di Lucio Capo
“Entrammo dalla Lupata, navigammo in acque basse e per la rampa di Porta Marina, percorrendo il decumano in basolato, arrivammo al foro, con le mercanzie da mettere in bella vista e vendere alle belle sibarite” (cit.).
C’era la luna, c’erano le stelle, c’era una Porta affacciata sulla duna. C’era la Marina che dava sulla laguna. Undicimila anni fa, la Piana del Sele, dopo l’ultima glaciazione, vide il mare aumentare di livello. Successivamente vi fu un avanzamento della linea di costa, dovuto all’accumulo dei detriti fluviali. Questo fenomeno contribuì alla formazione di cordoni dunali sabbiosi, con alle spalle depressioni lagunari e paludi. Nell’area di Paestum l’innalzamento del mare, 7000 anni fa, raggiunse l’area archeologica scolpendo nel travertino una falesia, ancora visibile a Porta Marina. La falesia scolpita dal mare rese ancora più marcato il salto di quota della piattaforma di travertino, su cui venne costruita Paestum, rispetto alla pianura circostante. La piattaforma emergente di travertino creatasi rappresentò una forte attrattiva insediativa da parte di genti preistoriche e protostoriche e successivamente per la fondazione di Poseidonia.L’avanzamento della linea di costa cominciò 6.000 anni fa, quando si formò un esteso cordone dunale sabbioso, posizionato a 600 metri da Porta Marina, che isolò un’ampia depressione lagunare alle sue spalle, (depressione della Lupata). I dati archeologici, relativi ad alcuni carotaggi eseguiti sul cordone dunale e a valle di Porta Marina, hanno permesso di confermare la presenza di una barriera-laguna, che, si spostò alternativamente verso terra e verso mare, in un tempo compreso tra l’eruzione di Agnano di 4.000 anni fa e la fondazione della Città (VII-VI sec.a.C.). La depressione della Lupata era connessa con il mare attraverso una o più foci fluviali e fu usata come area d’approdo e portuale dai greci di Poseidonia. Infatti studi e ricerche sul sito hanno consentito d’identificare, al centro della depressione della Lupata, una struttura rettangolare di grandi dimensioni, che, potrebbe essere un’opera portuale sepolta. Tra il III sec.a.C. e il II sec.a.C. la depressione della Lupata s’impaludò. L’impaludamento della laguna di Porta Marina, va messo in relazione con la formazione di un ulteriore cordone dunale ed ad una fase di avanzamento della linea di costa. La depressione della Lupata non più connessa con il mare, fu lentamente riempita da depositi fluviali-palustri e dall’uomo, che, la bonificò in tempi recenti. Tale cambiamento portò alla delocalizzazione del porto in epoca romana, che, andrebbe ricercato alla foce del Sele o del Solofrone.Durante la “Piccola Età Glaciale Arcaica”, tra il V sec. A. C. e il II sec.a.C., per effetto del freddo-umido s, si registra un forte accumulo di rifiuti organici che riempiono la laguna e fa avanzare la linea di costa. Gli effetti climatici condizionano fortemente l’ambiente. I primi coloni greci di Poseidonia, trovarono un paesaggio fitto di vegetazione e lunghi cordoni dunali che si estendevano da fino a Pontecagnano. I greci, nel VII sec.a.C., devono aver visto in questo territorio uno splendido luogo dove costruire la loro Città. La linea di costa, aveva un sistema dunale che proteggeva una laguna interna. La laguna di Porta Marina era alimentata dalle acque del Salso e del Capodifiume. I coloni greci hanno potuto apprezzare un paesaggio fatto di alberi secolari di “Quercus” e “Laurus” che dominavano la grande foresta litorale che si specchiava nella laguna. Oggi, noi poveri sventurati, siamo costretti ha subire la “Chiavica” delle case abusive che hanno preso il posto dell’antica laguna della Lupata.