di Chiara Sabia
Le doti non passano mai per i generi, o ce le hai o non ce le hai. È il caso del trentinarese Vincenzo La Mura, talento, il suo, eclettico e nutrito. Getta la curiosità su di noi il suo involucro e, soprattutto, il suo contenuto.
Partiamo dalle basi, a che età ti sei avvicinato alla musica?
Saluto la redazione e tutti i lettori di Unico. Ho sempre avuto una propensione alla musica, già da piccolo subivo un forte fascino dalla chitarra, la prima l’ho ricevuta in regalo a 11 anni e poco dopo iniziai a prendere lezioni dal grande chitarrista e amico Paco Di Canto. D’allora non ho più smesso di suonare. Da piccolo iniziai ad apprezzare il rock inglese, insieme a Luca (amico d’infanzia) passavamo giornate intere a guardare VHS dei Deep Purple, Pink Floyd e goffamente cercavamo di imitare i reef dei brani più famosi.
Come è proseguita la tua formazione?
Al liceo ero seguito dal maestro Pasquale Curcio, all’università ho studiato al Dams di Fisciano, una bellissima esperienza poiché era un ambiente pieno di artisti e molto stimolante. Mi sono laureato con una tesi in Storia del Jazz, su Thelonious Monk e il Bebop. Ora sono al terzo anno di conservatorio, studio chitarra jazz al Cimarosa di Avellino.
-Quali sono i progetti musicali a cui hai preso parte? Il primo gruppo l’ho messo su col già citato Luca (The Storm 2) ero davvero giovanissimo, al liceo con altri amici ho fondato i Punto 0 e con loro ho vissuto le primissime esperienze col pubblico e col palco: vari contest, serate, il Meeting del mare ( dove vado oramai tutti gli anni). Nel 2006 ho conosciuto Alfonso Cimirro, amico e artista di grande sensibilità, tramite lui ho avuto modo di conoscere un ambiente che di certo non era più il liceo, iniziammo a mettere le basi per le Visioni Distorte. Adesso ho sempre molti progetti musicali, sempre, ho scelto di fare il musicista! Per citarne alcuni suono in un cover band di pino daniele e non solo, faccio serate di Hard Rock, Elettro Rap, Blues, Jazz … io adoro fare Clubbing ovvero suonare dal vivo per i club, per la gente che ama la musica e l’ascolta con intelligenza.
Chi sono Le Visioni Distorte?
Con Alfonso Cimirro, Antonio Maiuri, Armando Arleo e Christian Silvestri abbiamo deciso di mettere su una band. Abbiamo iniziato col rock, poi (quasi da subito) abbiamo lavorato a qualcosa di nostro. Alfonso ed io avevamo una propensione per il rap e ci siamo lanciati a fare rap con la live band e non con il dj, una cosa d’effetto sicuramente. Dalle Visioni Distorte è nata la VD Crew, progetto elettro-rap. Adesso stiamo raccogliendo i frutti di tanti anni di gavetta e duro lavoro, lo dico con grande soddisfazione.
Il tuo percorso accademico ha fatto sì che potessi gestire la tua duttilità. Non è cosa comune poter passare dall’identità Underground al dare una seconda giovinezza ai grandi classici o, ancora, sperimentare virtuosismi chitarristici. Qual è il genere che ti da più soddisfazioni?
L’Underground mi ha affascinato molto da giovane, i movimenti musicali mi hanno dato tanto. Il Blues mi viene naturale, il Rock lo amo, gli studi accademici mi hanno fatto fare gavetta con cognizione. Poi c’è il Jazz, il Jazz è amore, connubio perfetto tra tecnica, studio, improvvisazione e estemporaneità. Mi ha aperto la testa, ragiono meglio. Questo dualismo, ha fatto sì che mi trovassi bene nel mondo del lavoro. Al momento studio. Voglio diventare maestro, ma non riesco a stare senza l’Underground.
-C’è poi quel progetto ” fraterno” che è Cilento Doppia H. Che risonanza ha avuto? Cilento HH è un collettivo di ragazzi cilentani: rapper, producer, writer, uniti sotto lo stesso movimento. Abbiamo creato un precedente nella zona, non c’è mai stato nel Cilento una così grande e unita famiglia musicale . Suoniamo, ci proponiamo, siamo sempre attivi e aperti! Stiamo lavorando in 25 all’EP, abbiamo pubblicato già due pezzi . Abbiamo una buona risposta, la gente sa chi siamo, ci aiuta. Sono fiero, è una famiglia e siamo il riferimento per le nuove leve. La nostra zona aveva bisogno di un progetto come questo!
È d’obbligo la domanda sullo scenario musicale cilentano e anche italiano…
La scena cilentana è in fermento, il Cilento è una terra di concerti, ci sono personalità da annoverare. “I Poterico”, Domenico Monaco il Contastorie, poi Davide Napoleone, i Cilento Roots, il Cilento doppia H. C’è una bella fascia di professionisti che sono una garanzia per il nostro territorio. Per quanto riguarda la scena italiana, adesso ha le fattezze di una prostituta, non mi pronuncio. Per questo amo l’Underground, perché è avulso da alcuni meccanismi che non tollero, propri dell’ambiente musicale italiano.
Si può vivere di sola musica?
Si potrebbe … ma non si può. La verità è che per avere successo nell’arte, bisogna avere qualcuno che garantisca per te, solo così puoi dedicarti alla ricerca e allo studio. Io per il momento non posso, ma spero di riuscirci un giorno.
Chi è il tuo eroe musicale?
Ne ho tanti, ho cambiato parecchi eroi. Joe Satriani è il chitarrista che, tuttavia, seguirò per sempre.
Cosa vorresti suonare fra vent’anni?
Vorrei saper suonare bene il jazz e all’estero, rinunciando alla falsa modestia, credo possa succedere. Immaginandomi, non riuscirei ad abbandonare il rock e l’hip hop. Scriverò per la gente e schitarrerò forte!