di L.R.
Una modernizzazione virtuosa, pronta a celebrare non solo i progressi materiali, ma anche il riscatto morale, sollecita un ecologico rapporto tra natura ed uomo ed una prospettiva attenta alle dinamiche interattive. L’analisi del processo storico-economico aiuta a riscoprire la funzione del contesto ambientale, degli insediamenti, delle tipicità urbane. La riflessione, se animata da coscienza civica, stimola la partecipazione e la collaborazione nel progettare una civiltà a dimensione d’uomo. Il relativo processo di conoscenza induce ad impegnarsi per evitare che la montagna diventi sempre più brulla, la pianura perda definitivamente la propria configurazione, i paesi continuino ad essere dei dormitori condannati alla totale soggezione culturale degli operatori economici e di chi propende per mere soluzioni tecniche, senza porre attenzione alle esigenze di protagonisti della storia passata che, se pur timidamente, ancora operano. Sono montanari, pastori, contadini, pescatori, artigiani legati alla cultura sapienziale, i quali propendono per uno sfruttamento equilibrato di un territorio dalle risorse limitate. Costoro hanno trovato voce in nonna Rosalia alla quale dedica il suo certosino lavoro Camillo Crocomo. L’architetto ha completato da poco una ricerca durata decenni sulle tipologie di architettura rurale in tutta l’area del Parco rispondendo al bisogno di conoscenza sollecitato in lui dai racconti della nonna, che gli descriveva il mondo magico dei contadini, delle montagne e dei pastori. Con metodo e passione egli ricostruisce la correlazione tra presenza dell’uomo e paesaggio analizzando le microarchitetture sparse nell’area del Parco fornendone una minuziosa schedatura. In tal modo egli fa conoscere agli abitanti ed ai visitatori un patrimonio che testimonia non solo secolari modalità di vita materiale, ma costituisce un prezioso riferimento per una storia della mentalità. Infatti, esalta il rapporto con la terra di una civiltà contadina le cui vestigia persistono malgrado la radicale conflittualità del rapporto tra città e campagna, tra economia tradizionale e mercato, tra consenso deferenziale e mene elettorali.
L’articolata e complessiva riflessione proposta da Camillo Crocamo trasforma queste emergenze architettoniche in segni e simbolo del cangiante quotidiano alla ricerca dell’ineffabile e rassicurante certezza dell’essere in questa area dell’abbandono, che nell’attuale fase sperimenta una ulteriore marginalizzazione. Una partecipata esperienza civile aiuta ad apprezzare queste manifestazioni di vita materiale, sociale, spirituale e a fruire di un bene – sia esso una chiesa, un castello, un rudere classico o il reticolo di emergenze architettoniche rurali – per riattualizzare il passato, tramandato grazie a questi monumenti, che evocano coinvolgenti sensazioni trasfuse nei valori comunitari. Sensibilità e cultura consentono d’inquadrare e comprendere le fasi di una civiltà complessa, prospettiva che diventa anche un buon supporto per l’animazione culturale in sede locale. Si esalta il patrimonio di tradizioni popolari, consuetudini religiose, qualità socio-culturali, un tessuto connettivo che richiede una lettura simpatetica per essere compreso nella sua interezza e complessità. Il lavoro di Crocamo contribuisce alla sua comprensione e valorizza una civiltà e un genere di vita consentendo di riappropriarsi delle testimonianze che la vicenda storica ha fatto sedimentare nel territorio. L’insieme delle conoscenze così acquisite consente una riflessione complessiva su un passato, molto spesso imprescindibile premessa per comprendere la condizione attuale e porre riparo alla marcata usura ambientale, all’esodo degli abitanti, ad un disordinato sviluppo edilizio. Perciò, il recupero delle ragioni culturali poste a fondamento di tale civiltà diventa efficace strumento perché un popolo che possiede, custodisce e partecipa i propri valori, conservi una funzione, imponendosi all’attenzione dell’Umanità.
Il censimento complesso e meritorio dell’architettura rurale aiuta a comprendere le conseguenze dei vorticosi cambiamenti odierni guidando il pellegrinaggio di chi è alla ricerca di un Paradiso Perduto. La ricca serie di foto, mappe, schede pubblicate dall’architetto Crocamo stimolano la funzione catartica della cultura per rigettare omologanti modelli di massa e generare una dinamica interiore sollecitatrice d’illuminanti riflessioni soprattutto agli emigrati di ritorno nella terra degli avi. I dati tecnici evocano situazioni, riattualizzano eventi, sensazioni, sentimenti, rendono partecipi dei valori della comunità, esaltata non dalla retorica del turismo, inteso come volano economico delle zone interne, ma come opportuna proposta di un’esperienza di civiltà sensibile alla valorizzazione dei connotati ambientali, della vita materiale e delle testimonianze culturali. E’ un momento educativo che, nel mentre fa apprezzare tanti beni artistici ed architettonici, si trasforma in epifania dello spirito umano predisponendo ad un intenso incontro col passato nel rinnovato bisogno di capire, di conservare e di valorizzare un patrimonio di cui, contemporaneamente, si è eredi e si dovrebbe divenire consapevoli custodi.