Il comune di Stio è situato nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, a 675 metri sul livello del mare, e, come i precedenti borghi di cui vi abbiamo parlato in questa rubrica, è un vero e proprio concentrato di bellezze naturalistiche. Dal suo monte “Le Corne” sgorgano, infatti, le limpide acque dell’Alento, il fiume che dà il nome alla terra del Cilento. Cis Alentum, cioè “al di qua dell’Alento”: così la ribattezzarono i Monaci Benedettini che, sin dal decimo secolo dopo Cristo, vi eressero chiese e monasteri, intorno ai quali, nel corso del tempo, sono poi sorti i primi centri abitati. L’antico Hales, poi divenuto Alentum, scorre nei pressi di Gorga, piccola frazione di Stio, prosegue il suo percorso in una valle incontaminata e, rimpinguato dagli affluenti Palistro, Badolato e Fiumicello, sfocia infine nel mar Tirreno, vicino Velia, la terra in cui i filosofi Parmenide e Zenone fondarono e diressero la celebre scuola eleatica.
Ma il paesaggio di Stio è contornato anche di boschi e attrazioni turistiche di carattere artistico-culturale. La flora è edulcorata dal verde dei castagni, dei cerri e degli ontani. Mentre il borgo, che conta poco meno di un migliaio di anime, deve la sua nascita, probabilmente, al fenomeno migratorio che spinse, in antichità, gli abitanti delle località marittime a risalire l’entroterra per sfuggire ai costanti e inopportuni attacchi dei pirati saraceni. Alcuni storici ritengono però che il primissimo agglomerato urbano sia stato edificato da pastori ellenici, giunti in loco nel lontano III secolo, alla ricerca di nuove terre da pascolo. Quanto al toponimo, vi sono diverse correnti di pensiero. C’è chi sostiene che la parola Stio derivi dal vocabolo latino Hostilius, cioè l’ostile, a motivo della remota attitudine degli stiesi ad opporre resistenze ai nemici. E chi invece la associa alle parole ostium, cioè ingresso, e ad aestivus, che significa pascolo estivo, e che quindi darebbe adito alla teoria della fondazione cittadina ad opera dei pastori greci. Il che sarebbe confermato in parte dal rinvenimento di alcuni reperti archeologici nella vicina Chiano Rosario, che avrebbero indotto gli storici locali ad ipotizzare che Stio sarebbe stato abitato già intorno al sesto secolo avanti Cristo.
Quanto alle cose da fare e da vedere, va detto che, oltre alla sorgente dell’Alento e ai boschi, il territorio comunale offre moltissimi altri luoghi da visitare, tra cui il centro storico con le sue sequenze di archi in pietra e la Valle dei mulini. Degni nota sono anche gli edifici sacri. A Stio, il cui Santo patrono è San Pasquale Baylon, spiccano per eleganza storico-artistica la Chiesa settecentesca dei Santi Pietro e Paolo, le Cappelle di Santa Sofia e di Santa Maria degli Angeli e la Chiesa di Santa Maria della Croce, ove un tempo si trovava una reliquia della Croce di Gesù, donata da San Nilo, e intorno alla quale, nel corso del tempo, è sorta l’antica fiera della Croce, che, insieme alla festa della castagna, attira ogni anno un gran numero di turisti.
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