Si tratta dell’effetto Circuito Cilento di Corsa che ha dato la spinta agli organizzatori ad ingranare la marcia giusta per far lievitare il numero delle persone che sono arrivate ai piedi degli Alburni per impegnarsi nel difficile tracciato di circa 9 Km disegnato tutto all’interno del paese. Gli atleti hanno dovuto percorrere per ben 4 volte l’anello di 2,300 Km circa prima di tagliare i traguardo. La gara, preceduta dalle competizioni non agonistiche riservate ai giovani atleti, ha preso il via in salita puntando dritto verso la montagna che già è colorata di rosa dal sole al tramonto tra Licosa e Sorrento nel golfo di Salerno. Anch’io tento una partenza accelerata per non trovarmi imbottigliato nello strappo situato proprio a fine della salita che porta sulla strada che aggira il centro storico e che porta alla contrada “Scuorzo” la famosa frazione situata sulla mitica SS 19 delle Calabrie in cima alla salita proveniente da Petina che è stata la fine di molti motori di auto e camion andati in ebollizione per lo forzo.
Non è lo stesso sforzo che i 300 e passa atleti devono sostenere per superare la breve salita, ma comunque è un strappo che mette alla prova le ambizioni di chi prende sotto gamba il circuito da ripetere 4 volte. Durante la discesa che porta all’ingresso meridionale del paese, provo la tenuta delle mie ginocchia e la capacità di frenata dei quadricipiti. Affronto la curva che immette nella parte cittadina della gara con una certa baldanza ma mi rendo conto che devo misurarmi se voglio migliorare il mio tempo dell’edizione 2017. La gente posizionata sui marciapiedi incoraggia a tenta di portare il conto di quanti atleti passano: sono sorpresi di vederne così tanti. Il passaggio sotto l’arco dell’arrivo segna l’inizio del secondo giro ed è anche il momento di capire come atteggiarsi per i prossimi. Decido un atteggiamento conservativo il salita e di produrre il massimo sforzo in discesa. Davanti e dietro di me si alternano atleti ed atlete che hanno il mio passo e che penso abbiano fatto gli stessi calcoli. L’incoraggiamento più apprezzato è quello che producono le persone posizionate in cima alla salita che si inerpica improvvisa.
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Intanto, cominciano i primi doppiaggi che saranno un’infinità nel corso del 3° giro e che confondono non poco le idee a chi come me fa la gara tenendo come punti di riferimento podisti con lo stesso passo. Sicignano è dominato da un castello che si contrappone con i suoi bastioni ai costoni alti fino al cielo degli Alburni. Le case e le vie sono tutte rivolte verso il mare e protette dalla montagna. Le vie del paese sono ben curate, come ben tenute sono le chiese che fanno da contraltare alla bellissima piazza che spazia in lungo e largo proprio al centro del paese a da dove partono innumerevoli vicoli che portano a raggiera in ogni direzione. È in questa piazza che la gente attende l’arrivo degli atleti. Anche il sottoscritto si impegna a mantenere un passo più sostenuto nell’ultimo giro cercando di evitare un sorpasso da chi arriva da dietro. Anche questa volta, a cento metri dal traguardo, un mio “compagno di viaggio” mi sopravanza. Sono soddisfatto di come ho gestito la gara e sono certo di aver fatto meglio dell’anno precedente. Gina mi porge un the caldo che scarto per un bottiglia d’acqua. Passo a prendere un po’ di dolcetti e un succo d’arancia. Mi avvio all’auto per la doccia rigenerante a cielo aperto. Solo dopo controllo il tempo. Il cronometro mi dà, però, ragione perché è fermo ad oltre 3’ in meno rispetto alla mia prestazione del 2017.
La serata si conclude a ristorante “da Nonna Adele” in località Scuorzo insieme a tutta la squadra dell’Atletica Sporting Calore ingrossata dalla presenza di numerosi congiunti che ci hanno raggiunto. Un brindisi insieme agli amici dell’Eboli Run e poi a casa per una notte di meritato riposo prima di entrare nell’estate del 2018 che è prevista per domani, domenica 1 luglio con l’ingresso nel Mediterraneo dell’anticiclone Caronte. Domenica prossima saremo a Castellabate per fare sempre un po’ meglio di ieri e un po’ peggio di domani.