28 Maggio 2007: io avevo quasi 11 anni, con questo potete capire l’inesperienza di chi scrive, e quindi mi scuso se riduco la prima parte del mio articolo ad un cumulo di numeri piuttosto che di contenuti.
Il 2007 è stato un anno molto interessante, lo potremmo anche definire l’anno della depressione capaccese.
Stavamo uscendo da un’amministrazione commissariata, durata poco più di due anni. Pertanto, chi meglio di un politico di razza pluridecorato come Pasquale Marino poteva avere la forza di traghettarci al di là di questa crisi politica?! Beh nessuno!
E quindi si diede il via alle danze…
A Pasquale Marino si opposero ben quattro illustri candidati:
Giuseppe Antonio Troncone, Luigi Di Lascio, Carmelo Pagano, Luciano Farro.
Ma l’elettorato premiò Marino per la grande scelta di creare un qualcosa di diverso in confronto agli anni precedenti: l’idea è quella di creare una lista inondata da volti nuovi e professionisti con grandi capacità. Nacque così la lista civica “VENTI NUOVI”.
Concluso lo sfoglio fu subito fumata bianca per il “Sindaco della gente” con il 52,1% e 7350 votanti che espressero la volontà di rivederlo a palazzo di città, affluenza record l’84,6% dei cittadini si recarono ai seggi per manifestare il loro contributo e le loro idee e ci regalarono la migliore opposizione che il nostro comune poteva immaginare, capitolata dal generale Troncone, uomo di grande intelletto e sensibilità morale.
Sembrava un consiglio perfetto, composto da un sindaco esperto con una maggioranza capace e un’opposizione attenta e scrupolosa.
Dopo 4 anni di attività in un giorno freddo di dicembre del 2011, all’apertura del vaso di Pandora, il tanto atteso PUC, 11 consiglieri (Nicola Ragni, Giuseppe Mauro, Maria Vicidomini, Franco Longo, Roberto Voza, Giuseppe Troncone, Angelo Valletta, Leopoldo Marandino, Gabriele Mauro, Pasquale Mazza, Paolo Paolino) decisero di sfiduciare il sindaco Pasquale Marino.
I motivi della sfiducia non si sono mai ben capiti, visto che mancavano pochi mesi alla conclusione del mandato.
In molti hanno presupposto che il creatore di crepe irreparabili all’interno del consiglio comunale sia stato il tanto atteso è irrealizzabile PUC.
Certo è che dopo così tanti anni andare a riaprire casi ormai quasi dimenticati mi sembra sciocco, anche se è importante avere una buona memoria storica per cercare di non ricadere negli stessi errori.
Quindi chiudiamo il ritorno del “Sindaco della Gente” con un Comune commissariato per la secondo volta di fila.
Non c’era tempo da perdere!
il nostro comune doveva riorganizzarsi in fretta, mancano solo 6 mesi alle elezioni e quindi si parte con una corsa contro il tempo.
Eccoli tutti carichi, pronti a salvare il mondo, tanta voglia di fare, di promettere, di rinnovare. Sono stati tanti i nomi fatti per la fascia tricolore, ma alla fine i candidati sono tre Italo Voza, Gennaro De Caro, Roberto Squecco.
Le elezioni si sarebbero tenute l’8 Maggio 2012, e, più si avvicinava la scadenza, più crescevano i consensi per Italo Voza. Quest ultimo sembrava inarrestabile, si preannunciavano tempi duri per i concorrenti, e infatti, alla chiusura dei seggi il risultato è schiacciante con il 69,84% e 9504 voti. Il dado è tratto, e Italo Voza fu nuovo sindaco della città dei Templi, dottore pestano di famiglia rispettabilissima ma soprattutto grande amante della sua terra natia.
Quindi si da il via ad un’amministrazione che ha il pieno appoggio della cittadinanza, fiduciosa della grande umanità del dottor Voza, apparentemente degno condottiero che ci guiderà nel futuro.
In campagna elettorale le promesse sono le solite, lungomare e fiume sele (visto che poco meno di due anni prima aveva esondato le contrade di Gromola e Ponte Barizzo).
Eppure, una volta avviata la macchina amministrativa i risultati tardano ad arrivare.
Si percepiva la difficoltà di oltrepassare la burocrazia per affrontare i reali problemi del comune Capaccio-(Paestum), mentre gli inesistenti interventi al lungomare e al fiume Sele fomentano negli elettori un senso di disgusto verso una classe dirigenziale apparentemente incapace. Tale malessere è ulteriormente alimentato dalle due alluvioni consecutive del 2014 e del 2015 che mettono in ginocchio, anzi quasi azzerano l’economia agricola di Gromola e di Ponte Barizzo, un settore che da sempre fa da traino all’economia capaccese. Passano i mesi e la “mala-amministrazione”, distratta dal fiorente centro e dimenticandosi dei limitrofi, porta sul lastrico centinaia di famiglie.
Pensavamo di avere superato la crisi politica-ideologica che ci tormentava ormai da decenni ma basterà arrivare al 2015 per leggere negli occhi dei cittadini un senso di rifiuto delle autorità. Ormai non si credeva più possibile l’inversione di marcia tanto desiderata ma, come se non bastasse,l’incapacità dei politici autoctoni raggiunge l’apice dopo aver fatto perdere la possibilità, a tutte le vittime delle precedenti alluvione, di essere risarciti dei danni causati, presentando in maniera errata la richiesta di risarcimento alla Regione.
Seguono anni duri per l’amministrazione, il Sindaco della ditta dei Templi venne messo spesso in discussione dal consiglio comunale e per la prima volta nell’estate del 2015 diede un messaggio netto alla comunità: “io non mi dimetto!”.
Così accolse il consiglio comunale, con tale messaggio scritto su un foglio di carta, convocato per discutere dell’azzeramento della giunta.
Dichiarazione di un Uomo che non aveva voglia di arrendersi e infatti seguirono altri due anni di ristretta amministrazione.
Furono inaugurate opere importanti, come lo stadio Mario Vecchio e la piscina comunale Poseidone. Ma questo non è abbastanza per cancellare i precedenti tre anni, gli si accusa di non aver avuto la capacita di raggiungere i due grandi obiettivi che si era prefissato durante la campagna elettorale:LUNGOMARE e Fiume SELE.
Si dà atto del fatto che ha avuto la forza di tenere unito in consiglio comunale fino alla scadenza del mandato, grazie a consiglieri e assessori coscienti delle delusioni dei cittadini e volenterosi di manifestare tramite opere importanti il loro amore per Capaccio-Paestum.
Con la popolazione visibilmente stanca di ascoltare le solite liturgie dei politici apparentemente capaci soltanto di promesse puntualmente non mantenute si riparte, dunque, con i comizi e garanzie di cambiamento, quindi si riaprono gli scenari e si scoprono schieramenti molto più strani del solito.
Il sindaco uscente Italo Voza si ricandida nonostante la prevedibile perdita di consensi e contro ritrova Franco Sica, uscente dalla carica di Assessore allo sport e promotore del progetto di riqualificazione dello stadio Mario Vecchio.
Franco Sica uomo dotato di umanità senza eguali, ben visto dal mondo dell’associazionismo e dello sport, si lancia in questa corsa consapevole che si sarebbe dovuto dividere l’elettorato con il sindaco uscente Italo Voza e quindi si propone come l’uomo da votare per il Rinnovamento e per il Cambiamento…
Beh però se è vero che i detti non sbagliano mai, tra i due litiganti il terzo gode.
Viene annunciata a gran voce la candidatura l’ex sindaco di Giungano, Franco Palumbo,
che si infila tra i due e in campagna elettorale distrugge letteralmente ogni promessa e opera realizzata dalla precedente amministrazione. Più che una campagna elettorale creata per la divulgazione di programmi e progetti, sembrava una continua battaglia costruita per fomentare l’odio degli elettori nei confronti delle precedenti amministrazioni e far prevalere il lavoro ben fatto durante i suoi anni da amministratore del comune limitrofo.
Oltre questi tre candidati illustri si presentano per concorrere alla vittoria dello scettro del potere anche l’esperto Nicola Ragni, il giovanissimo Antonio Bernardi,candidato per la lista del Movimento 5 Stelle, ed Angelo Quaglia.
Come tutti immaginavano questa volta le elezioni non si risolveranno al primo turno.
E quindi si va al ballottaggio e i protagonisti saranno Italo Voza con il 30,25% e “Lo Straniero” Franco Palumbo con il 28,4% dei voti.
Risultato sconvolgente, figlio della voglia di cambiamento dell’intera popolazione. Al ballottaggio predominano le idea e i progetti di Franco Palumbo e quindi si parte con una nuova esperienza completamente rivoluzionaria e progressista. Il dato triste è che durante il corso degli ultimi 10 anni di amministrazione il comune di Capaccio passa da un’affluenza dell’85% del 2007 al 75% del 2017, 10 punti che risuonano come grido di rifiuto alla vita politica territoriale.
Tra le file dei consiglieri comunali spuntano i nomi di Cirone e Mucciolo, giovanissimi e con tanta voglia di proiettare il nostro comune nel futuro.
Tutti sperano che una figura fuori dalle dinamiche territoriali possa essere il vero politico super partes che si occupi di Capaccio aiutando la crescita dei giovani e limitandone la fuga di cervelli che non trovano occupazione nella nostra amata città.
La partenza è positivissima, nomina la prima vicesindaco donna ad iniziare il mandato (e che vicesindaco!) Teresa Palmieri, che appoggia il progetto, mentre Palumbo iniziava a piacere anche a tutti coloro che non l’avevano votato.
La seconda nomina è quella dell’Assessore al bilancio Giuseppe Antonio Troncone, una vita da militare che lo impone moralmente a denunciare un bilancio disastroso.
Gli occhi della gente si rianimano di speranza, si intravede qualche possibilità di risorgere. Iniziano gli incontri con i cittadini per un PUC condiviso, qualche buona opera qua e là, immenso lavoro mediatico condotto da un ufficio stampa preparatissimo che esalta le sue grandi doti. Ma presto qualcosa si rompe, annuncia un azzeramento della giunta che vede esclusa, inizialmente la vicesindaco Palmieri, e a seguire l’assessore Troncone.
Questo sarà solo l’inizio di un inesorabile effetto a cascata.
I cittadini iniziano a risvegliarsi dal bel sogno, e piano piano scoprono che sta per trasformarsi in un incubo.
Il sindaco inizia ad abbandonare la diplomazia e si concede qualche commento poco gradevole verso l’intera classe dirigenziale capaccese che fa storcere il naso a molti. Più si va avanti e più dà l’impressione di un sindaco troppo autoritario e poco autorevole che si è innamorato del potete concessogli dalla cittadinanza, dando luogo a manovre politiche poco chiare come la chiusura della Piscina Comunale e la continua campagna totalitarista,
Ma Palumbo non ha fatto bene i conti e il tutto si tradurrà in un unico effetto: la rottura netta all’interno della maggioranza.
Sei consiglieri, presidente del consiglio incluso, si lanciano in una vera e propria battaglia mirata a raggiungere la sfiducia del sindaco.
Dopo qualche mese di scivoloni incoerenti da parte del sindaco, nove consiglieri comunali si incontrano dal notaio e siglano il termine del suo mandato.
24/12/2018 il sindaco Franco Palumbo è stato sfiduciato dai consiglieri: Luca Sabatella, Pia Adinolfi, Pasquale Mazza, Pasquale Accarino, Alfonsina Montechiaro, Angelo Merola, Fernando Maria Mucciolo, Carmelo Pagano e Francesco Petraglia.
Questo scrive la maggior parte dei quotidiani provinciali: “sfiduciato dopo appena 18 mesi, nel giorno della vigilia di Natale”.
Il primo cittadino da “amico Franco” ritorna ad essere “lo straniero”.
“Il sindaco della gente”, “il sindaco della città dei Templi”, “il sindaco Straniero”
Sembra quasi un titolo di un western di Sergio Leone.
In realtà sono i sindaci che negli ultimi 10 anni hanno avuto il coraggio di amministrare un territorio come Capaccio-Paestum.
Conclusa la mia analisi non mi sento di criticare la politica di nessuno dei tre, ma il mio augurio è che alle prossime elezioni chi vincerà abbia il coraggio di mettere al primo posto lo sviluppo socio-economico della nostra amata Città e garantire un presente ai giovani che vogliono invecchiare in questa magnifica terra.