Non sono state poche le persone che hanno apprezzato l’idea della fusione dei comuni di Piaggine e Valle dell’Angelo. Allo stesso tempo, poco o niente si è mosso al livello di sindaci e amministratori per porre discussione l’ipotesi di aggregazione ponendo in evidenza vantaggi e svantaggi per le due comunità.
Domenica 7 luglio 2024, risalgo la Valle del Calore per raggiungere Piaggine, il paese dove sono nato nel freddo inverno del lontano 1955.
Mia madre Giuseppina aveva 19 anni e non riusciva a lavare i pannolini (allora si usavano quelli di stoffa) nel fiume Calore nel tratto che precede il salto nella “Palata”.
In quel tempo Piaggine contava oltre 3000 abitanti e Valle dell’Angelo poco più di 700 abitanti
Era il secondo dopo guerra e le coppie non avevano remore a mettere al mondo figli. Era anche il tempo della seconda grande migrazione verso l’America del Sud, prima, e verso l’Australia dopo che avevano dato una forte scossa all’assetto demografico delle due comunità.
A Piaggine era stato completato l’edificio scolastico per accogliere le giovani generazioni che i genitori volevano affrancare dall’analfabetismo imperante. Ed anche Valle Dell’Angelo si era dotato di un altrettanto imponente struttura dove educare allo studio le giovani generazioni. Non era ancora il tempo della scuola media unificata, ma la scuola di avviamento alle arti e alle professioni era già un bel passo avanti.
Cosa che avvenne e in tutti i comuni della valle del Calore e degli Alburni.
I due paesi, da poco tornati comuni autonomi, si rincorrevano nel voler primeggiare nella rincorsa al benessere economico e nel voler elevare il livello culturale dei propri figli.
Il calo delle nascite fece scendere in picchiata la curva del grafico che lo raccontava. Il resto lo ha fatto la voglia di voler far emancipare da un destino di vita circoscritta all’ambito rurale i propri figli.
Ed ecco che chi, come me, è arrivato alla soglia dei 70 anni, è costretto a fare i conti con la desertificazione demografica e il decadimento del patrimonio abitativo che è la conseguenza diretta dei fenomeni accennati prima.
Le curve che si vedono nelle tabelle allegate danno un quadro inesorabilmente allarmante della “china” che ha preso la statistica negli ultimi due decenni.
Per cui è una questione “esistenziale” tentare qualcosa per allentare la morsa che stringe come un nodo “scorsoio” quel che resta delle due comunità in termini assoluti e, soprattutto, se si guarda ai numeri relativi all’età degli abitanti residenti.
Nel breve termine si dovrebbe incentivare l’arrivo di nuovi residenti e nel medio tempo che ci sta davanti trovare il modo per attrarre giovani ad insediarsi in un luogo ameno che rende la vita serena, tranquilla e, soprattutto, più libera … le moderne tecnologie possono dare un grande aiuto.
Ecco perché unire le “forze” per affrontare da una posizione più solida l’inverno demografico che le due comunità hanno davanti, potrebbe essere un fatto determinante per provocarne altri tesi a conservare in vita la “vita” nell’alta Valle del Calore.
Le risorse che lo stato mette a disposizione dei comuni che si fondono potrebbe essere una leva poderosa per mettere a tacere i timori campanilistici della perdita d’identità. Si tratta di un accompagnamento economico pari al 60% in più per dieci anni dei trasferimenti che lo stato assegna ogni anno: circa €450.000,00.
Si tratterebbe di risorse fresche con le quali l’amministrazione potrebbe “fare” politica ad alto livello per puntellare i punti deboli citati prima.
Intanto, nel mio piccolo, dà un po’ di tempo, invece di risalire dal Ponte verso il Cervati passando per Santo Simeone, corro o cammino lungo un circuito che parte e si chiude in via G. Ricci dove risiedo quando sono a Piaggine. Domenica 7 luglio, con mia moglie Gina, siamo partiti da casa per camminare lungo il perimetro che comprende i centri abitati dei due comuni limitrofi.
Siamo saliti per le Coste, scesi sulla strada che porta a Sacco (SP 11), passati davanti al cimitero per un saluto agli avi, risalito verso il monte Vivo per un breve tratto per poi scendere sulla strada “decaduta” in disuso, attraversarla fino alla Chiova e raggiungere la cappella della Madonna delle Grazie. Camminando è più facile soffermarsi sui luoghi, godersi i panorami, fermarsi a scrutare i luoghi che hai visto da bambino ed oggi sono trasformati come, del resto, noi stessi! L’imponente nuovo edificio in costruzione che dovrà ospitare le nuove generazioni di bambini dei due comuni è una imponente promessa al futuro …
Alla rotonda giriamo verso l’Epitaffio dove incontriamo Nicola Cinnadaio che si accinge a rientrare a casa dopo aver accudito il piccolo gregge che gli tiene compagnia negli anni che restano.
Entriamo nel territorio di Valle dell’angelo passando davanti al frantoio, superiamo lo spazio riservato ai bambini “Valledellangiolandia”. Scendiamo verso il cimitero dove il panorama si apre alla vista fino alla bassa Valle del Calore.
A sinistra la parte alta di Valle dell’Angelo ci inviterebbe ad entrare nel paese e scendere fino alla piazza che è il suo fulcro sociale, religioso e culturale per rifugiarsi all’ombra delle case che si stringono l’una all’altra a fare ombra anche al sole che è allo zenit.
Proseguiamo, invece, sulla comoda strada “tangenziale” che, dopo una lunga ansa, ci porterà a ridosso del Calore dove si incontra con il Festolaro.
Arrivati a valle, superiamo l’eliporto, l’area destinata all’emergenza sanitaria e all’antincendio. Più avanti un cartello ci invita ad andare a destra dove c’è un’area attrezzata per il picnic che è anche adibita alla sosta camper.
L’acqua che sgorga rumorosa da tre grosse bocche che fa invidia al Calore ridotto ad un rivolo dalle captazioni fatte per alimentare l’acquedotto che disseta intere comunità della Valle e della pianura del Sele.
Più avanti ancora acqua … una fontana fregiata dal Corpo Forestale dello stato ed adibita a lavatoio, racconta molto di quanto il tempo antico fosse caratterizzato dalle esigenze di vita quotidiane: abbeverare gli armenti e garantire alle donne lo spazio per fare bianca la “biancheria” in una rigida separazione dei ruoli.
Non entriamo in paese e passiamo sopra il ponte per andare ad imboccare la strada che porta al Cervati. Nonostante il sole sia alto nel cielo, il querceto che accompagna la strada fino alla contrada Tempa ci concede refrigerio.
Imbocchiamo la stradina lungo il Calore che ci condurrà al ponte, lì dove inizia la salita verso i pascoli dove intere generazioni di Chiainari hanno imparato a vivere di pastorizia. La scala che invita a intraprendere al scalata, per questa volta, rimarrà “deserta” di noi.
Ci godremo, invece, la salita a San Giuseppe, dove incontro riconoscendola, una signora che un tempo, è stata bambina come me e scorrazzavano insieme su è giù per scale ai due lati del fiume.
Proseguendo sulla via del “campanaro” che passa dietro la chiesa di San Nicola, raggiungiamo il numero 22 di via Gaetano Ricci (una volta via Roma) dove ci fermeremo per un meritato riposo.
In poco meno di due ore abbiamo “abbracciato” il mio piccolo mondo antico sfiorandolo con rispetto e richiamando alla memoria molto di più di quello che è scritto in questo “troppo breve” articolo.
Appendice …
Non sono state poche le persone che hanno apprezzato l’idea della fusione dei comuni di Piaggine e Valle dell’Angelo.
Allo stesso tempo, poco o niente si è mosso al livello di sindaci e amministratori per porre discussione l’ipotesi di aggregazione ponendo in evidenza vantaggi e svantaggi per le due comunità.
È evidentemente la pigrizia intellettuale che sfocia nel lasciar fare al tempo il lavoro di corrodere lo spirito di autodifesa delle comunità destinate alla consunzione.
Come è altrettanto eclatante l’affievolirsi della capacità di reazione dei cittadini di fronte all’inerzia che fa precipitare nel declino demografico le comunità.
C’è sempre un buon motivo per unire e tantissime riserve che ci fanno allontanare … spero che la buona volontà prevalga sulla pigrizia intellettuale che condannerebbe all’estinzione comunità che ci hanno cresciuti e ci hanno fatto diventare quello che siamo.