La politica muscolare del governo monocolore salviniano non viene adeguatamente CONTE nuta per farla rimanere nei limiti consentiti dalle buone maniere, ma si è rivelata efficace per solleticare il tifo da stadio della massa, la minacciosa folla di manzoniana memoria. I giornali a tiratura nazionale hanno animato un dibattito che, secondo la tradizionale divisione in bianchi e neri dello stereotipo italico, ha determinato la formazione di due fronti: buonista e cattivista, avallando di fatto la bufala – ora semanticamente impreziosita col titolo di fake news perché inglese fa trend – dell’invasione africana, in realtà una foglia di fico per coprire le vergogne italiane più oscene. Rispetto a questa situazione “La città” di domenica in primo piano, a p. 4, ha pubblicato l’appello al governo di un senatore salernitano della maggioranza per un urgente piano Marshall a favore del Mezzogiorno. Egli fonda la sua richiesta su una serie di dati, indubbiamente veritieri, circa la progressiva ulteriore arretratezza delle regioni meridionali, fotografia di una situazione, ma poco utile per cogliere tutte le cause del degrado se s’invocano i massimi sistemi guardando il dito e mai la luna. In questo caso una grave responsabilità deve assegnarsi all’umanità del Mezzogiorno, al cittadino meridionale e alla sua scarsa propensione a sentire come proprio ed inalienabile il bene comune. Le evidenti carenze riscontrabili nella popolazione si polarizzano ulteriormente per la scelta della rappresentanza politica. Sovente essa è la proiezione del peggio che si nasconde nel guazzabuglio del cuore e della mente del meridionale, versione per nulla edulcorata di quanto alberga nell’italiano medio sempre meno santo, poeta, navigatore aperto al mondo e sempre più chiuso nel proprio orto, condizionato dalla paura che fa ricercare un eventuale taumaturgico protettore e gli impedisce di analizzare criticamente la situazione.
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Un problema di vecchia data, all’indomani dell’unità, induceva la classe dirigente del tempo – la migliore che probabilmente abbia avuto il paese nonostante le chiusure cetuali per la propensione a difendere ad oltranza i propri interessi – a ritenere che “fatta l’Italia bisognasse fare gli italiani”, proposito mai realizzato nella sua efficiente completezza. Del resto, come attendersi frutti migliori se la scuola informa sempre meno e non sa più formare. Così si accreditano, come sciagurati supplenti, programmi televisivi che fanno del ciarpame il pane quotidiano delle menti italiche. Molto gettonati, nonostante la ovvia ripetitività del copione recitato, continuano ad essere i protagonisti di grande fratello o i naufraghi, titoli di trasmissioni che rendono plasticamente la condizione nella quale è precipitata la popolazione della penisola, appunto vittima del grande fratello che intontisce la mente, gela il cuore e succhia i risparmi rendendo tutti inconsapevoli consumatori e naufraghi dei valori civili. Quanta saggezza evangelica si riscontra nell’espressione “medico cura te stesso”; quindi, occorre togliere la trave dall’occhio prima di pretendere di sindacare sul problema complesso, tragico ed epocale delle migrazioni. Quale è la trave, incubo della società italiana? Facile l’elenco, ogni giorno aggiornato con notarile precisione dai media. Sembra un viaggio nei gironi danteschi: corruzione diffusa, malavita vincente, sprechi insostenibili, inefficienza malandrina, burocrazia fatua e prepotente, casta tirannicamente famelica, malasanità criminale. Ben venga, quindi, un piano Marshall per il Mezzogiorno, ma che proceda ad una efficace educazione civica per eletti ed elettori in modo da acquisire un alto senso dei propri doveri. Così sarà possibile approntare una vera buona-scuola, garantire una sanità decente, organizzare una burocrazia efficiente, gestire una spesa pubblica virtuosa, operare una perequata distribuzione delle ricchezze, formare una classe dirigente onesta, competente, motivata e retta. Nel medio periodo, se si ha la costanza di operare in questo modo, si possono non solo eliminare gli sprechi e porre fine alla corruzione, ma recuperare le risorse necessarie per sostenere la fetta di popolazione sempre più povera e disporre di adeguati finanziamenti per sollecitare finalmente uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e adeguato alle aspettative del popolo italiano nel suo complesso.