Franco Palumbo, come è stato bravo ad azzeccare tutte mosse prima e durante la campagna elettorale, così è riuscito a sbagliare molte mosse dopo aver espugnato il fortino di Italo Voza.
Nella sua marcia a trionfale elettorale ha saputo posizionarsi fuori dal recinto “politico” capaccese costringendo tutti gli altri attori a difendersi contrattaccando coralmente contro di lui, “lo straniero”, ambizioso di poter saltare al di qua del Solofrone e spodestarli dalle loro cinquantennali rendite di posizioni politiche.
Non sono stati pochi gli attori capaccesi e pestani che hanno sottovalutato la dirompente proposta dell’uomo che “aveva fatto bene a Giungano” che garantiva esperienza amministrativa e operatività a tempo pieno.
Ma il virus che lo ha portato alla caduta l’ha iniettato nella sua compagine già dopo essere passato al 2° turno. Infatti, fa un accordo sotto banco con Franco Sica senza passare dall’apparentamento previsto dalla legge elettorale con lo scopo di rinforzare il suo gruppo consigliare aggiungendovi i due spettanti alla lista di opposizione spettanti alle liste Sica.
Risultano così i rapporti tra maggioranza e opposizione all’interno del consiglio comunale.
Poi dà l’impressione di voler costruire la sua giunta con oculatezza nominando subito solo Giuseppe Troncone (l’unico designato già in campagna elettorale) e Franco Sica per l’accordo di cui sopra.
Col tempo arrivano le nomine di Teresa Palmieri e Claudio Aprea; infine per Maria Antonietta Di Filippo.
Ma Palumbo, intanto che gli assessori prendono confidenza con la macchina amministrativa, opera in modo deciso e veloce grazie all’assistenza fornitagli dal suo staff dando subito un segno della sua praticità soprattutto mettendo mano con “qualche secchio di vernice” alla viabilità ed ai parcheggi nell’area balneare. Intanto Troncone revisiona i conti e fornisce a Palumbo i dati economici per alimentare la polemica politica contro “quelli che amministravano prima”.
Anche i consiglieri vengono investiti di deleghe per la gestione e supervisione dei vari settori della vita pubblica ma trattiene per sé quelle dei settori nevralgici: turismo, personale e Puc.
La “galoppata” di Palumbo lascia però dietro le quinte la grande massa di persone che per lui ci hanno messo la faccia: tutti i candidati che con il loro apporto, anche se piccolo, gli hanno consentito di formare 4 liste e presenziare ogni angolo del comune. Sono in tanti ad lamentarsi di non essere mai stati coinvolti dopo il voto nemmeno a livello consultivo.
Il sindaco comunica con loro e con la popolazione tramite la sua efficiente squadra addetta alla comunicazione.
Nel frattempo gli assessori cominciano a prendersi il loro spazio, a formulare proposte che in alcuni casi vengono tradotte in progetti. Ma la vera macchina che lavorava a tempo pieno è quella dello staff del sindaco che sfornava idee i proposte.
Palumbo trova anche il tempo di rispondere, redarguire, minacciare querele nei confronti dei primi oppositori cheescono allo scoperto. Ma anche all’interno della sua maggioranza, come vengono alla luce, in questo ultimo periodo, segnali di insofferenza.
Il problema di salute che lo coglie a ridosso delle festività natalizie del 2017 mette a tacere ogni velleità di protesta all’interno della maggioranza. La reggenza è affidata alla coppia Palmieri – Aprea che lo sostituirono con successo nel periodo di degenza e della prima convalescenza. Ma Palumbo riusce a creare scompiglio anche in quel periodo indicando sua figlia come componente dello staff con il compito di controllare le “carte”.
La levata di scudi fa rientrare la nomina ma un altro solco è scavato.
La lenta ripresa del controllo procede di pari passo con i “mal di pancia” all’interno del corpaccione della maggioranza che lo sostiene.
A questo punto, il sindaco decide di dare uno scossone alla situazione procedendo all’azzeramento della giunta i cui componenti sono stati nominati da circa un anno. Lo fa anche perché Troncone e Palmieri hanno deciso di dimettersi, presumibilmente (non hanno mai detto perché l’hanno fatto, né il sindaco ha mai precisato perché li ha licenziati), perché non accettano di continuare a fungere da copertura alle scelte fatte nelle altre stanze.
Fuori discussione è solo Franco Sica. Claudio Aprea, che ha già una volta protocollato le sue dimissioni, viene dimissionato di nuovo salvo essere ripescato e di nuovo messo all’angolo in questa ultima fase.
Palumbo nomina la nuova giunta promuovendo la Di Filippo alla carica di vicesindaco, Donatella Raeli al bilancio, e chiama Annalisa Gallo alle politiche sociali, che si dimette da consigliere, cedendo il posto ad uno dei “traditori” Pasquale Accarino. Questo fatto sarà fatale a Palumbo in quanto la Gallo non lo avrebbe mai lasciato!
In autunno, la fronda è cosa fatta e si manifesta con una lettera scritta a sei mani da cinque consiglieri eletti nelle liste di Palunbo e 1 in quella di Sica: Francesco Petraglia, Nino Pagano, Alfonsina Montechiaro, Ferdinando Mucciolo, Pasquale Accarino ed Angelo Merola.
Il sindaco, invece di convocare i firmatari per tentare una mediazione li riempie di insulti e accuse ricacciando indietro in toto anche chi tra i firmatari è in “buona fede” e lo fa per richiamare l’attenzione del sindaco. Palumbo fa la sua reprimenda in consiglio comunale quando avrebbe potuto prendere tempo e immaginare soluzioni per risolvere la crisi in modo politico.
Cerca e trova l’appoggio di due consiglieri di opposizione, Marianna Polito, eletta nelle liste di Nicola Ragni, e Pasquale Mazza, eletto nelle liste di Italo Voza.
La sua maggioranza, a questo punto, si regge solo sul suo voto avendo provocato un arroccamento anche degli altri consiglieri collocati all’opposizione dal voto dei cittadini.
A questo punto, la saldatura tra la vecchia e nuova opposizione è un gioco facile da imbastire e il collante lo dà proprio Palumbo andando in diretta da Stile Tv a rilanciare invettive contro i suoi ex sostenitori. Porta con sé tutti i consiglieri rimasti a lui fedeli e i due nuovi accoliti. Tutti insieme gli giurano fedeltà “eterna”.
Ma l’amministrazione Palumbo è ormai su un piano inclinato … tutti sanno che l’adesione di Pasquale Mazza non può essere acquisita per sempre ma può reggere solo se la contropartita “politica” può valere la pena di essere sottoposto a pressioni di ogni genere sia dai suoi ex compagni di partito sia dai tanti tra chi lo ha sempre votato nella contrada Laura.
Tutti sanno che col passare del tempo la “stagnazione” potrebbe dare una mano a Palumbo. Ma i suoi avversari sanno che il tempo logora chi “il potere non ce l’ha”, per cui a ridosso delle feste natalizie parte l’affondo decisivo per provocare la caduta del sindaco con le dimissioni contestuali di 9 consiglieri. Infatti, i “congiurati” di recano alla spicciolata dal notaio dopo aver convinto anche i consiglieri da sempre all’opposizione che qualcuno dichiarava titubanti. L’operazione viene consumata in segreto e con una velocità degna di miglior causa.
Tant’è vero che Palumbo e l’intera sua maggioranza non ne hanno sentore e si ritrovano dimissionati inopinatamente con la consegna al protocollo del comune delle dimissioni sottoscritte dai nove consiglieri.
L’ultimo atto di Palumbo è quello di convocare una conferenza stampa per le 16:00 del 24 dicembre chiamando a raccolta, oltre alla stampa, consiglieri e sostenitori che accorrono in massa.
Tra gli astanti anche qualche oppositore giunto gustarsi la “vendetta” in un freddo pomeriggio di dicembre. I protagonisti dello sfratto, invece, si saranno rintanati in qualche luogo a brindare davanti alla TV che trasmette la diretta della caduta del “Papa Straniero” che, repentinamente ha perso il potere, così come lo aveva conquistato.
Nel futuro politico di Capaccio Paestum c’è una campagna elettorale ferocemente caratterizzata da accuse al vetriolo. Il numero dei possibili candidati sindaci ha già superato il numero di 5 ed altri si propongono all’orizzonte.
Ma questa è tutta un’altra storia da raccontare …
velina