Sa di pietra e vento il mio paese. Le pietre sono altari di falesie ambrate che dirupano nella gola di Tremonti con la cascata del Solofrone che rifrange argento nella gloria della luce. Più su, lungo il corso del fiume, sono anatre in cova o mandrie di pecore paciose, ruminanti nel ricamo verde di macchie di lentischi, mortelle e ginepri che scalano tratturi accidentati a conquista di case a sbalzo. Dalla Piazzetta Panoramica, invece, si aprono a voragine, minacciando sfracelli sull’abitato di Giungano o esibiscono abbracci nell’alcova d’amore all’incavo della “Preta ‘Ncatenata” o lanciano richiami di corvi gracidanti a picchiata furente su prede inermi dal pinnacolo gotico di un immaginario tempio alla natura, che dai corvi prende il nome (preta re li cuorivi) ed è spalancato sull’infinito dell’orizzonte a fuga di campagne e paesi del Cilento Antico, dove si stagliano lo Stella ed il Gelbison a memoria di pellegrinaggi litanianti per propiziare grazie da Madonne nere. Il vento è di terra e di mare. La tramontana scivola dal Monte Vesole o dai contrafforti del Soprano e, nei mesi estivi, carezza lieve i campi coltivati: Nell’autunno/inverno scuote possente faggeti e lecceti, strazia i castagneti fitti ed i frutteti radi, sibila furente nelle grotte già covi dei briganti, pettina con violenza i seminativi, dondola minacciosa sui pali della luce, spazza con raffiche rumorose i tetti rossi e batte irata alle finestre delle case. Il libeccio gonfia la furia dei marosi che si frantumano con fragore sulla battigia ad invasione di pineta giù nella costa di Paestum e riecheggiano fin quassù, dove arriva, a volte, profumo di iodio e sale.
La casa dove nacqui è avamposto, fresco d’estate e turbinoso nelle folate a mulinello d’inverno, sulle dentellature dei burroni, che, al di là degli orti, minacciano da secoli il volo nell’abisso. Dalla finestra il mandorlo infiocchettato di neve a gennaio annunziava, però, primavera già a metà febbraio con i fiori fragili ed infreddoliti da fare tenerezza. Una colonia di agavi figliava, e figlia ancora, sciabole minacciose e, ogni anno, accendeva, e accende, candelabri di fiori, che tralucevano d’oro al sole pigro di settembre/ottobre. Ci andavo spesso, giovinetto, alla trasgressione appartata della prima sigaretta o alla sospirata attesa di appuntamenti sempre più fitti nell’assolato meriggio con la prima fidanzata. Era un luogo da paesaggio smemore soprattutto nella primavera avanzata quando le fessure ardite delle rupi esibivano cespugli di sambuco nel trionfo bianco della fioritura, le ginestre ingioiellavano d’oro effimero i petti bianchi scanalati e i capezzoli appuntiti leggermente anneriti di rocce ossificate che suggerivano galoppi delle prime fantasie erotiche così come il cardo in fiore con il tenero velluto spiumato dal cilicio della scorza invitava a baci caldi e carezze tenere . “Sui monti di pietra può nascere un fiore”; e lì la natura esplodeva per miracolo nel trionfo dei germogli spontanei con conseguente ubriacatura di mentuccia, finocchietto, mortella, valeriana, rosmarino, erica, orchidea selvatica. Era il mio eden a impiastricciar melina con il sottofondo di ronzio d’api a succhiare polline e ad inseminare… buchi di roccia per altra proliferazione spontanea E tutt’intorno lo strapiombo aereo di un paesaggio, orrido e bellissimo insieme, si caricava di sottile ma intensa tensione di sensorialità panica. Anche perché lì si materializzava una bella, intensa, commovente e tragica storia d’amore, che la tradizione orale ha tramandato di generazione in generazione, nel corso dei secoli, diversificata nei nomi e in qualche particolare, ma fondamentalmente identica nella sostanza del contenuto. Ha fecondato anche la mia scrittura creativa: Saul, capobrigante, bello come un dio greco, occhi di fuoco e capelli incolti arruffati penetra con violenza nel palazzo del marchese per un saccheggio a mano armata. Isabella, la marchesina, luminosa di grazia e di sorriso, statuaria nella bellezza della verginità intonsa, impavida nella sfida a lamine di guardi. È cotta a prima vista, irresistibile, furente a devastare cuore, anima e pensieri. Saul rinunzia alla rapina, Isabella ha trovato l’uomo dei sogni. L’amore esplode nottetempo nell’alcova del dirupo della Preta ‘Ncatenata, e si consolida negli incontri reiterati fino a quando la delazione servile degli invidiosi di turno non arma la mano del marchese padre/padrone fermamente deciso a stroncare la tresca con un plotone di soldati armati piombati all’improvviso sui giovani amanti spersi nella passione senza freni, al punto che, per non cadere nelle mani dei soldati e finire vittime della vendetta del marchese adirato, con la sola colpa di un amore tanto bello quanto impossibile si baciano, con spudorata ingenuità per l’ultima volta, si incatenano in un abbraccio indissolubile e, insieme, si lanciano nel vuoto a peana di libertà. Una avvincente e coinvolgente storia di amore e morte!!! Ho suggerito al sindaco, Rosario Carione, intelligente e motivato e perciò aperto al dialogo, che ha accettato l’idea con entusiasmo, di riscoprire ed esaltare la leggenda con la creazione di UNA VIA ED UN PARCO DELL’AMORE con percorso attrezzato con piante e fiori in tema e ritmato dai versi, scolpiti su maioliche colorate ad arabesco di muri, di poeti tutti i tempi. L’Amministrazione Comunale è già al lavoro nella convinzione che l’idea può diventare motore di sviluppo con varie iniziative sul tema: 1) Recital di poesie e canzoni d’amore; 2) cineforum con i grandi film d’amore; 3) weekend di enogastronomia all’insegna dei menu afrodisiaci; 4) pasticceria in tema (sospiri d’amore); 5) gadget, frutto della creatività degli artigiani; 6) magliette prestampate con le facce sorridenti degli innamorati suicidi, ecc, ecc. Insomma una serie di appuntamenti lungo tutto l’arco dell’anno, più radi nella bassa stagione, più intensi nei mesi estivi con l’intento di richiamare correnti di turismo giovanile, ma non solo, che dalla vicina costa di Paestum, Agropoli e del Cilento in genere, salgano fin quassù per una esperienza insolita sull’onda delle emozioni d’amore.
Questo scrivevo circa quattro anni fa, o giù di lì, lanciando l’idea progetto della VIA E DEL PARCO DELL’AMORE. Oggi quel progetto è una realtà. È stato inaugurato il 22 dicembre del 2015 e nel corso di un anno e passa è stato visitato da un numero sempre crescente di innamorati, che fecondati dall’entusiasmo di un paesaggio di malia e, stimolati dalla “curiositas” dei versi d’amore dei poeti di tutte le letterature dal mondo antico ai nostri giorni, attraverso il passaparola hanno messo in moto un pellegrinaggio di innamorati da tutta la regione ed oltre. Il progetto è ancora in fieri e sono sicuro che sarà perfezionato al meglio a breve. Ciò nonostante mi sento di suggerire questa passeggiata tanto originale quanto insolita in occasione del weekend di San Valentino. Potrebbe essere l’occasione per consolidare un amore nascente o una riconciliazione per un rapporto in crisi per le coppie di tutte le età e di tutti i ceti sociali Trentinara è un paese accogliente, gradevole da vivere nei vicoli lindi e ben tenuti, a scialo di fiori, dove non mancano ristorantini di buon livello, due dei quali si sono classificati in ottime posizioni, in una graduatoria/sondaggio dei ristoranti di tutto il Cilento: Le Antiche Mura (1°), Lu Vuttaro (8°). D’obbligo una passeggiata, propedeutica per la Via dell’Amore, con lo spettacolo da visibilio di piacere dalla Piazzetta Panoramica a volo nella gola di Tremonti, dove la cascata del Solofrone rifrange argento alle falesie ambrate degli altari di pietra, dove due sindaci creativi, intelligenti e motivati, quello di Giungano, Franco Palumbo, e quello di Trentinara, Rosario Carione, pensano in grande, il primo con “Il patto del fiume” ed il secondo con “Cilento in volo”, di cui avrò modo di parlare a breve e a più riprese con dovizia di particolari. È la riscossa delle zone interne, che riscopre ed esalta LA KORA PESTANA, protagonista l’anno corso alla BIT di Milano, che per felice coincidenza cadde proprio alla vigilia del weekend di San Valentino, come appuntamento d’amore scritto dalle stelle. Buon San Valentino a tutti, soprattutto con le nuove progettualità del territorio nei settori strategici del TURISMO e della CULTURA.
Questo scrivevo l’anno scorso, con riflessioni che sono ancora valide ed attualissime. Ci ritornerò prestissimo e concentrerò una mia ulteriore riflessione sul PARCO DELL’AMORE e sui MENU afrodisiaci, che chiamerò A TAVOLA CON AMORE, dando altri suggerimenti a Sindaco, amministratori ed imprenditori locali per migliorare l’offerta turistica nel segno della qualità, della diversificazione e della destagionalizzazione. In attesa, però, consiglio, sin da subito una maggiore sinergia tra Amministrazione ed operatori economici per incentivare la promozione con una segnaletica più visibile tra le due belle infrastrutture ludiche già esistenti e funzionali. VIA DELL’AMORE e CILENTO IN VOLO, per una migliore fruizione. Auguri e Buon Lavoro