Continuano le audizioni per discutere del Disegno di Legge Regionale per la riapertura del Tribunale di Sala Consilina proposta dal Consigliere Regionale Corrado Matera.
La settimana scorsa nell’Aula “Giancarlo Siani”, presso gli uffici del Consiglio Regionale della Campania al Centro Direzionale di Napoli, dinanzi alla I Commissione Permanente presieduta da Giuseppe Sommese, sono intervenuti (in webinar) l’europarlamentare Franco Roberti, già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno e Procuratore Nazionale Antimafia, il dottor Ottavio Abbate, già presidente del Tribunale di Sala Consilina, Mons. Antonio De Luca, Vescovo della Diocesi di Teggiano. In presenza, oltre a Corrado Matera sono intervenuti l’avv. Angelo Paladino, componente della Camera Penale presso il Tribunale di Lagonegro, ed il giornalista Giuseppe D’Amico.
Tutti gli intervenuti hanno rimarcato un dato: la decisione di chiudere Sala Consilina è stata una scelta sbagliata ab origine ed i fatti lo hanno solo confermato. Lo hanno sostenuto sia l’on. Franco Roberti che il presidente Ottavio Abbate. Da parte sua mons. Antonio De Luca si è soffermato sull’aspetto socio-economico del problema ricordando che sono sempre più numerose le persone che chiedono aiuto. Ricco di spunti anche l’intervento dell’avv. Angelo Paladino il quale ha evidenziato i problemi che tutti coloro i quali, a qualsiasi titolo, frequentano il palazzo di Giustizia di Lagonegro devono quotidianamente affrontare.
Di seguito riportiamo alcuni passaggi dell’intervento di Giuseppe D’Amico che ha trattato la vicenda dal punto di vista storico.
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Tra le diverse motivazioni alla base della richiesta di riapertura del Tribunale di Sala Consilina una delle più importanti concerne la necessità di garantire la sicurezza di un territorio sempre più a rischio di infiltrazioni malavitose per la sua collocazione geografica. E la relazione della DDA è soltanto l’ultima importante conferma. Del resto quello della sicurezza è un problema con il quale il Vallo di Diano da sempre deve fare i conti anche per via di una collocazione geografica che ne fa la cerniera tra Campania, Basilicata e Calabria. Un problema che negli ultimi anni si è ampliato a seguito della soppressione del Tribunale, baluardo fondamentale per la tutela di un vasto territorio abbandonato a se stesso dallo Stato.
La mia testimonianza, ancorché breve, parte dagli anni ’70 quando la magistratura, sia quella campana che quella calabrese, dispone l’invio in soggiorno obbligato nel Vallo di Diano di esponenti della criminalità organizzata. I danni prodotti da quelle assegnazioni sono ben visibili: è sufficiente ricordare che personaggi abituati a delinquere iniziano a fare “doposcuola” ai ragazzi locali. Cominciano le estorsioni a danno di imprenditori e commercianti con utilizzo dei primi attentati di avvertimento dinanzi ad esercizi di attività commerciali soprattutto a Sala Consilina il centro più importante del Vallo di Diano è. Naturalmente, vanno riconosciute ed elogiate la professionalità e l’azione della Magistratura e delle Forze dell’Ordine che 40 anni fa presentavano questi numeri: circa 100 Carabinieri assegnati alla Compagnia di Sala Consilina; 30 agenti di Polizia con compiti di controllo sulla viabilità ordinaria e su un lungo tratto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria (da Eboli a Cosenza) e 20 agenti della Guardia di Finanza. Certamente pochi per i compiti istituzionali da assolvere. Non dobbiamo dimenticare che il nostro territorio è un crocevia importante per la Basilicata, la Puglia ma, soprattutto, da e per la Calabria. I pericoli sono evidenti. Non a caso, nel gennaio del 1991 il Procuratore Generale presso la Corta d’Appello, Mario Ranieri, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, denuncia il rischio concreto di infiltrazioni malavitose nel Vallo di Diano di soggetti provenienti da zone limitrofe, dalla Piana del Sele, una delle roccaforti del Clan di Raffaele Cutolo. Il rischio di infiltrazioni esiste e non va sottovalutato”. Al grido d’allarme del Procuratore Generale si associa il Prefetto di Salerno, Corrado Catenacci, il quale afferma: “Non c’è da stare allegri. Nonostante il continuo ed assiduo impegno delle forze dell’ordine i dati sono allarmanti e da più parti è stata evidenziata la necessità di istituire un Commissariato di PS nel Vallo di Diano, una zona che negli ultimi mesi è stata investita da un’ondata di criminalità senza precedenti”.
Nel febbraio dello stesso anno 1991 scoppia lo scandalo dei rifiuti che confermano la presenza nel Vallo di Diano sia della Camorra che della ‘Ndrangheta.
Cresce il numero delle persone vittime di usura e nel dicembre del 1991 la Caritas della Diocesi di Teggiano-Policastro, con il contributo della BCC Monte Pruno di Roscigno, costituisce l’associazione antiusura “Nashak” per aiutare e sostenere chiunque versi in stato di bisogno e prevenire il fenomeno attraverso forme di tutela, assistenza ed informazione.
A rilanciare la vertenza sicurezza sono i sindacati di Polizia (Siulp e Sap) i quali ritengono indispensabile l’istituzione di un Commissariato nella Valle dell’Irno ed a Sala Consilina. La richiesta rimane senza esito così come quella del Sen. Antonio Innamorato che ha proposto al Ministero l’istituzione di due Commissariati di Polizia, uno nel Vallo di Diano e l’altro nel Cilento. Per tutta risposta in quello stesso anno 1991 vengono invitati nel Vallo di Diano altri pregiudicati in obbligato ai quali si aggiungono malavitosi che soggiorno la parte meridionale della provincia di Salerno per trascorrervi la latitanza senza doversi allontanare troppo dalla loro zona di influenza. Questo indurre il sen. Antonio Innamorato e l’on. Enzo Mattina ad organizzare e organizzare una “marcia su Roma” a cui partecipare circa 40 sindaci del Vallo di Diano e del Cilento e un pullman di cittadini. Personalmente riuscii a partecipare sia all’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, sia al Viminale con il Ministro dell’Interno, Vincenzo Scotti. Il problema della sicurezza nel territorio aumenta: il commissariato non viene istituito, gli organici delle forze dell’ordine non mi pare siano stati potenziati mentre sono partiti il tribunale e la casa circondariale nettamente contraria rispetto l’opinione rispetto rispetto dalla magistratura, dalla politica dalla popolazione. Il tribunale viene accorpato a quello di Lagonegro con notevoli ripercussioni anche per quanto riguarda l’aspetto sociale ed economico del territorio. Un fatto è certo: la soppressione del tribunale è l’immagine plastica dell’autolesionismo della Giustizia che penalizza se stessa. Invece dell’auspicato risparmio e del migliore andamento della giustizia, lo “scippo” ha prodotto il contrario di quanto si prefiggevano il ministro Paola Severino ed il Capo Dipartimento del Ministero Luigi Birritteri i quali con una ostinazione ed una pervicacia degne di miglior causa sopprimono con un colpo solo 33 uffici giudiziari, 37 Procure della Repubblica e 220 sezioni distaccate. La decisione invece di accelerare i processi e migliorare l’iter della giustizia finisce col depotenziarla. Il risultato? Un intero territorio è stato tradito da chi aveva il compito di tutelarlo. Traferire un tribunale che a Sala Consilina disponeva di circa 5.500 mq. di spazio in un edificio a Lagonegro di soli 3.800 mq, con locali angusti già insufficienti per un solo Ufficio, era e si è dimostrato un errore reso ancora più grave soprattutto per Sala Consilina se si considera che il tribunale accorpante, unico caso in Italia, insiste in un’altra regione ed è più piccolo del tribunale accorpato. L’unico aumento prodotto riguarda il “turismo” giudiziario a cui, loro malgrado, sonoti obbligati magistrati, avvocati, forze dell’ordine e detenuti,
Tra i primi a prendere posizione vanno ricordati l’ ANM ed il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Salerno: “ È inconcepibile che il Tribunale di Sala Consilina possa essere accorpato ad un Tribunale di dimensioni minori come quello di Lagonegro situato non solo in un’ altra provincia, ma addirittura in un’altra regione ”.
Altrettanto decisa la presa di posizione del dott. Matteo Casale , all’epoca Presidente della Corte d’Appello di Salerno, che così scriveva nella sua relazione in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario: “ Nel triennio dal 2008 al 2010, (Presidente il dottor Ottavio Abbate) il Tribunale di Sala Consilina , era risultato tra i più produttivi in Italia, classificandosi al primo posto nella classifica di produttività riferita al settore penale e nel terzo posto della stessa classifica riferita al civile ”.
Di rilievo anche l’accorato intervento del Sen. Alfonso Andria in data 12 settembre 2012. Dopo avere ribadito il parere contrario alla soppressione, Andria evidenzia un fatto quanto meno singolare: “ Il 5 luglio scorso, ( Anno 2012, ndr) esattamente il giorno prima che il Governo approvasse lo schema di decreto legislativo, pervenne al tribunale di Sala Consilina una lettera del direttore generale del Ministero della giustizia, Daniela Intravaia con la quale si trasmetteva il decreto di autorizzazione all’attivazione presso il tribunale di Sala Consilina della trasmissione dei documenti informatici (cosiddetto processo civile telematico-procedimenti di esecuzione immobiliare). Vieni terribile? Prima la beffa e poi il danno.
Oggi di fronte alla richiesta di riapertura del tribunale assunta dai parlamentari della circoscrizione e dai consiglieri regionali di tutti i Gruppi è il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità il Vallo di Diano continua a pagare un prezzo altissimo per l’assenza di un presidio giudiziario e questo non lo diciamo solo noi giornalisti. Alla luce delle recenti inchieste giudiziarie notizie di cronaca ancor più gravi che hanno evidenziato una permeabilità sempre maggiore nei Comuni del Vallo di Diano di fenomeni gravissimi di illegalità, si impone una coraggiosa presa di posizione a tutela di un territorio che non merita di essere ulteriormente mortificato. La situazione è gravissima e può solo degenerare ulteriormente. I cittadini sono resi, frutto di un disegno di legge legislativo frettoloso, fallace, anti economico, e causa delle sofferenzedi un’intera area geografica abbandonata a se stessa. È il momento di scelte decise e decisive anche da parte dalla Regione Campania.