di Massimiliano De Paola Sono lontani quei tempi, a me raccontati minuziosamente dai miei genitori, in cui c’era chi veniva da lontano a comprare il nostro oro giallo, per poi rivenderlo chissà dove nel mondo. Lo assaggiavano e se era buono lo volevano tutto. Il nostro olio extravergine di oliva non faceva in tempo ad arrivare nelle giare che già c’era almeno un compratore pronto a svuotarle. I miei genitori facevano fatica persino a lasciare nelle giare il quantitativo necessario al fabbisogno familiare per l’anno in corso. Ma così era per tutti coloro che facevano l’olio buono. Ora è tutto diverso, ora se sei capace, se sei organizzato, lo vendi su internet. E ora c’è l’Europa che prima non c’era. Sono lontani quei tempi in cui ovunque andavi sentivi il profumo dei campi in fiore e la voce degli animali che richiamavano l’attenzione. C’era vita nelle nostre campagne! Ora i paesi non puzzano più, ma mangiamo quello che le multinazionali ci propinano! Ed ora diamo tutta la colpa all’Europa. Abbiamo individuato il responsabile dei nostri disagi, è l’Europa. Si, è tutta colpa dell’Europa, la nostra “matrigna”. Ora è tutto più chiaro. Finalmente abbiamo trovato il nostro capro espiatorio, meno male, neanche stavolta è colpa nostra. E’ colpa dell’Europa se oggi esiste internet e se si vende con l’e-commerce. E’ colpa dell’Europa se nel frattempo noi non abbiamo avvertito la minima necessità di formarci e di rinnovare il nostro bagaglio culturale per ciò che riguarda le nuove tecnologie, volte a migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro. Molti stanno su facebook e confondono facebook con internet, non è esattamente la stessa cosa. E’ colpa dell’Europa se oggi viviamo in un mondo quasi del tutto globalizzato, col fenomeno del terrorismo che ormai ci perseguita facendoci sentire il fiato sul collo. E’ colpa dell’Europa se il fenomeno dell’immigrazione ha raggiunto numeri imponenti così come li conosciamo e li percepiamo oggi. Ed è colpa dell’Europa se la disoccupazione, soprattutto quella giovanile e femminile, ha raggiunto livelli di difficile sopportazione e se chi un lavoro ce l’ha lo vive comunque in una condizione di precariato cronico. Ma è davvero tutta colpa dell’Europa? E’ vero, l’Europa deve cambiare sotto tanti aspetti, ma non può essere tutto da buttare. E’ stata una settimana difficile per l’Europa che ha dovuto affrontare gli esami di Gran Bretagna e Spagna a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Fino a qualche giorno fa erano in pochi coloro che conoscevano il significato del termine Brexit, ora tutti conoscono nei minimi dettagli il senso della parola. Dopo la morte della parlamentare britannica Jo Cox, anche i mercati internazionali scommettevano sulla permanenza della Gran Bretagna in Europa, ma al risveglio c’è stata una doccia gelata per i mercati e per l’Europa che ora deve affrontare una serie di incognite. Dopo la caduta del muro di Berlino credo che sia l’evento storico più eclatante degli ultimi decenni. In questo mondo globalizzato ci saranno una serie di azioni prevedibili, altre meno. Le borse internazionali hanno subito i primi tracolli, la sterlina si è già svalutata del 10% il giorno dopo (e sta continuando la sua discesa), il nostro spread ha già fatto un primo sobbalzo. Ora si aprono altri scenari e si pongono anche i primi interrogativi. Altri Stati vorranno indire un referendum per uscire da questa Europa che non piace a nessuno? Che succederà agli italiani che lavorano in Gran Bretagna? Dopo Brexit anche il progetto Erasmus costerà di più? Che succederà alla Scozia che ha votato per rimanere dentro all’Europa? La Gran Bretagna si scioglierà? La Scozia ha già chiesto un voto bis per l’indipendenza, mentre i ministri degli esteri europei vogliono subito l’uscita della Gran Bretagna dall’UE. La Scozia ha chiesto di avviare i colloqui immediatamente con le istituzioni europee e con gli altri paesi membri dell’Europa per esplorare tutte le possibili opzioni atte a proteggere il posto della Scozia in Europa. Un secondo referendum per l’indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna è realmente una richiesta sul tavolo. I risultati di questo referendum inglese confermano, come hanno sostenuto in molti in questi ultimi giorni, che certi tipi di decisione, soprattutto in campo scientifico ed economico-politico, non possono essere delegati al popolo tramite referendum. Il popolo decide con la pancia e non tramite la competenza. È il sistema di formazione della classe dirigente che in Europa va riformato. La vera rivoluzione ci sarà quando si dividerà il potere politico da quello finanziario e la politica diverrà di nuovo rappresentanza del popolo e controllo sui poteri economici.
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