Lascerà forse sbigottiti persino i più accaniti maschietti antifemministi, questa frase del 1° Rettore dell’Università di Bari, il famoso medico endocrinologo Nicola Pende (1880-1970), ideatore della telemedicina (la diagnosi a distanza); fautore delle leggi razziali fasciste, dalle quali poi si allontanò, candidamente scriveva che alle donne occorreva negare alcuni studi per i quali «Sappiamo che il cervello femminile non è, per natura, preparato alle carriere: 1) delle scienze; 2) della matematica; 3) della filosofia; 4) della storia; 5) dell’ingegneria; 6) dell’architettura». Meno male che, dopo lo splendido elogio della materia grigia – in tutti i sensi – femminile, il diritto alla procreazione veniva salvaguardato, perlomeno l’universo femminile riconosceva al dr. Pende l’indubbio merito di non aver negato il fatto di poter fare figli … Che dire, delle “affettuose carezze” dell’astronomo Giovanni Keplero e del filosofo J. J. Rousseau? Più o meno all’unisono, le due teorie recitavano: «È bene che le fanciulle e le donne non si impegnino nello studio della scienza e della matematica, che le sono innaturali». Eva, disobbediente al Comandamento di Dio, è la peccatrice per antonomasia; S. Paolo non manifestava particolari tenerezze verso le creature femminili … Voltando pagina, indubbiamente sarebbe un elenco assai consistente, quello dei Premi Nobel assurdamente assegnati, unito all’altra elencazione relativa ai Nobel inspiegabilmente negati, in tutti gli àmbiti dello scibile involgenti, senza discriminazione alcuna, il mondo maschile ed il femminile. Per quanto concerne il variegato cosmo delle donne, passiamo brevemente in rassegna 3 vicende, la prima di esse riguarda una biofisica e chimica inglese, Rosalind Franklin (1920,1958); docente universitaria,ella dimostrò sperimentalmente, anticipando altri scienziati, la struttura a doppia elica del componente più importante del corpo, la molecola della vita di cui realizzò la prima immagine fotografica, ai raggi X: il DNA; i geni, in essa molecola contenuti, vengono trasmessi dai genitori ai figli. Dunque il componente fondamentale dell’ereditarietà (stessi capelli della madre, colore degli occhi quello del padre…) è questo frammento elicoidale di DNA, presente in ogni parte delnostro organismo: una “tessera d’identità” che non si può in alcun modo falsificare. La scienziata non fece in tempo a far valere il suo diritto di primogenitura; il Nobel per la Medicina, nel 1962, quando Franklin era deceduta da 4 anni (vinta da male incurabile, a soli 37 anni), fu assegnato alla triade di biologi: Francis Crick (britannico, 1916-2004), che lo condivise con lo statunitense James Watson (1928) ed il neozelandese Maurice Wilkins (1916-2004) in virtù della realizzazione del preciso modello strutturale del DNA, tale “rivelazione” cambiò il corso della storia della biologia. Watson, qualche anno fa, mise all’asta la preziosa medaglia Nobel, l’asta d’eccezione si concluse, battuta dalla Christie’s, sulla cifra di 4 milioni di dollari. Singolare è la vicenda di Jocelyn Bell (1943). È assai nota (casi segnalati da quotidiani e riviste di tutto il mondo) nel mondo accademico, l’esistenza di qualche docente universitario, relatore di tesi di laurea scientifiche ed umanistiche, che sfrutta lavori di ricerca svolti da studenti, inerenti alla tesi di laurea; sfoggiando poi pubblicazioni in serie, spacciando, per proprie – ovviamente con opportune modifiche – ricalchi/riproduzioni dell’attività del laureando, conscio che gli studenti: non lo sapranno mai, oppure, nel caso le scoprissero, desisterebbero dal denunciarle. Nel 1967, la giovanissima Bell, astrofisica britannica, scoprì l’esistenza delle “pulsar”, una sorta di faro vorticosamente rotante, “stelle di neutroni” che emettono segnali luminosi; “un cucchiaino” di tali stelle di neutroni, pesa quanto un’estesissima montagna, che si sviluppa per centinaia di Km in lunghezza e decine di Km in altezza. Il Nobel per la Fisica, fu conferito, nel 1974, al britannico Antony Hewish (1924), che lo condivise con Martin Ryle (britannico, 1918-1984), ma la duplice assegnazione venne condannata da vari scienziati. Bell quest’anno ha ricevuto, 44 anni dopo il Nobel negato, il premio Special Breakthrough Prize. Concludiamo con Lise Meitner (1878- 1968), geniale ricercatrice austriaca, collaborò,alla scoperta della fissione nucleare, con Otto Hahn; ma la sinergia, durata 30 anni, sfuggì alla giuria (scienziati professori dell’Accademia svedese delle Scienze) del Nobel, difatti il Premio per la Chimica, nel 1944, fu assegnato unicamente al chimico tedesco Hahn (1879-1968). Nelle centrali elettronucleari, l’energia elettrica viene prodotta in virtù di un processo di fissione nucleare, avviene un ‘bombardamento’, con particelle neutroniche, di aste di Uranio; si sviluppa calore e l’energia termica liberata viene impiegata per riscaldare acqua contenuta nel reattore nucleare; di conseguenza si genera vapore (in effetti, il reattore nucleare o ‘pila atomica’ è una caldaia), vapore che aziona il turbo-alternatore ossia pone in rotazione un gruppo turbina-generatore dal quale si ricava, infine, l’energia elettrica. Quanti sono i reattori nucleari attivi nel mondo? L’Italia, a metà degli anni sessanta, in una ipotetica classifica relativa alla produzione di energia elettronucleare, occupava la terza posizione, preceduta da Stati Uniti e Inghilterra; poi, in seguito all’incidente di Cernobyl del 1986, e del referendum popolare indetto l’anno successivo, furono chiuse le 4 centrali nucleari ENEL (Caorso, Garigliano, Latina e Trino Vercellese) esistenti. Attualmente funzionano 442 reattori nucleari, concentrati in 29 Paesi; l’Europa occupa un ruolo notevole, con 148 reattori attivi in 16 Paesi, ma il fittizio primato mondiale per nazioni, spetta agli Stati Uniti, con 104 “pile atomiche”. Concludo prospettando un omaggio artistico alle 3 Genialità femminili evidenziate, 3 mie elaborazioni. Lascerà forse sbigottiti persino i più accaniti maschietti antifemministi, questa frase del 1° Rettore dell’Università di Bari, il famoso medico endocrinologo Nicola Pende (1880-1970), ideatore della telemedicina (la diagnosi a distanza); fautore delle leggi razziali fasciste, dalle quali poi si allontanò, candidamente scriveva che alle donne occorreva negare alcuni studi per i quali «Sappiamo che il cervello femminile non è, per natura, preparato alle carriere: 1) delle scienze; 2) della matematica; 3) della filosofia; 4) della storia; 5) dell’ingegneria; 6) dell’architettura». Meno male che, dopo lo splendido elogio della materia grigia – in tutti i sensi – femminile, il diritto alla procreazione veniva salvaguardato, perlomeno l’universo femminile riconosceva al dr. Pende l’indubbio merito di non aver negato il fatto di poter fare figli … Che dire, delle “affettuose carezze” dell’astronomo Giovanni Keplero e del filosofo J. J. Rousseau? Più o meno all’unisono, le due teorie recitavano: «È bene che le fanciulle e le donne non si impegnino nello studio della scienza e della matematica, che le sono innaturali». Eva, disobbediente al Comandamento di Dio, è la peccatrice per antonomasia; S. Paolo non manifestava particolari tenerezze verso le creature femminili … Voltando pagina, indubbiamente sarebbe un elenco assai consistente, quello dei Premi Nobel assurdamente assegnati, unito all’altra elencazione relativa ai Nobel inspiegabilmente negati, in tutti gli àmbiti dello scibile involgenti, senza discriminazione alcuna, il mondo maschile ed il femminile. Per quanto concerne il variegato cosmo delle donne, passiamo brevemente in rassegna 3 vicende, la prima di esse riguarda una biofisica e chimica inglese, Rosalind Franklin (1920,1958); docente universitaria,ella dimostrò sperimentalmente, anticipando altri scienziati, la struttura a doppia elica del componente più importante del corpo, la molecola della vita di cui realizzò la prima immagine fotografica, ai raggi X: il DNA; i geni, in essa molecola contenuti, vengono trasmessi dai genitori ai figli. Dunque il componente fondamentale dell’ereditarietà (stessi capelli della madre, colore degli occhi quello del padre…) è questo frammento elicoidale di DNA, presente in ogni parte delnostro organismo: una “tessera d’identità” che non si può in alcun modo falsificare. La scienziata non fece in tempo a far valere il suo diritto di primogenitura; il Nobel per la Medicina, nel 1962, quando Franklin era deceduta da 4 anni (vinta da male incurabile, a soli 37 anni), fu assegnato alla triade di biologi: Francis Crick (britannico, 1916-2004), che lo condivise con lo statunitense James Watson (1928) ed il neozelandese Maurice Wilkins (1916-2004) in virtù della realizzazione del preciso modello strutturale del DNA, tale “rivelazione” cambiò il corso della storia della biologia. Watson, qualche anno fa, mise all’asta la preziosa medaglia Nobel, l’asta d’eccezione si concluse, battuta dalla Christie’s, sulla cifra di 4 milioni di dollari. Singolare è la vicenda di Jocelyn Bell (1943). È assai nota (casi segnalati da quotidiani e riviste di tutto il mondo) nel mondo accademico, l’esistenza di qualche docente universitario, relatore di tesi di laurea scientifiche ed umanistiche, che sfrutta lavori di ricerca svolti da studenti, inerenti alla tesi di laurea; sfoggiando poi pubblicazioni in serie, spacciando, per proprie – ovviamente con opportune modifiche – ricalchi/riproduzioni dell’attività del laureando, conscio che gli studenti: non lo sapranno mai, oppure, nel caso le scoprissero, desisterebbero dal denunciarle. Nel 1967, la giovanissima Bell, astrofisica britannica, scoprì l’esistenza delle “pulsar”, una sorta di faro vorticosamente rotante, “stelle di neutroni” che emettono segnali luminosi; “un cucchiaino” di tali stelle di neutroni, pesa quanto un’estesissima montagna, che si sviluppa per centinaia di Km in lunghezza e decine di Km in altezza. Il Nobel per la Fisica, fu conferito, nel 1974, al britannico Antony Hewish (1924), che lo condivise con Martin Ryle (britannico, 1918-1984), ma la duplice assegnazione venne condannata da vari scienziati. Bell quest’anno ha ricevuto, 44 anni dopo il Nobel negato, il premio Special Breakthrough Prize. Concludiamo con Lise Meitner (1878- 1968), geniale ricercatrice austriaca, collaborò,alla scoperta della fissione nucleare, con Otto Hahn; ma la sinergia, durata 30 anni, sfuggì alla giuria (scienziati professori dell’Accademia svedese delle Scienze) del Nobel, difatti il Premio per la Chimica, nel 1944, fu assegnato unicamente al chimico tedesco Hahn (1879-1968). Nelle centrali elettronucleari, l’energia elettrica viene prodotta in virtù di un processo di fissione nucleare, avviene un ‘bombardamento’, con particelle neutroniche, di aste di Uranio; si sviluppa calore e l’energia termica liberata viene impiegata per riscaldare acqua contenuta nel reattore nucleare; di conseguenza si genera vapore (in effetti, il reattore nucleare o ‘pila atomica’ è una caldaia), vapore che aziona il turbo-alternatore ossia pone in rotazione un gruppo turbina-generatore dal quale si ricava, infine, l’energia elettrica. Quanti sono i reattori nucleari attivi nel mondo? L’Italia, a metà degli anni sessanta, in una ipotetica classifica relativa alla produzione di energia elettronucleare, occupava la terza posizione, preceduta da Stati Uniti e Inghilterra; poi, in seguito all’incidente di Cernobyl del 1986, e del referendum popolare indetto l’anno successivo, furono chiuse le 4 centrali nucleari ENEL (Caorso, Garigliano, Latina e Trino Vercellese) esistenti. Attualmente funzionano 442 reattori nucleari, concentrati in 29 Paesi; l’Europa occupa un ruolo notevole, con 148 reattori attivi in 16 Paesi, ma il fittizio primato mondiale per nazioni, spetta agli Stati Uniti, con 104 “pile atomiche”. Concludo prospettando un omaggio artistico alle 3 Genialità femminili evidenziate, 3 mie elaborazioni.
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