Sono sempre più insistenti le voci che riguardano una nuova frattura nella maggioranza che sostiene il sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri. Già un po’ di mesi fa ci fu un momento di crisi che il sindaco tentò di buttarsi alle spalle con un discorso molto duro, fatto in consiglio comunale, contro chi dall’esterno attentava alla solidità della maggioranza. Una frattura che non diede spazio ad un pubblico dibattito e che somiglia molto, almeno nella forma poco chiara, a ciò che sembra stia accadendo adesso. Una chiave di lettura in tal senso potrebbe giustificare i due comunicati separati dell’opposizione, di cui uno, a firma di Sica, Sabatella, Longo e Voza, chiedeva alla maggioranza di accogliere le loro istanze sulle misure da adottare per contrastare la crisi del settore turistico, e l’altro, a firma di Quaglia e Paolino, che smorzava la linea del “documento miracoloso” dei compagni di banco dell’opposizione, annunciando una leale collaborazione con l’amministrazione e con il sindaco. La presa di posizione ufficiale dei due consiglieri di staccarsi dall’opposizione per “collaborare” sempre di più con la maggioranza potrebbe essere in realtà inquadrata in un’ottica più ampia. Infatti, se le voci che parlano di possibili congiure contro il sindaco fossero concrete, Alfieri potrebbe contare sul soccorso dei due consiglieri che non hanno mai dato l’impressione di essere ostili a questa amministrazione. Un’azione politica che ancora una volta non porta nel pubblico dibattito i motivi che giustifichino anche solo pensare di sfiduciare un sindaco in piena pandemia. Ciò vorrebbe dire delegare ad un commissario la gestione dell’emergenza togliendo lo spazio di manovra che la politica può compiere.
Sembrano passati anni dall’elezione di Franco Alfieri visti i conciliaboli riservati che si alimentano sotto traccia e che ancora spingono per una rottura; organizzati dagli stessi che solo otto mesi fa entravano nelle case dei capaccesi con la foto del sindaco che ora potrebbero sfiduciare. Una Capaccio che già ha visto un sindaco, Franco Palumbo, mandato a casa la vigilia di Natale per mano di chi prometteva lealtà fino alla sera prima (nella famosa diretta su Stile Tv nella quale garantiva, al fianco del sindaco Palumbo e al cospetto dei cittadini, continuità), e che adesso, dopo 20 anni di permanenza, non siede più in consiglio comunale. Segno evidente che per quanto l’elettorato capaccese possa essere tollerante ai cambi di casacca, prima o poi persino lui reagisce nelle urne elettorali. Una storia, quella dell’amministrazione Palumbo, che non ha fornito ancora risposte coerenti ad una logica politica e che nasconde zone grigie che adesso sembra stiano caratterizzando quest’altra crisi. Frecciatine e mezze parole che lasciano spazio a sospetti di ogni genere e la nebbia che avvolge negli ultimi tempi le crisi delle amministrazioni è il segno che la politica ha smesso di essere un argomento pubblico diventando sempre di più oggetto di trattative private e riservate. Salvo in campagna elettorale, dove ognuno promuove il proprio carro vincente a cui dopo, puntualmente, per qualche strano motivo, svita le ruote.