“Si racconta anche che quando Antipatro venne ad Atene e gli rivolse il saluto, non glielo ricambiò prima di aver finito ciò che stava dicendo. Era assolutamente immune da orgoglio, spesso durante la giornata si raccoglieva in meditazione e, come si dice,dedicava un’ora al silenzio.”
(Diogene Laerzio: Vite dei Filosofi)
Ed anche per te,maestro Senocrate, che puro ( proverbiale la tua castità! Narra in verità nelle sue “Vite dei filosofi” Diogene Laerzio che una volta l’etere Frine volle tentarti. Edando ad intendere di essere inseguita da qualcuno,si rifugiò nella tua modesta casa. tu, maestro Senocrate, per umanità l’accogliesti e dividesti con lei l’unico piccolo letto che avevi :” Alla fine, dopo aver molto ed inutilmente insistito,ella si levò ed andò via,dicendo a chi glielo chiedeva che aveva lasciato non un uomo ma una statua. Altri –continua ancora il Nostro –ancora raccontano che i suoi discepoli gli fecero trovare nel letto Laide, egli però era così castigato che più di una volta si lasciò amputare e cauterizzare il sesso.”)tra i puri per una tinozza di rame scendesti all’Ade procedendo dritto verso destra oltre il grande cipresso bianco giungendo,come comandava la tua fede orfica, alla fredda fonte di Mnemosyne dove da mortale divenuto dio, eleverò il mio canto e come capretto caduto nel latte, mi farò tuo fedele discepolo, chè …in verità tu un dio orfico fosti e grande alla tua “Accademia” che prima con l’ultimo Platone e poi con il primo scolarca Pseusippo si avviava a diventare quasi pitagorica!
E non fu facile la tua vita né qualcuno mai ti spianò la strada,chè “tardo eri d’ingegno” narrano le cronachema tutto venne dal tuo profondo amore per la filosofia e per quella onestà che coltivasti al di sopra di ogni bene materiale e che tutti dovettero riconoscerti … e non solo quando dopo Pseusippo divenuto scolarca della Accademia, Alessandro, narra Diogene Laerzio, ti mandò legati per offrirti una ingente somma di danaro e tu gentile come sempre e sottomesso alle leggi della ospitalità non solo invitasti a cena nell’Accademia i legati ma quando poi questi vennero alla cospicua donazione tu, di quel tesoro netrattenesti solo tremila dracme dicendo che ,dovendo il grande Alessandro mantenere molte più persone, lui ne aveva assai più bisogno. O ancora, come scrive Mironiano nei suoi “Simili”quando Antipatro, generale dell’esercito macedone, ti inviò anche lui una grossa somma di danaro e tu dall’alto della tua indipendenza, chè davvero, maestro, tu bastavi da solo a te stesso, la rifiutasti … era tanta in verità la tua onestà che, si narra, anche lo stesso re Filippo di Macedonia, una volta che alcuni ateniesi sollevarono dubbi sulla utilità della tua partecipazione ad una ambasceria presso di lui, si alzò in mezzo al consesso e lodando la tua condotta proclamò che tu,maestro, fra tutti “ eri stato l’unico di quelli che venuti da lui non si erano lasciati corrompere”… e tanto poi corse la fama della tua onestà per tutta la Grecia che gli stessi Ateniesi dovettero renderti pubblico e duplice onore sia quando non avendo, tanta era la tua povertà, tu potuto pagare la tassa di meteco ti vendettero e l’oratore filosofo Demetrio Falareo ti comprò restituendoti la libertà ma anche quando pentendosi amaramente dell’offesa che,maestro, ti arrecarono consentirono solo a te, fra tutti gli ateniesi, il privilegio di testimoniare senza giuramento!
Tanto eri onesto, amante della sapienza ed umile che mai ti crucciasti una volta quando, riferisce ancora Diogene, paragonandoti talvolta il tuo maestro Platone ad Aristotele soleva dire :” l’uno ha bisogno di sprone ,l’altro di freno” o ancora “ quale asino io alleno a lottare contro un tale cavallo” ma rimanendo fedele con deferenza resistevi e tanto avanzasti in sapienza che se, dopo la morte di Platone, la politica e forse ancor di più il nepotismo e l’età non ti avessero sbarrato la strada, tuo sarebbe stato lo scolarcato dell’Accademia che pure poi venne e che tenesti per oltre 25 anni e certo …sarebbe stata subito un’altra Accademia non quella del troppo timido Speusippo e nemmeno quella troppo avanzata del grande Aristotele con il quale pure condividesti nell’esilio di Asso molta parte della critica al maestro ma quella che riprendendo il cammino dell’ultima speculazione matematizzante del tuo maestro, ti avrebbe visto avanzare libero ed indipendente verso quel pitagorismo che fu la gloria dei tuoi numeri antropomorfi che idee,principi ed essenze di tutte le cose si identificarono per l’unità nella divinità maschile primordiale e per la “diade”, la dualità nella divinità femminile primordiale… accentuando quella definizione dell’anima che tu dicevi “numero che si muove da se stesso” di matrice orfico- pitagorica che essendo già stata del tuo grande maestro, tu solo invece avanzasti a quella dottrina del numero che ordinee proporzione di tutte le cose (come dimostrò la espressa critica del tuo amico (sic!) Aristotele!) sene fece essenza !
E così continuando furono i tuoi numeri “ideali” diversi da quelli con i quali si calcola la misura quotidiana e furono come ci ricorda Nicola Abbagnano nel suo saggio “Il pensiero greco” nell’unità e nella dualità la divisibilità e l’indivisibilità identificando la ragione con “l’unità-punto” e la conoscenza con la “dualità-linea”, l’opinione con la “triade-superficie” e la percezione sensibile con la “ tetrade-corpo” e … fu tanto il pitagorismo matematizzante della tua Accademia che accelerando tu, maestro Senocrate, molto e di più del tuo maestro sul concetto dei numeri come essenza di tutte le cose ti spingesti così avanti da anticipare alcune originali posizioni di quella grandiosa sintesi culturale dell’intero pensiero antico che fu la grande filosofia di Plotino ed alla quale tanto deve la buona stagione di quel nostro glorioso rinascimento ed oltre che fu il grande vanto di Firenze e di tutta l’Italia!
La tua preferenza per il numero “tre” fu tanta, maestro, che non solo nonesitasti contro la tradizionale quadri- divisoria del tuo tempo a ripartire la filosofia in tre parti ovvero della fisica, dell’etica e della dialettica che a sua volta tripartitanella “sensazione” ,nell’”opinione” e nel “sapere”si configurava poi in quei tre stadi fondamentali della conoscenza che sono:1) la sensazione che condizionata da quella sostanza “mista” primordiale da cui nasce cieca ed ambigua non riesce a guardare verso la “rotonda”verità2) l’opinione che pure legata alla sola sostanza sensibile pure avanza ma con passi ancora insicuri e spesso troppo tardi e lenti ,3) solo la ragione, libera della zavorra sostanziale che più non le appartiene, può finalmente librarsi nell’aere dell’intelletto e da lì spiccare il volo per le inviolate sacre vette della rotonda verità dove, non senza un chiaro quantorisentito accenno critico alle dieci “categorie” del suo amico di una volta Aristotele, si riducono invece a due e precisamente a quella che distingue tra “ciò che è in sé e per sé” ed a quella che distingue“ciò che è relativo ad altro “ e nulla di più… chè per te, maestro, la filosofia non fu mai solo e solamente sterile classificazione di situazioni e posizioni o la fredda catalogazione di forme ed enti ma la via alta per raggiungere la felicità che altri non è che il “possessodella virtù” intesa come tu,maestro, la intendesti ovvero alla maniera del tuo grande maestro,come dominio dei propri istinti irrazionali e conseguimento faticoso della sapienza che si facendosi saggezza si tradurrà poi in una vita armoniosa o … forse ancor di più, se per quella frase che Abbagnano ti attribuisce, tu, in un da venire spirito cristiano, affermando che: “ il semplice desiderio equivale già al compimento dell’azione cattiva”,potesti sfiorare la santità che non ti aiutò tanto che pur fiorendo in piena epoca cristiana con il grande Raffaello la sua Scuola di Atene gli studiosi, per quella tua posizione reclinata pronta a prendere appunti dalle “Tavole”di Pitagora, ancora ti contendono con Boezio, Aristosseno, Anissimandro o forse Empedocle, mentre invece non puoi che essere tu e solamente tu, maestro Senocrate, se il tuo scolarcato, come si ricorda, fu chiaro e tutto di Pitagora e delle sue “Tavole” … ma tu, maestro, non curar di loro ma guarda e passa … chè molto avanza e abbonda il nome di chi “tardo” pervenne a tanta gloria e fosti ,come scrive Diogene Laerzio nelle sue “Vite dei filosofi”, filosofo di oltre“224239 linee” e … se poi continuando il Nostro:“Quel degnissimo uomo Senocrate inciampò una volta in una tinozza di rame, si ruppe la testa e con un fortissimo grido morì” all’età degli ottandue anni venisti all’Ade per una tinozza e senza meriti … non ti crucciare,maestro Senocrate, e mi perdonerà il maestro Diogene se per una volta anche l’allievo, cui nessuna prova eleverà, rovesciando la sua “tinozza” ne farà invece gloria e vanto alla tua morte e cantando alla sua antica misura per un epigramma oserà: “E fu Senocrate uomo degnissimo ed onestissimo che consegnato per una tinozza all’Ade vivo pervenne nell’Olimpo dei filosofi!
Questo,maestro, nei giorni del Febbraio avaro, l’amore particolare… il fiore che ti porto!
(Chiusa nelle prime ore meridiane del giorno18 febbraio 2019)