In tema di trasmissione di segnali elettromagnetici, esplicitiamo riflessioni intorno ad alcune personalità scientifiche. Iniziamo con la prima tecnologia di comunicazione, il cui impiego ha consentito il transito di informazioni in un tempo “quasi zero”, dunque in “tempo reale”; questa prima forma di moderna comunicazione, la telegrafia, è in sostanza antenata delle odierne reti (telefoniche, televisive e telematiche) di telecomunicazione ovvero di comunicazione a distanza. Il telegrafo è un sistema trasmissivo di dati, lettere e numeri attraverso un fluire di segnali: viene stabilita una corrispondenza tra brevissimi impulsi di segnale e una determinata lettera, un simbolismo di codice, della quale simbologia possiamo esplicare, a titolo di esempio,la lettera “S”: 3 brevi impulsi di segnale, corrispondono alla lettera “S”. Naturalmente l’alfabeto sarà costituito da questi dati impulsivi attraverso i quali si scambieranno informazioni; dunque, in occasione dei primi esperimenti venivano trasmessi segnali telegrafici poi tradotti in “linguaggio discorsivo”. Esistono alcuni testi di letteratura scientifica ed enciclopedie che ritengono la priorità dell’invenzione radiotelegrafica sia da attribuire al russo Alexander Popov (fisico e matematico, 1859/1905). Ma la verità storica è un’altra. Varie, ragguardevoli esegesi di storici che hanno esplicitato notevoli, profondi studi, dimostrano minuziosamente, con relativa documentazione, che il serbo Nikola Tesla (ingegnere e genialissimo inventore, definito “l’uomo che ha inventato il XX secolo”, 1856-1943) e il “nostrano” Guglielmo Marconi (1874-1937) furono reali artefici della trasmissione e ricezione di onde radio, dunque meritano ampiamente il riconoscimento di “inventori del telegrafo senza fili”. Il fisico sovietico non ideò alcun sistema concreto di telegrafia ad onde dunque senza fili conduttori di trasporto; storici sovietici asserenti la priorità di Popov, sono stati invitati e “sfidati” a dimostrare d’aver trovato uno ed un solo schema circuitale d’apparecchiatura ricetrasmittente realizzato da Popov, dal 1895 al 1898. In questi tre anni, in realtà, vi è buio completo. All’opposto, il Metodo Tesla ed il Metodo Marconi erano perfettamente esposti, illustrati con centinaia di periodi, decine di schemi circuitali ed altrettante figure rappresentative. A titolo d’esempio, diversi testi descrivono, rigorosamente documentandolo, l’episodio avvenuto nel 1904 sulle colline di Port Arthur, nel corso della guerra russa-giapponese: in quel luogo di combattimento vi era una radio Marconi, non una radio Popov. Questi studiosi concludono i loro saggi esortando la Comunità scientifica internazionale e le Enciclopedie a sfatare favole e leggende sorte intorno alle origini della Radio; smettendola di riportare balle, tesi inessate e fuorvianti. Nel 1895 il giovane inventore Marconi progettò e costruì una sorta di cannone, un dispositivo (l’“oscillatore”) in grado di “sparare” (ovvero generare ed irradiare, nello spazio) una sequenza di segnali che presentavano la frequenza di propagazione minore rispetto alla frequenza delle onde luminose emesse dal Sole; a questi segnali, “meno vibranti” dei raggi solari, venne dato il nome di onde radio. In termini assai semplici, l’oscillatore era costituito da due conduttori tra i quali veniva fatta scoccare una scarica elettrica, in virtù della quale vibrazione luminosa/sonora, si generavano le onde radio; le quali si propagavano in tutte le direzioni ed in un secondo percorrevano 300.000 chilometri, dunque la velocità di ogni singola onda era eguale alla velocità della luce, appunto 300.000 chilometri al secondo. Più tardi Marconi ideò e realizzò un sistema capace di assorbire queste onde, di captarle; non solo, ma anche di amplificarle opportunamente in un idoneo luogo, la cosiddetta “stazione ricevente”. Nasceva così il primo sistema di telegrafia senza fili, il primo apparecchio radio. Nel 1901 furono inviati, dalla Cornovaglia (penisola della Gran Bretagna), segnali radio che attraversarono l’Atlantico e vennero ricevuti da Marconi nell’isola di Terranova (America Settentrionale): iniziava l’era delle telecomunicazioni, con conseguente rivoluzione nei settori della informazione e della cultura grazie a successive invenzioni quali il radar, la televisione, le trasmittenti. Ma le basi fondamentali per le origini della radio vanno rinvenute negli esperimenti condotti, ed in un apparecchio ideato, da un genio noto solo ad addetti scientifici: Temistocle Calzecchi Onesti (1853-1922) inventore del “coesore”. Oggi esistono i più raffinati e perfezionati apparecchi e dispositivi tecnologici che consentono le previsioni meteorologiche; eppure, prima del 1884, era assai problematico avere notizie sulle condizioni del meteo, in mare, notizie indispensabili per la sicurezza ed affidabilità della navigazione. Questa problematica venne affrontata ed in parte risolta da Temistocle Calzecchi Onesti: nel 1884 egli costruì il “coesore” (dispositivo in grado di rilevare onde elettromagnetiche) ovvero un esile tubo di vetro all’interno del quale era contenuta della limatura di ferro, sostanza che in condizioni ordinarie è un isolante, ma in presenza di campi elettromagnetici diventa conduttrice di elettricità. Calzecchi Onesti, con l’impiego di tale apparecchio ideò un primigenio trasmettitore di fulmini e temporali: perno di questa idea, provocare “elettrometeore” in luoghi ed in tempi predeterminati onde far trillare a distanza, a causa di tali scariche indotte, un campanello. Dunque Calzecchi Onesti, nel 1894, ideò un sistema capace di “trasmettere” temporali, costituito da una pila, dal coesore e da un campanello elettrico:al primo fulmine, il campanello squillava. Ben si comprende che un tal sistema di trasmissione di fulmini (far fluire fulmini e rivelarli con un campanello) era di dubbia utilizzazione pratica,trasmettere elettrometeore nel corso di temporali non era il massimo agognabile dall’umanità, sicuramente avrebbe fatto esultare di gioia Giove Pluvio. La mia tesi di laurea verté su fulmini e sistemi di protezione da essi, e questa battutina leggera divertì il mio relatore Prof. Valerio Mangoni il Quale, al termine della seduta di laurea, si complimentò e mi chiese in dono il testo di laurea, che regalai con grande affettuosità. Ritornando a Marconi, egli iniziò la sua attività di ricercatore scientifico sulla base del coesore di Calzecchi Onesti, apparecchiatura che modificò e migliorò, ma soprattutto applicò la “presa di terra” all’antenna da lui stesso inventata. Prima trasmissione radiotelegrafica avvenne attraverso l’oceano Atlantico, era il 12 dicembre 1901: la teoria di Marconi “scavalcò l’Atlantico”, le sue idee prevalsero sulle teorie della scettica comunità scientifica, secondo le quali, la curvatura terrestre -ritenuta ostacolo insormontabile- avrebbe impedito la trasmissione a distanza. Nel 1909 ricevé il premio Nobel per la Fisica; ma un immenso scienziato, NikolaTesla, fu assai duro nei riguardi di Marconi; lo accusò di plagio, d’aver “esageratamente” copiato: <
Giuffrida Farina