di Oscar Nicodemo
Il turismo culturale che può essere inteso come “il complesso delle manifestazioni e delle organizzazioni relative a viaggi e soggiorni compiuti a scopo ricreativo o di istruzione” (Devoto, Oli, 2011) per essere considerato un asset portante di un territorio deve fare riferimento ad una governance, in grado di gestire non solo i processi di tutela e conservazione, ma anche quelli relativi alla sua valorizzazione, gestione e fruizione.
In un mondo in cui la partecipazione dei rappresentanti degli interessi economici e della società civile sta diventano la norma, il termine “governance” definisce meglio il processo attraverso cui, collettivamente, risolviamo i nostri problemi e rispondiamo ai bisogni della società. Ecco perché se cominciamo ad ammettere che i processi culturali giocano un enorme ruolo nei fenomeni di trasformazione di un territorio, soprattutto in quelli che necessitano della riappropriazione di una “cittadinanza attiva” (come nel caso di Capaccio Paestum), non si può prescindere dal ricominciare a ridisegnare una governance culturale, che sia in grado di porre al centro dello sviluppo turistico un piano strategico basato sull’interesse storico-ambientale e di curare le molteplici dimensioni dell’intervento: dall’urbanistica alla mobilità, dalla riconversione di spazi dimessi alla rivalutazione delle aree decentrate e così via.
Ecco, perché, un evento come la Borsa Mediterranea del Turismo, esaurita, ormai, la sua spinta di superficiale promozione, potrebbe rappresentare un contenitore di idee volte alla ricerca di offerte originali e distintive delle tradizioni autoctone. D’altronde, nessuno ormai può negare, di fronte al continuo incremento dei fruitori italiani ed esteri del patrimonio culturale del paese, che una “politica per la cultura” debba entrare a far parte delle programmazioni economiche e sociali nazionali, coinvolgendo problematiche che vanno ben al di là della salvaguardia del patrimonio culturale e che concernono l’università e la ricerca, le politiche per l’occupazione, di sostegno per le imprese e per l’integrazione, le associazioni di volontariato.
Sarebbe, pertanto, davvero auspicabile che l’amministrazione del comune di Capaccio Paestum, le banche e le altre agenzie che operano nel territorio, di concerto tra loro, istituissero un Osservatorio per lo sviluppo e la ricerca del Turismo Culturale, che, attraverso competenze specifiche, potrebbe dare finalmente luogo ad una vera e propria progettazione di rilancio imprenditoriale.
Ne guadagnerebbero tutti. Ma, proprio tutti!