ll 22 febbraio, presso il cineteatro “E. De Filippo” di Agropoli, è andato in scena la commedia “Il fidanzato fiorentino” scritta e diretta da Massimo Sica. Dopo lo straordinario successo registrato lo scorso dicembre al cineteatro “La Provvidenza” di Vallo della Lucania, la compagnia Centocrammatinirussi ha replicato questa brillante pièce in dialetto cilentano. La storia di Martina, una ragazza trasferitasi a Firenze per ragioni di studio, che porta nel suo paese cilentano il fidanzato fiorentino per farlo conoscere alla sua famiglia, ha fatto ridere e sorridere il pubblico a Vallo. Perché in questa normale scena di vita è racchiuso un mondo: i conflitti generazionali, l’eterna diatriba tra Nord e Sud del Paese, i rapporti umani che possono diventare complicati ma che si semplificano dinanzi all’affetto della famiglia.
Massimo, che è regista ma anche attore, ha, quindi, voluto mettere al centro di questa rappresentazione proprio la grande importanza della famiglia in due atti carichi di gag, battute, incomprensioni, giochi di parole e tante, tante risate. Magistrale l’interpretazione di tutti gli attori con un plauso particolare a Giuseppe Flamio Sica, superlativo nel ruolo della nonna perché è riuscito a rendere benissimo quella saggezza cilentana che possiedono solo le persone di una certa età.
È d’obbligo, quindi, recarsi al teatro per gustarsi questa rappresentazione che riesce a far riflettere su temi attuali grazie al grande meccanismo narrativo della commedia. I Centocrammatinirussi, che da diversi anni propongono lavori diretti da Sica, portano in scena innanzitutto la bellezza e la diversità del dialetto cilentano e poi riescono a far ridere il pubblico senza tralasciare aspetti importanti del quotidiano su cui è giusto puntare i riflettori.
Ne “Il fidanzato fiorentino” vi è una riflessione di fondo che permea l’intera pièce e si esplicita benissimo nel finale che, in modo davvero inaspettato, non manca di sottolineare come, nonostante i tumulti e i cambiamenti imposti dai giorni nostri, resta sempre la famiglia il solo punto di riferimento in cui riporre speranza.