Domenica 6 giugno 2021, ore 17:00; sono seduto su una panchina della stazione di Pisciotta-Palinuro – Camerota, in attesa del treno che riporterà me e Gina ad Ascea da dove siamo partiti in mattinata per camminare su una delle più belle e panoramiche tappe del Cammino del Parco del Cilento, Valle di Diano e Alburni.
Stanchi dei circa 20 Km percorsi a piedi risalendo sino ad Ascea capoluogo lungo un sentiero realizzato da tempo e che rientra tra quelli segnalati come facente parte tra quelli rientranti nella sentieristica del Parco. Sono impegnato nella lettura di un quotidiano, quando sento una signora che parla al telefono con accento romanesco che inveisce contro il nostro territorio parlando con “Franco” che ascolta dall’altra parte: “siamo nel Farwest! Gente accalcata nella stazione sia nella sala buffet sia in quella d’attesa; tutti senza mascherina che si parlano addosso senza mantenere le distanze; nessun controllo, è un vero schifo …” Tralascio il seguito!
Ovviamente, la signora ha ragione sul fatto che in una stazione che serve tre località turistiche di fama internazionale sia completamente non presidiata né da personale delle ferrovie, né da un servizio di assistenza turistica è assolutamente fuori luogo in un momento dove ogni piccolo particolare può fare la differenza per la scelta tra una destinazione e l’altra.
Questo fatto mi dà lo spunto per fare qualche considerazione in merito a come viene “comunicato” la nostra realtà sia a livello nazionale sia a livello internazionale: sono decine gli “spot” che i vari programmi TV fanno a favore del nostro territorio sia in Italia sia all’estero. altrettanti sone quelli “indotti” grazie a investimenti cospicui a favore di testimonial per raggiungere ogni strato sociale tramite i canali social …
La prima considerazione riguarda la sentieristica che è stata realizzata in modo diffuso, lungo la costa, sulle colline e sulle nostre montagne. Si tratta di investimenti importanti in favore delle comunità destinatarie degli interventi. Purtroppo, fatto salvo alcuni tracciati molto frequentati, la stragrande maggioranza sono nel più squallido abbandono: un esempio per tutti quello situato nel comune di Montecorice che parte dalla spiaggia di Casa del Conte, sale fino in cima alla collina delle “ripe Rosse”, se ne perde la traccia a mezza costa, si ritrova il sentiero nel curvone dove inizia la discesa verso mare. Ma anche qui, al massimo si può arrivare alla fine dei tornanti perché il sentiero tracciato che invita a proseguire è una “trappola” che scatta a mezza costa e che costringe l’ignaro escursionista a tornare sui propri passi … Altro esempio eclatante è la “Via Istmica” che aveva l’ambizione di collegare Paestum a passando per Roscigno Sibari. di essa restano solo cartelli sbiaditi che non “sanno” indicare, tantomeno accompagnare l’eventuale escursionista!
La seconda considerazione è riferita agli investimenti fatti per acquisire, ristrutturare e mettere a reddito vecchi palazzi nobiliari, casolari abbandonati da decenni, conventi che non vedono un monaco dall’inizio del secolo scorso, chiese dove non ci si può entrare nemmeno per sposarsi, musei aperti della civiltà contadina quasi in ogni borgo ovviamente chiusi e che si aprono solo per far cambiare l’aria, interi borghi rurali ristrutturati e arredati di tutto punto oltre 10 anni fa e oggi in disarmo totale, un osservatorio astronomico impraticabile anche di giorno, un Archeodromo inaugurato più volte e mai aperto …
La terza considerazione riguarda le fontane fatte che non restituiscono acqua, scuole rifatte dove non entrerà mai un bambino, campi da calcio a 11 con erba sintetica dove la palla gioca da sola, un Centro sportivo con ambizioni nazionali che si riempie solo quando c’è qualche fiera, mentre i poli fieristici disabilitati allo scopo per cui erano state realizzati …
Sono stati spesi milioni di Euro per realizzare la “Rete dei Sentieri del Parco” ma l’investimento è del tutto o quasi evaporizzato nel tempo perché nessun comune fa manutenzione e poche sono le associazioni impegnate sul campo che fanno volontariato a fronte di modesti ma vitali contributi necessari almeno per acquistare il materiale utile al ripristino.
Insomma, solo investimenti per realizzare o ristrutturare immobili, rifare strade e portare acqua, luce e metano nelle viuzze dei centri storici, un centro per “startup” dove l’unica azienda che ha tratto beneficio è quelle che ha realizzato l’opera, musei multimediali aperti in luoghi dove per far vedere realtà ambientali che sono sotto gli occhi di chi vi arriva nei pressi …
Forse è arrivato il momento di mettere fine a tutto ciò che serve solo a chi realizzare opere fine a se stesse e a indebolire la già precaria considerazione che la gente ha per chi li amministra.
Forse è arrivato il momento di far partire un grande progetto che attragga giovani da ogni dove dando loro la possibilità di essere messi alla prova per un periodo di tempo retribuito. lo stesso lo si potrebbe fare per chi vorrebbe restare invece di partire alla ricerca del sé in altri luoghi lontani.
Forse è arrivato il momento di smetterla di fare spot che durano il tempo di una grande abbuffata e fare “pubblicità” al nostro territorio partendo da chi ancora ha la forza e l’orgoglio di viverlo svìncolandolo vincolo di “mandato” che è quello di continuare a far prosperare la “fabbrica” sempre aperta delle opere pubbliche che lasciano il territorio peggio di com’era prima dell’intervento.
Per tornare alla signora che lamentava, giustamente, di essersi trovata nel “farwesat” cilentano e che diceva al Franco che ascoltava da chissà dove, basterebbe aprire gli infopoint che già ci sono presso le stazioni, formare i giovani, che pure vengono impegnati per l’intera estate, a fare da garanti del rispetto del vivere civile, servirebbe ai giovani per la loro formazione civica e a tutti noi per non essere mortificati da chi arriva sul nostro territorio per fare vacanza e vorrebbe trovare i luoghi e la gente rispettati e rispettosi almeno quanto lo sono loro nei territori che abitano.
Bartolo Scandizzo