Un premio alla carriera a Giuseppe Liuccio è un riconoscimento che va oltre il fatto voler testimoniare l’abbraccio di un territorio che si stringe intorno ad uno dei suoi figli migliori. È una carezza che si farà sentire nel profondo dell’animo di un uomo che è un simbolo vivente della Chora di Paestum. È un abbraccio di una madre che tiene stretto al petto il suo figlio che non ha mai smesso di “scriverle”.
Se poi consideriamo che la consegna avviene nell’ambito della XXV edizione del Premio Internazionale di Poesia Poseidonia – Paestum nella piazzetta della Basilica paleocristiana consacrata all’Annunziata che tante volte Liuccio ha “cantato” nelle sue liriche.
È il Lions Club International – distretto 108YA, che vede come governatore Paolo Gattola, ad organizzare l’edizione 2019 del premio che è articolato in 5 sezioni: Poesia edita, Poesia non edita e Poesia in vernacolo; sono anche previste due sezioni riservate Giovani e Poeti stranieri.
Solo il premio alla carriera poteva dare un senso all’immensa produzione di Liuccio in quanto a guardare bene le sezioni avrebbe potuto partecipare ad ognuna di esse con la probabile certezza di classificarsi nelle primissime posizioni. Infatti, a scorrere il “curricolo” del Cantore del Cilento possiamo scorgere che le sue pubblicazioni spaziano da libri editi ed, evidentemente, liriche scritte in libertà; per non parlare della grande produzione in dialetto trentina – cilentano; senza dimenticare che già da bambino scriveva lettere al padre in guerra per raccontargli dei suoi progressi negli studi che fece frequentando il seminario di Vallo della Lucania.
Sarebbe riduttivo comprimere una vita incredibilmente varia sia sotto l’aspetto professionale come docente di latino e Greco al liceo classi, come giornalista della radio e della Tv, come appassionato uomo politico e come operatore nel campo del turismo in qualità di presidente di alcune aziende di soggiorno in costiera Amalfitana.
Non posso non ricordare che Liuccio è stato la punta di diamante della nostra testata fin dalla sua fondazione. Il grande giornalista non ci ha fatto ami mancare i suoi consigli e, soprattutto, la sua “penna” sia per raccontare il territorio in tutte le sue sfaccettature, ma anche per denunciarne i problemi irrisolti ma anche per esaltarne le grandi potenzialità storiche, artistiche ed ambientali.
Lui vive a Roma ma riesce a calarsi nella nostra quotidianità come se fosse sul territorio tanto vive con passione ogni evento culturale o confronto politico amministrativo.
Dopotutto, ogni angolo di questa terra può vantare un suo scritto che la racconta, come tanti uomini e donne che vi vivono possono testimoniare di aver letto dai suoi libri o ascoltato dalle sue poesie la grande simbiosi dell’uomo con la sua terra che lui è riuscito a tradurre in versi in modo magistrale in “Chesta è la terra mia”.
Si tratta di una testimonianza incredibilmente autentica che sa esaltare il carattere del Cilento ma anche la passione di un uomo che quelle pennellate disegnate con le parole le ha raschiate dal profondo di un’esistenza vissuta per davvero sulla sua pelle o rivisitandole, immedesimandosi, nei racconti di quanti le portavano scolpite sui loro corpi.
La “carriera” di Giuseppe Liuccio è una storia esemplare. Nasce negli anni ’30, in piena epoca fascista, che affonda le radici nella realtà post bellica degli anni ’40 del secolo scorso, si esalta nelle lotte di occupazione delle terre nella piana di Paestum negli anni ’50, si afferma professionalmente degli anni ’60, si evolve politicamente negli anni ’70, si sviluppa nell’ambito giornalistico negli anni ’80 e si consolida nel settore turistico negli anni’90. Nel 3° millennio ha sempre saputo essere protagonista nelle realtà che aveva frequentato in precedenza raccontandole, migliorandole, spronandole e tante volte strattonandole per farle reagire alle difficoltà.
Nei prossimi 20 anni e più, saprà ancora essere dei nostri e impartire pillole di saggezza a quanti di noi che lo seguiamo d’appresso con la speranza di essere all’altezza della sua esemplare storia di vita vissuta sia professionalmente sia umana.