono concorsi di idee, fantasia, progettualità, che sviluppino iniziative culturali che attraggono visitatori. Non si possono costruire ventimila posti letto con nuove colate di cemento ed aspettare, a mani giunte, che arrivino i turisti. Bisogna creare prima le premesse affinché questo avvenga.
La conservazione e la protezione di Paestum passa per l’esproprio?
Sì, Paestum va tutelata con un esproprio dell’area entro le mura, come hanno fatto in Sicilia. Dei 120 ettari della città antica, solo 20 sono dello Stato, gli altri 100 sono in mani private.
Bisogna procedere con nuovi scavi archeologici?
Prima si espropriano i terreni, e lo Stato ne diventa proprietario, poi si iniziano le campagne di scavo, che possono durare anche cinquantamila anni. Si procedere con uno scavo lento, secondo i ritmi e le esigenze scientifiche delle generazioni future. Scavare molto fa male alla salute, Paestum deve essere di proprietà pubblica, e va conservata e tutelata per i posteri.
C’è la necessità di un grande museo a Paestum?
Il più grande oltraggio fatto a Paestum è stata la costruzione negli anni ’50 del bruttissimo museo piacentiniano, proprio sulla piazza greca antica. Per ridare dignità all’agorà, bisogna abbatterlo.
Sarà necessario quindi costruirne uno nuovo fuori città?
Niente affatto, il Museo di Paestum esiste già ed è l’ex tabacchificio del Cafasso. Senza altre colate di cemento sono disponibili 40.000 mq di spazi espositivi, dieci volte il museo attuale, ad un km dall’area archeologica. Una operazione che rivitalizzerebbe il Cafasso. Il villaggio rinascerebbe, senza nuove costruzioni, c’è già tutto, la piazza, la scuola, la chiesa, il campanile.
Luigi Necco: Paestum, proibito pensare in piccolo
D’accordo con il prof. Emanuele Greco è il popolare ex giornalista RAI Luigi Necco, oggi commissario Apt di Pompei “Per il Museo di Paestum” al Cafasso bisogna parlare con il presidente della regione, Antonio Bassolino, Necco si ripromette di farlo appena lo incontra. Il grande attrattore di Paestum deve essere una cosa attrezzata, non è una piramide, dice Luigi Necco. Paestum va vissuta, ci devi estrare dentro, devi toccarla, studiarla, appropriarti della sua storia. Paestum, non sono solo i Templi, io li coprirei, li abbiamo restaurati con i soldi dell’Europa, non ci saranno più soldi in futuro. Perciò un nuovo Museo per Paestum deve essere una cosa gigantesca, Paestum non è il museo di un monumento, è il museo di una civiltà, la Civiltà Greca, la Civiltà Lucana, la Civiltà Romana. E’ proibito pensare in piccolo, Paestum è oltre quello che si vede, è necessario costruire un museo, dieci musei, cento musei, una Città Museo.