Sono trascorsi molti anni da quando la prima volta mi sono interessato di divulgare un messaggio a volte moderato certe altre enfatico, ma pur sempre invocando le istituzioni e il mondo accademico, nel trovare una sintesi di intesa affinché lo studio dell’Intelligence (ovvero lo strumento per cui lo Stato si serve per raccogliere, analizzare, classificare e utilizzare le informazioni occorrenti per la sicurezza nazionale) fosse esteso anche al di fuori delle Istituzioni e più precisamente alle Università.
Era il lontano 1998, anno in cui l’Intelligence poco o per nulla veniva trattata in ambito culturale, quando su più articoli instradai le motivazioni, seppur estratte da opinione personale, del perché era necessario che lo studio dell’Intelligence entrasse a pieno titolo negli Atenei italiani e soprattutto venisse trattata come “cultura” pluridisciplinare. Più di dieci anni prima, nel 1984, una sorta di apertura verso uno studio interdisciplinare dell’Intelligence venne suggerita dall’Ammiraglio Fulvio Martini, all’epoca Direttore del Sismi, in occasione delle sue richieste di creare, all’interno del Sistema di Sicurezza, una vera scuola per i dipendenti. E chissà, forse saranno state proprie le sue indicazioni a far si che in futuro si ebbe una scuola interna di eccelsa qualità e soprattutto che questa si interfacciasse e si affiancasse alle Università italiane.
Oggi le ipotesi, che qualche decennio fa si azzardavano sollevando non poche ironie e contrarietà, sulla possibilità di fare ricerca e studio sull’Intelligence, è diventato un potenziale culturale significativo nella predisposizione, conoscenza e strategia di sicurezza, con l’aiuto indispensabile delle Università strutturandone lo studio su più discipline. Ciò è stato possibile anche grazie alla legge 124/2007 con la quale, il Sistema di Informazione, si regolamentava anche verso una comunicazione istituzionale e non da meno all’apertura verso il mondo accademico.
Tra gli Atenei che attualmente hanno un ruolo rilevante nella congiunzione Intelligence e Cultura, Studio e Conoscenza, vi è l’Università della Calabria. Qui è possibile non solo studiare Intelligence e dunque conquistare un buon bagaglio di conoscenza, per aspirare poi un giorno a diventare uno 007 italiano, ma vi è anche la possibilità di fare ricerca e quindi strutturare quei paradigmi necessari all’evoluzione di questa “scienza” il cui “sapere aude” vige proprio nella possibilità di intercalarsi nello studio di più discipline. Autore di queste possibilità nate nel Meridione, in un Ateneo del Sud, è il prof. Mario Caligiuri, direttore del Master Intelligence e Presidente della Socint – Società Italiana di Intelligence. Il prof. Caligiuri è un volto e un nome noto in ambito accademico, professore di Pedagogia della Comunicazione, autore di molti testi e articoli scientifici, nel 2008 è ideatore e direttore dell’Intelligence LAB, Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligence, istituito all’interno del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria, l’attuale Dipartimento Culture, Educazione e Società. Il laboratorio da subito conquista un ruolo importante nella diffusione, a livello nazionale e internazionale, della cultura dell’ Intelligence, promuovendo altresì il Master di II° Livello, ormai giunto alla nona edizione, la cui presentazione nonché prima lezione si è svolta sabato 23 novembre. Il prof. Mario Caligiuri è ben noto anche nella Città dei Tempi, dove ha partecipato come relatore ad un importante convegno sull’Intelligence e la Sicurezza Nazionale, svoltasi appunto a Capaccio Paestum il 17 e 18 ottobre del 2008, nonché a più edizioni della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, sempre come relatore, dove lo abbiamo incontrato anche quest’anno in occasione delle presentazione del libro del Generale Roberto Riccardi (vedesi Unico Settimanale n. 44 del 20.11.2019).Al fine di promuovere lo studio e la cultura scientifica dell’Intelligence nel settore pubblico e privato, quest’anno – sempre in ambito dell’Università della Calabria – è stata istituita la SOCINT che raccoglie intorno a sé professori, studiosi e ricercatori con lo scopo di promuovere iniziative atte a far riconoscere l’Intelligence come materia di studio nelle università italiane attraverso un approccio transdisciplinare. Canali preferenziali di questa iniziativa saranno le collaborazioni con altre università, italiane e straniere, favorendone lo scambio scientifico e culturale, nonché con enti, associazioni e aziende di carattere scientifico.
La Socint, attraverso il suo Presidente prof. Caligiuri, si rivolge dunque anche ad altre università: “L’Intelligence sta diventando sempre più un’area di studio e ricerca di interesse per il mondo accademico, sia a livello nazionale che internazionale. Un tempo presidio esclusivo dello Stato ed in particolare delle Forze Armate e di Polizia, oggi si sta aprendo al mondo dell’università e della ricerca al fine di ottenere collaborazione e selezione del personale”, commenta Caligiuri sul sito della Socint invitando gli accademici a sostenere la creazione di un Settore Scientifico Disciplinare, all’interno delle scienze politiche e sociali. Aggiungendo: “ Nonostante la crescita dell’offerta formativa nelle università e nei centri di formazione avanzata su temi di intelligence, così come il costante incremento delle ricerche e pubblicazioni scientifiche, l’Intelligence non ha ad oggi una legittimazione all’interno della classificazione CUN” (Consiglio Universitario Nazionale, N.d.R.).
In Italia dunque, nonostante nelle Università si studia l’Intelligence, questa nei livelli della classificazione delle discipline scientifiche resta ancora una dimensione mancante, seppur formalmente. A ragion di ciò gli accademici dovrebbero supportare tale iniziativa dando il loro riconoscimento al valore dell’Intelligence come disciplina degna di avere una propria collocazione nella legittimazione della classificazione scientifica nazionale. Intanto noi possiamo avere certezza nel significare i nostri apprezzamenti ad una realtà accademica del Sud che grazie all’impegno del prof. Mario Caligiuri tratta, scientificamente e culturalmente una materia che fino a pochi anni fa era riservata a pochi ambienti istituzionali.