L’architetto Costabile Cerone con la sua opera “Un Secolo di Luce”, ha realizzato un interessante ricerca e studio del patrimonio archeologico industriale del nostro territorio. Con la passione vera di uno studioso attento e amante della propria Terra, il Nostro, ha prodotto un lavoro fondamentale, per la comprensione e la riscoperta dell’antico tessuto industriale d’inizio novecentesco, dalla Valle del Calore e al Circondario di Vallo della Lucania. Non solo Archeologia Antica abbonda nelle nostre contrade, valle e borghi, ma anche l’Archeologia Industriale dei primi anni del XX secolo, fatta di ferrovie dismesse, antiche fabbriche, mulini ad acqua trasformati in centrali idroelettriche, oggi abbandonate e dirute, confuse e integrate nello splendido paesaggio che le circonda, avvinte da una natura rigogliosa. Se solo ci fosse la lungimiranza, l’intelligenza e la volontà di recuperare tutto questo patrimonio edilizio storico, potremmo rinverdire i fasti dei pionieri dei primi del ‘900, che vollero con tutte le loro forze e probità la realizzazione di questi piccoli gioielli di industria elettrica, per dare la possibilità alle genti del Cilento di poter vivere una parvenza di Ville Lumiere. Come avvenne nel 1912, a Laurino, quando la corrente elettrica prodotta dalla centrale elettrica delle Molinelle, costruita dal cavaliere Raffaele Marotta, portò la luce in paese. E possiamo immaginare l’emozione dei paesani quando videro le buie strade del borgo natio illuminate ogni sera. Oppure sognare di vivere nella decadente Belle Epoque parigina, quando vennero accesi i riflettori dello storico teatro. Con la nuova fonte energetica i mulini ad acqua si trasformarono in mulini elettrici, e, non necessariamente costruiti in profondi valli per sfruttare la potenza del fiume. Lo stesso cavalier Marotta ne costruì uno con annesso frantoio negli spazi del refettorio di San’Antonio di sua proprietà. Un altro venne costruito a Laurino in località San Vito e altri due a Valle dell’Angelo e a Piaggine. La “Luce” arrivò a Laurino grazie al fiume e alle sue acque, così come arrivò a Castel San Lorenzo e a Roccadaspide, ben prima di Felitto, con la centrale idroelettrica costruita nel 1910, adattando un vecchio mulino dei Carafa, detto Mulino del Principe, deviando in un canale in muratura di 850m. , le acque del Calore alla confluenza del fiume Fasanella. Oppure la centrale di Novi Velia, costruita utilizzando le acque del fiume Torna, ed inaugurata nel 1927. Ancora le due centrali Tanagro I e Tanagro II costruite a Pertosa, con due sbarramenti, in località Molino Maltempo e in località Taverna Biasone entrate in servizio nel 1921, e, il bacino artificiale all’ingresso delle Grotte dell’Angelo. O la più famosa centrale idroelettrica del circondario, quella di Felitto del 1914. Il Mattino, annunciava l’evento come una “vera pietra miliare” per l’avvenire del cilento, “una meravigliosa vittoria del progresso”, determinata dalla lotta dell’uomo sulla impetuosa del fiume che scorreva vigoroso “tra le alpestri libere vette della patriottica Felitto”. Sono solo brevi citazioni di un più ampio racconto storico-tecnologico, che l’architetto Costabile Cerone, ha descritto con ampia trattazione nel volume “ Un Secolo di Luce ” nel Circondario di Vallo della Lucania, della pioneristica impresa d’inizio secolo che portò la “Corrente” nei paesi del Cilento, e, cambiò la vita di intere generazioni. Per la prima volta i paesani videro la “Luce” e le strade, le case e i vicoli illuminati. Grazie alla “Corrente Elettrica” prodotta dalle centrali idroelettriche interi territori si emanciparono ed uscirono dal buio, vennero realizzate i primi opifici industriali, mulini, frantoi, segherie, panifici, officine meccaniche. Purtroppo oggi tutto è in stato di degrado e di abbandono, con i pochi impianti residui e gli edifici coperti da una natura lussureggiante, se solo potessimo recuperare tutto, potremmo rinverdire i fasti del passato.