Ci sono luoghi che abitano dentro di noi. I loro colori, odori e tratti si sedimentano nella nostra memoria e riaffiorano nitidi quando la mente li evoca per placare ansie e inquietudini o per rivivere momenti di felicità.
Uno di questi luoghi è Capaccio. Il turista che vi giunge apprezzerà il panorama della piana di Paestum dai giardini di piazza Tempone, indugerà in qualche vicolo a osservare i dettagli di un palazzo del XVIII secolo, si immergerà nel silenzio suggestivo del convento francescano, ammirerà la fontana dei tre delfini e proseguirà nella sua lunga passeggiata, facendosi accompagnare dallo scandire del tempo dell’orologio della torre civica.
In quest’estate sospesa tra l’euforia di lasciarsi alle spalle l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e la consapevolezza di doverci ancora convivere, quel visitatore si sarà sentito a proprio agio al punto da conservare nella sua memoria un frammento dell’esperienza vissuta?
Probabilmente, passeggiando tra i vicoli di Capaccio, si sarà imbattuto in uno squarcio di luce esploso al di là di un varco, oltrepassato il quale si sarà trovato sospeso fra il verde rigoglioso della montagna e le tonalità di azzurro del mare. Richiamato da quel varco montaliano, ignorando il concetto di proprietà privata, avrà avvertito l’urgenza di attraversarlo e si sarà sospinto verso quella vista, incurante della presenza di due anziane signore e dello scorrere del tempo. A un tratto, però, inevitabilmente, avvertendo sguardi indagatori su di sé, si sarà scusato per l’intrusione, ma il momentaneo imbarazzo sarà stato superato grazie a un aneddoto che una delle due signore avrà deciso di condividere:
Una volta un signore è entrato nel cortile e mi ha chiesto una busta.
A me è parso strano, ma non ho detto niente, anzi ho cercato subito di accontentare la richiesta di quello sconosciuto. Sono entrata in casa, ho preso un sacchetto e sono tornata dallo sconosciuto. Quando gliel’ho dato, gli ho chiesto a cosa gli servisse e lui mi ha risposto: – Mi vorrei prendere un po’ del vostro fresco –
Capaccio può diventare parte di chi non vi risiede perché, parafrasando la poetessa Elli Michler, regala il tempo non per affrettarsi e correre, ma per essere contenti e ritrovare se stessi immergendosi nei suoi paesaggi e nel suo centro storico, cornice di una suggestiva cartolina.
Ilaria Lembo