Il manifesto è ancora il mezzo più immediato per entrare nell’agone politico alle nostre latitudini. Lo è ancora di più nel tempo in cui le candidature alla carica di sindaco appaiano più gesti impulsivi che derivanti da percorsi aggregativi ragionati e scaturiti da un confronto sviluppatosi nell’ambito di forse politiche e sociali presenti sul territorio.
Negli ultimi mesi sui muri di Capaccio Paestum abbiamo visto campeggiare, in ordine di apparizione, Enzo Sica, Pasquale Marino, Italo Voza e Franco Alfieri. Altri, Antonio Marturano, Donatella Raeli, Ernesto Franco, Oscar Nicodemo …, ancora non hanno impresso su stampa le loro intenzioni ma, qualora dovessero confermare la loro discesa in campo non mancheranno di fare subito un passaggio in tipografia.
Sui manifesti c’è impresso il “marchio” di fabbrica del candidato che si propone, c’è la frase ad effetto e, in alcuni casi la foto del candidato.
Sica ha scritto: “Insieme #SICAmbia” con un’aggiunta esplicativa: “Abituati a metterci il cuore e la faccia tutti i giorni”.
Pasquale Marino ha rispolverato un motto che lo ha accompagnato da sempre: “il sindaco della gente”.
Italo Voza mette in primo piano “Capaccio Paestum torna Capaccio Paestum”.
Franco Alfieri “per Capaccio Paestum” che punta sul motto “Un sindaco che sa fare il sindaco”.
Sica e Alfieri hanno scelto di non metterci dal “faccia”, mentre gli altri due hanno ritenuto opportuno dare ampio spazio all’immagine più che alle parole.
Considerando che nessuno dei candidati in campo, tranne Ernesto Franco del M5stelle, ha avuto l’imprimatur da una forza politica presente sul territorio, il manifesto affisso è un primo passo per autoproclamarsi uomo in grado di governare il comune e, nel caso dei quattro “moschettieri”, e anche vero che hanno già fatto il sindaco sia a Capaccio Paestum, i primi tre, ed ad Agropoli il l’ultimo.
C’è anche da dire che tutti si sentono investiti della responsabilità di guidare la propria compagine perché chiamati in causo dai propri sostenitori storici e meno storici, molti dei quali hanno fatto diverse migrazioni da un campo all’altro cambiando casacca a seconda del candidato ritenuto più vincente di un altro a seconda dell’epoca. Tant’è vero che sono diversi i consiglieri che possono vantare nel loro curricolo il fatto di aver militato al fianco di Marino, Sica, Voza: l’ultimo addirittura è stato vice sindaco del penultimo.
Ecco perché non si può dare per scontato sotto quale simbolo si andranno a collocare gli storici detentori e portatori di voti familistici che da sempre fanno pendere la bilancia in modo determinante almeno nel primo turno di chiamata alle urne.
In ogni caso, dai motti che accompagnano la discesa in campo trapelano alcune indicazioni su come si ha intenzione di affrontare al campagna elettorale.
Sica dichiara che “Insieme #SICAmbia” e lui lo può fare perché lui e i suoi sostenitori sono “Abituati a metterci il cuore e la faccia tutti i giorni”. È facile intendere che con il richiamo al “cuore” vuole ricordare che lui è un bravo medico e che allo stesso modo saprà gestire anche la salute della sua città!
Marinocon “il sindaco della gente” riprova per l’ennesima volta a caratterizzarsi come uomo vicino al cittadino comune che punta al governo per riproporre la ricetta già sperimentata in diversi mandati.
Voza si ripropone come l’uomo che ritorna per riprendere da dove era stato costretto a lasciare per un “incidente” di percorso chiamato “Franco Palumbo”. Ritorna dopo essersi ritirato sull’Aventino pestano amareggiato dal “tradimento” del popolo che gli aveva preferito un uomo venuto da “fuori”. Ecco perchémette in primo piano per ben due volte “Capaccio Paestum” il nome rifatto proprio grazie al referendum da lui proposto.
La vera sfida dei candidati sindaci sarà mettere insieme un numero di uomini e donne sufficienti per riempire di nomi e cognomi le liste sotto i simboli riciclati dalle vecchie campagne elettorali. Solo dopo aver costruito l’ossatura portante di ogni candidatura si potrà valutare l’effettiva forza di ognuno di loro ed anche l’effettiva possibilità di arrivare fino in fondo per schierarsi al nastro di partenza.