Venerdì 26 maggio si è tenuta a Roma presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati la presentazione del libro “L’imbroglio” di Franco Maldonato, su invito del Gruppo parlamentare Alleanza Verdi-Sinistra.
Un pamphlet che racchiude tutte le contraddizioni, le storture, gli sprechi di un progetto devastante, quello della nuova Linea AV da Salerno a Reggio Calabria.
Ed una testimonianza del lavoro di stimolo e di proposta da parte della società civile, come pure dei Comitati territoriali, che da circa due anni svolgono una sorta di supplenza rispetto alla politica ufficiale ed ai partiti, completamente assenti o comunque irrilevanti, rispetto alle dinamiche decisionali che vedono imporsi sempre di più i “grandi gruppi economici”, pubblici e privati, nella scelta dei progetti infrastrutturali.
Venendo quindi a mancare quel requisito di neutralità e di tutela dell’interesse generale che solo una Politica (con la P maiuscola) potrebbe garantire.
Il PNRR è oggi l’emblema di questo paradigma sbagliato: un sorta di acceleratore della spesa pubblica, un incubatore di progetti nati per spendere i soldi, costi quel che costi.
Ora che anche il “draghismo” come categoria politica è in declino, perdendo anche il dogma dell’infallibilità, cominciano a far rumore le analisi di economisti capaci ed indipendenti, i quali dimostrano con i numeri che, nonostante questo potente iniezione di capitali pubblici, di cui una parte a debito, l’Italia è ben lontana da quel 18% del PIL europeo di 20 anni fa…
Il tempo è il misuratore implacabile per far emergere la verità, smontando slogan fasulli ed il castello di menzogne costruito ad arte da lobby fameliche, che oggi generano imbarazzo in Italia ed in Europa, di cui la nuova Linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, ne è la rappresentazione plastica.
Metafora tragica ed illusoria di chi ha cestinato progetti pronti per essere cantierizzati partendo dalla velocizzazione della Linea Tirrenica, spostando il tragitto verso Est, sventrando centri abitati ad Eboli e Campagna, aziende agricole e capannoni industriali, lambendo l’Oasi di Persano, le zone altamente sismiche del Vallo di Diano, le invincibili frane del Lagonegrese, sventrando due Parchi Nazionali, in uno zig-zag tra appennini e costa, sbalzi altimentrici incompatibili con l’esigenza della velocità, con un tracciato più lungo di 58 chilometri rispetto all’originario e ben 160 km di gallerie, tre volte il tunnel della Manica!
Il tutto ad un costo preventivato, prima della guerra in Ucraina, di circa 30 miliardi di euro.
Ma il prezzo da pagare sarebbe ancora più alto in termini di sottrazione di servizi per le aree del Cilento, della costa di Maratea e per il litorale cosentino fino a Paola, già prive di una linea autostradale, con il declassamento della Linea Tirrenica a semplice tratta dedicata al traffico regionale e la relativa esclusione dal transito delle Frecce, degli Italo e degli Intercity. Una tratta che, lungi dall’essere satura, garantisce oggi il transito di circa 80 treni al giorno, potendone accoglierne addirittura 200.
Probabilmente la scelta più sensata ed economicamente sostenibile sarebbe la velocizzazione della Linea Tirrenica e, con i tanti soldi risparmiati, collegare le aree interne, come Matera, ripristinare la Sicignano-Lagonegro restituendo al Vallo di Diano la storica ferrovia, soppressa in maniera scellerata.
Quello che stanno facendo sulla Linea Adriatica, da Bologna a Bari, velocizzando la tratta esistente, senza costruirne una appenninica ed in Francia come detto prima, con la sospensione dei finanziamenti sulla TAV Torino-Lione.
Una questione di buonsenso e di realismo.
E di una presa di coscienza rispetto alle emergenze climatiche ed ambientali, diventate drammatiche ed ineludibili .
Come una cambiale con il nostro futuro, la cui scadenza è vicina e non più prorogabile.