Nel 1956, per volere dell’On. Raffaele Lettieri di Gorga, nacque l’idea di una strada in grado di accorciare le distanze tra l’interno e la costa del Cilento, ad oggi, ancora in fase di completamento. La storia “senza fine” ebbe inizio con il finanziamento di circa 600 milioni di lire grazie al coinvolgimento del Ministro dell’Agricoltura, al tempo Amintore Fanfani. L’inizio dei lavori è datato in questo frangente e durarono per 7 anni con alterne vicende al seguito del fallimento della ditta “Fasano”, alla quale subentrò la ditta “Sirania”. Contribuirono all’opera, anche diversi operai di Stio e Gorga, che raccolsero un’opportunità sociale non di poco conto, consentendo loro, di riscattarsi dall’indigenza. Si parla infatti, della metà degli anni ’50, del primo Dopoguerra, con un’Italia in macerie e che tentava di rialzarsi, di ricostruirsi attraverso il sacrificio di molti uomini e donne. Questi interventi quindi, consentirono non solo di realizzare il tracciato della strada, ma anche di migliorare le condizioni socioeconomiche di diverse famiglie. Purtroppo, morto l’On. Lettieri nel 1957, venne a mancare l’interessamento della politica e i lavori si fermarono. In questa prima fase, furono fatte delle opere importanti, molte delle quali, a differenza di altre più recenti, sono rimaste intatte. Opere di cilindratura, muri, ponti, che perdurano alle intemperie del tempo, dal 1957. Dopo interi lustri, negli anni ’80, con l’apertura della variante della SS 18, l’idea del completamento della “SP 159 a” (nomenclatura presente sullo stradario provinciale), acquisisce maggiore importanza per via della tanto acclamata idea, come in precedenza, di un collegamento diretto con l’interno e la costa. Fu grazie all’amministrazione di Natalino Barbato che, per ragioni anche affettive e incoraggiato dal padre Giuseppe, per di più Vicesindaco dell’amministrazione Lettieri, si riuscì a riprendere il progetto insieme all’Avv. Franco Chirico, Presidente del Consorzio di Bonifica Velia. Nel 1994 dunque, si asfaltò l’intero tracciato, fino al ponte sul fiume, che in quella occasione, fu battezzato “Ponte Lettieri”. Nel frattempo, in questa circostanza, bisognava che si congiungessero le risorse economiche, alla subentrata opera della Diga Alento, in una operazione denominata “Rammagliamento della Diga con i Comuni a Monte”. Barbato afferma, «un trucco che utilizzammo, in modo tale che i soldi destinati all’area della Diga, potessero essere utilizzati anche per congiungere la struttura con l’interno, anche perché noi, avevamo come etichetta le Sorgenti dell’Alento sul Monte Le Corne». Purtroppo i fondi non furono sufficienti per terminare il percorso che va dal Ponte Lettieri fino alla SS 18. Nel progetto originario la strada, costeggiava il fiume Alento dalla sua sinistra a scendere, per arrivare fino alla Diga in località Piano della Rocca, ed era quasi a scorrimento veloce. Ancora, per avere le autorizzazioni, fu necessario istituire una conferenza di servizi, con una commissione di ben 25 enti. Il risvolto ebbe esito negativo. L’Asl ne impedì la possibilità, motivando la questione senza remore. La strada che scorreva lungo il bacino acquifero della diga, le cui acque al tempo dovevano essere potabili, sarebbe stata causa di inquinamento». Fu necessario ravvedere ancora il progetto, non più sulla sponda sinistra, ma sulla sponda destra e far salire il tragitto quasi a mezza costa, allungandolo ulteriormente su di un’area in pieno dissesto. Pertanto, i costi aumentarono e la strada finì per essere ridisegnata sotto il territorio del comune di Monteforte.
Nel 2010 con l’amministrazione regionale Caldoro e l’interessamento dell’ex Sindaco ed ex Consigliere Provinciale Pasquale Caroccia, furono impegnati 11 milioni di euro, sempre nell’ambito del Complesso della Diga Alento, che prevedeva il completamento del tragitto. Con alterne vicende politiche, anche in questa fase, si giunse ad un nulla di fatto. Caroccia afferma con tutta franchezza che, il problema è sempre stato rappresentato dalla gestione del finanziamento. «Il vero ritardo secondo me è segnato da questo fattore». D’altronde, possiamo prendere atto che nessun amministratore, recente o passato, abbia mai posto un veto sul completamento del tragitto, capendone invece, gli eventuali vantaggi in termini di utilità e sviluppo. Lo stesso Caroccia ad oggi lo conferma, ravvedendone gli scopi in una visione aggiornata. «Se originariamente si era pensato alla strada semplicemente come uno sbocco commerciale per avvicinare l’interno alla costa, oggi potrebbe essere vista in un’accezione più ampia, in un’ipotesi di sviluppo sostenibile per via della mobilità differente e un interesse dal punto di vista ambientale, rinnovato in chiave naturalistica. In realtà, per anni si è creduto che la strada fosse a scorrimento veloce, destinata a tutt’altro, ma oggi, in compenso alle emergenze naturalistiche della Diga Alento, si può prestare ad uno scopo non solo commerciale, ma diversificato. Può essere fruita diversamente, agevolando di fatto le possibilità di innesco attuali, per via di altri tragitti, alla SS. 18. Tuttavia, per l’impatto ambientale e naturalistico, se dovesse essere finita e fruita tra intenti comuni con l’Oasi della Diga Alento e dei progetti integrati con il territorio interno, si presenta come un’opera utilissima. Sono sempre più convinto che lo sviluppo dell’interno è collegato con lo sviluppo della costa e viceversa.»
Nel 2012, ridiventato sindaco Natalino Barbato è stata riaccesa l’attenzione sulla questione e, storia odierna, sempre con Franco Chirico e con il sindaco di Monteforte Antonio Manzi, si sono avuti altri 4 milioni di euro a disposizione. Nel frattempo, da quando sono iniziati i lavori sono passate diverse decadi, lo stato attuale del percorso si presenta privo di manutenzione e in un considerevole stato di abbandono. Con questi fondi quindi, sono previsti anche gli interventi di risistemazione del manto e il risanamento idrogeologico per la presenza di una serie di frane (32 frane). «L’intento futuro è quello di non lasciare la strada bloccata, senza un’uscita, completarla e renderla utilizzabile per sempre». In questo progetto è stato previsto un allargamento di una bretella interpoderale disconnessa, che arriva al cimitero di Cicerale. Soluzione che consentirebbe, finalmente, ai cittadini dell’Alto CILENTO, di raggiungere la SS 18. Un precedente però, ha tardato l’operazione. Proprio quest’anno, c’è stato un nubifragio che ha portato letteralmente la strada a valle. I lavori dovevano essere consegnati a fine gennaio 2021 e con il crollo franoso, si sono rese necessarie ulteriori perizie per variare il progetto. Per ipotesi odierne, sembrerebbe che in autunno (2021), la strada possa essere completata. Ci sono altre novità, rivela Barbato. «Sempre con Franco Chirico è stata fatta un’altra operazione con i fondi europei. Si è cercato di stimolare l’attenzione politica del circondario, con la quale, si sono ottenuti altri 15 milioni di euro, fondi che spettavano al Consorzio Irriguo e che la Regione non voleva cedere. Dunque, ci si è costituiti contro la Regione Campania, ricevendo un esito positivo dal Tar, che restituisce formalmente i soldi. Per questa operazione è già stato fatto il progetto esecutivo che, comprende una galleria e un viadotto con il quale, si potrà tagliare dritto ed immettersi con più facilità alla Diga Alento e ovviamente sulla SS 18, senza salire per Cicerale. Questi fondi, sono in fase di appalto e conoscendo i tempi burocratici, ci vorranno altri 2 o 3 anni. Tuttavia, prima dell’autunno, si può finalmente godere dell’apertura della strada, un sogno che si avvera dopo 65 anni.» Inoltre, il Comune di Stio ha approvato in consiglio comunale, un protocollo d’intesa con un’associazione di 23 comuni che andranno a gestire i fondi europei per la Parkway, la strada del Parco Nazionale, che seguirà il percorso proprio della SP 159 a.
Angelo D’Ambrosio