Castellabate e Sergio Vecchio, finalmente si chiude un connubio di fede fra il grande artista che qui ebbe i suoi natali e questa magica terra immortalata nelle tante opere che il pittore gli ha dedicato. C’erano tutti i suoi amici a presenziare alla cerimonia di intitolazione del Salone d’Onore del castello di Castellabate. Una cerimonia voluta per ricordare l’artista che con la sua opera pittorica, ceramica, grafica, nonché di scrittura, con oltre 40 pubblicazioni intorno alla sua produzione, ha lasciato un patrimonio di creatività a testimonianza della sua valenza espressiva. L’amministrazione comunale di Castellabate, guidata dal sindaco Luisa Maiuri, ha voluto intitolare il Salone d’Onore del castello a Sergio Vecchio, quale tributo ad un illustre uomo di cultura di statura internazionale. Un impegno morale da parte dell’amministrazione, preso già qualche anno fa, ma solo adesso attuato a causa della pandemia tutt’ora in atto. Il salone del castello che già ospitava sei opere pittoriche, omaggiate da Sergio Vecchio all’amministrazione, in ricordo della madre Elena Tata, natia come lui di Castellabate, affinché diventasse memoria il legame della famiglia dell’artista con la terra degli avi. In occasione dell’intitolazione è stata inaugurata nel castello una mostra pittorica denominata “Ritorno ad Itaca” che comprende 12 tele di grosse dimensioni, magnificamente illustrata nel catalogo. Lo scoprimento della targa, con inciso il nome di Sergio Vecchio, è avvenuto sabato 19 giugno alla presenza di autorità, giornalisti, amici ed artisti che hanno conosciuto Sergio, oltre alla cittadinanza di Castellabate. La serata che ha visto una sentita partecipazione, ricca di emozioni dove la memoria dell’uomo e dell’artista è stata ampiamente tratteggiata negli interventi del sindaco Luisa Maiuri, dal senatore Alfonso Andria e Paolo Apolito. Testimonianze vive di affetto verso l’amico ma soprattutto il ricordare la figura dell’artista che ha dialogato con ogni forma di espressione culturale lasciando un patrimonio artistico ed umano unico. Significativo l’intervento di Bruna Alfieri, moglie di Sergio, che nel ringraziare le tante presenze, con parole toccanti ha ricordato la figura scomparsa e la continuazione del messaggio artistico che vive nelle opere d’arte che ha voluto presentare al pubblico. Le tele esposte sono la testimonianza più bella dell’opera di Vecchio. Queste tracciano un lungo cammino espressivo, dove i segni palpabili che emergono dalle opere, ravvivano la forza espressiva ed il connubio fra la terra “pestana” e Castellabate. Sergio Vecchio con le sue espressioni artistiche ha rincorso le chimere dell’arte lungo tutto il sogno di una vita, ma non è mai riuscito ad allontanarsi dal suo studio di Paestum e mentalmente dalla sua terra natia. Questi “territori dell’anima” li ha portati sempre dentro, tanto è vero che alla sua natia Castellabate, ha dedicato in vita altre tre mostre, la prima esposta nella torre medioevale della Basilica Pontificia Minore e le altre due nei saloni dello stesso castello. L’artista, nel suo girovagare, più volte torna con la memoria e con l’opera sulla terra di origine, dalle cui riflessioni nasce il libro “Il castello dell’infanzia”, antologia critica della sua opera, ma soprattutto dove l’artista racconta la sua infanzia, che lo vide adolescente e che rivive nei ricordi il Castrum Abatis. Un artista che si è fatto ammaliare dai guerrieri e dai cavalli di pietra dell’antica Paestum e dal mito della Sirena Leucosia, argomenti a lui cari che lo hanno ispirato in mille rappresentazioni fantastiche, dove la forza del colore ha dato poi magia alle creazioni. Nei miei precedenti spunti critici paragono Sergio Vecchio ad “un argonauta del tempo” che attraversa i logos della mente per ritrovarsi in creazioni fantastiche, ricche di fascino antico. Qui un ritorno alla terra del dorico, spesso ritraendo simboli come il melograno, il cavallo ed il mitico affresco del tuffatore che ha lasciato la vita per passare all’eterno. Sergio Vecchio vive il suo tempo ma testimonia attraverso la sua arte, la forza della memoria dei luoghi che lo circondano, che hanno esercitato un forte potere sull’artista, il quale ammaliato ha fatto vivere nelle sue scritture ed opere visive l’essenza dell’essere. I racconti della mente dell’artista come dicevo, non si fermano alle opere pittoriche ma si concretizzano in oltre 40 libri che nel tempo hanno scandito la sua vita artistica, dove sono stati fermati concetti e pensieri, arricchiti da grafiche e foto che tracciano un cammino artistico di grande rilevanza. E per l’occasione della mostra e l’intitolazione del salone del castello, il professore Gennaro Malzone, cugino di Sergio, ha voluto predisporre un piccolo stand con tutte le pubblicazioni e i numerosi cataloghi, che ricordano le più importanti e significative mostre dell’artista. Intervista ha tenuto a sottolineare che Sergio ha rappresentato i tempi più fecondi e sereni della sua adolescenza ed ha ricordato le sue frequenti visite alla Rassegna di Libri Meridionali, sia come autore che appassionato culture ed assiduo ricercatore di libri rari inerenti il Parco Archeologico di Paestum.
La mostra pittorica di Sergio Vecchio sarà visitabile fino al 5 luglio, con il seguente orario per giugno: dalle 9,30 alle 12.30 id in pomeriggio dalle 16 alle 20; mentre in luglio dalle 9,30 alle 12.30 e dalle18 alle 23,30.
Giuseppe Ianni