di L. R.
Auguri: parola pronunziata spesso negli ultimi giorni, a volte un appiglio per sentirsi più sereni, ma senza approfondire troppo, distratti dal rituale di festa. Pranzi in compagnia e regali scambiati hanno dato la sensazione di una rinnovata fratellanza accarezzati da un buonismo che, però, non ha cancellato l’amaro di un’esperienza quotidiana agli antipodi rispetto alla pace auspicata. Notizie di guerre, morti per fame, bambini che soffrono, spesso privati persino della speranza, richiamano continuamente l’attenzione, mentre la nostra esperienza concreta è testimone di reiterate ingiustizie. L’arrivo, a Natale, del Principe della pace sembra non aver prodotto grandi effetti. Scelte sbagliate causano un enorme spreco di risorse; usate a fin di bene potrebbero rendere reali le speranze dei giovani, soccorrere famiglie in difficoltà, aiutare gli anziani, curare i malati, portare conforto alla maggioranza degli abitanti dei nostri paesi. Causa di ciò è l’io che nulla concede alla solidarietà e alla compassione, insensibile alla richiesta di aiuto che s’innalza da una umanità sofferente. Si moltiplicano gli squilibri sociali che generano violenza, odi e rancori; scoppiano conflitti che fanno prevalere la legge del più forte. Tuttavia nell’uomo persiste la capacità di vincere il male se ravviva nell’intimo della coscienza il richiamo alla responsabilità nei confronti del proprio fratello per convincere Caino a smettere di abusare di Abele.
A queste condizioni anche il Cilento potrà liberarsi dei propri limiti nella consapevolezza che, per realizzare un felice e sereno progetto di vita ogni, cittadino, parte integrante della comunità, deve svolgere in modo responsabile il proprio ruolo. Le istituzioni e chi le gestisce non possono tenersi fuori da tali dinamiche; sono chiamate a svolgere un’azione idonea per rispondere alle esigenze di una popolazione che ha fame e sete di giustizia ed esaltare l’esercizio delle proprie responsabilità rafforzando la solidarietà con il fine di costruire una solida amicizia sociale. E’ necessario mettere da parte una volta per tutte interessi settoriali, divisioni in fazioni contrapposte, invidie e gelosie di chi vuole emergere ad ogni costo pur non avendo titolo e carisma. Reiterati atteggiamenti, frutto di questo modo di pensare, hanno già determinato danni e ferito nel profondo il senso civico elevando fino al livello di guardia il senso di sconforto, il distacco, a volte il disgusto per la cosa pubblica, disinteresse che avvantaggia soltanto coloro che dalla sua gestione traggono vantaggi personali.
L’invocata serenità per l’anno appena iniziato sollecita un rinnovato impegno di efficienza e di partecipata onestà ai gestori della cosa pubblica negli enti locali ed in quelli intermedi. L’esito del recente referendum costituisce anche nel Cilento un messaggio chiaro. L’inaspettata percentuale di votanti che si sono pronunciati è un evidente NO alla saccente sicurezza comunicativa, alle pressioni di una interessata stampa ed ai poteri forti insensibili alle esigenze del cittadino medio di un paese stanco di recessioni, stagnazioni e prospettive di un futuro senza speranza. E’ stato un giudizio sul mondo politico al quale ha ricordato che, prima delle sterili sceneggiate tra guelfi e ghibellini, va tenuta in considerazione la sostanza del bene comune, indubbiamente una lezione di democrazia. Si auspica il ridimensionato di ogni improvvida personalizzazione della politica che non riesce più a nascondere l’amara volgarità del pensiero unico, frutto di un ego che fonda il successo su un avvilente clientelismo, funzionale ad un evidente familismo amorale.
Le differenze di prospettiva, che esistono, possono determinare attriti, ma vanno affrontate in modo costruttivo in un contesto che richiama la necessità di azioni attente a praticare un equilibrio giusto e stabile, proposito che nel 2017 avrà successo garantendo la sospirata serenità se ad operare sono comunità disposte a prendersi cura della casa comune.