Arte e Prosa, binomio perfetto, espressione letteraria che nel XIII° secolo – epoca in cui le grandi trattazioni filosofiche ed enciclopediche si materializzavano nell’aristocrazia dell’intelletto – si edificò con la sua ricchissima e varia produzione. Dall’epistolografia alla trattatistica, dalle summae alla prosa giuridica, l’epoca fu segnata dagli straordinari poteri che arte e prosa bollarono come argomento dottrinale. L’Artes dictandi si impreziosì di queste affinché i trattati in latino avessero lo stile perfetto delle epistole oratorie. Bastarono pochi anni per far si che la letteratura tornasse ad essere considerata come un fine e non come un mezzo, sostituendo l’elevazione spirituale e l’insegnamento morale con l’intrattenimento. Nei secoli successivi invece, arte e prosa, hanno conquistato la centralità nelle alte sfere letterarie. “L’oblio di se stessi è la somma poesia; la consapevolezza la somma prosa, portati agli estremi si toccano spesso nel genio”; citava il compositore musicale Robert Schumann nel XIX° secolo. La poesia come stato di abbandono del pensiero, la prosa come assopimento nella dolcezza. Lì dunque, dove entrambe si congiungono, ecco che ne sortisce genialità. Ed è questo status letterario e artistico che il nuovo libro del prof. Paolo Paolino ha voluto far emergere tra le tante prose, da lui scritte, e altrettanti immagini di opere degli artisti come Giovanni Desiderio, Salvatore Renzi e Sergio Vecchio. Un percorso di profonda estasi culturale che segna proprio quell’assopimento artistico addolcendosi con momenti di prosa. Una splendida cornice introduttiva, a firma di Gaetano Paolino, traccia un viaggio legato alla storia e alla cultura di Capaccio Paestum, con un significativo pensiero verso il lavoro letterario che ben si coniuga con lo scopo che l’autore si prefigge, con il libro “Spazio all’Arte e alla Prosa”. La prefazione invece di Pasquale Serra evidenzia, ed è cosa condivisa, l’impegno culturale e non solo, che l’autore ha avuto per il territorio di Capaccio Paestum, durante i suoi anni di carriera amministrativa, sociale ed istituzionale. Un tributo quindi a dei grandi artisti del nostro territorio che con le loro opere hanno ancor più gratificato la bellezza della nostra città. Sfogliando le pagine del libro non si può non soffermarsi, dopo averne letto la storia personale, sulle immagini che riproducono i dipinti di Giovanni Desiderio; una poesia di colori che ben gratificano le bellezze dei tanti panorami delle sue tele o la meravigliosa riproduzione della natura e degli oggetti, che pur riempiono con dovizia artistica i suoi quadri. Oppure sulle riproduzioni delle tele di Salvatore Renzi, napoletano, che a Capaccio Paestum ha vissuto per molti anni, dedicandogli dipinti panoramici. Di elevata bravura artistica sono anche i ritratti da lui dipinti tra i quali vi è anche quello dedicato all’autore del libro. Vi è ancora la storia e le opere di Sergio Vecchio, allievo del Brancaccio e di Alfano, con una grande passione sulla storia e sull’arte di Paestum. Le sue opere pittoriche si articolano su ceramica e tela. Così ne ricorda l’amicizia Paolo Paolino: “Fu sempre disponibile a collaborare con le mie ricerche storiche. Le sue riflessioni sugli aspetti evolutivi locali e la necessità di promuovere la cultura con supporto alla formazione di una classe dirigente, rappresentavano indicazione di grande spessore politico”. Un artista compiuto in tutti i sensi, Sergio Vecchio, al quale l’autore del libro dedica diversi spazi biografici unitamente a molte riproduzioni di lettere che hanno formato, durante gli anni, la corrispondenza tra l’artista e l’autore. Nel leggere il libro colpisce una frase significativa, scritta dall’autore in una prosa dedicata a Sergio Vecchio: “Solo attraverso tracce reali di immagini, oggetti e manifestazioni del pensiero sopravviviamo”.
Il libro conclude il suo percorso di lettura con la pubblicazione di prose dello stesso Paolo Paolino. Un insieme di espressioni linguistiche, oltre trenta quelle pubblicate sul testo, che racchiudono, ognuna nel loro profondo significato, esegesi di momenti passati, presenti e futuri, inneggiando a volte all’amore per l’umanità, altre volte alla natura certe altre invece alla speranza. Un libro che parla di arte e di prosa, di artisti e poeti, un libro in cui la cultura di Capaccio Paestum eccelle, e benevola si presta per una piacevole lettura.
Glicerio Taurisano