“Ipazia …di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene attraverso le scienze matematiche a cui era stata introdotta da lui ma, non senza altezza d’animo, si dedicò anche alle altre scienze filosofiche. La donna, gettandosi addosso il mantello e uscendo in mezzo alla città, spiegava pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone o Aristotele o le opere di qualsiasi altro filosofo”.( Damascio, “Vita Isidori”)
Non so, maestro Ipazia, e perdoneranno i miei ventiquattro lettori il mio primo “inciampo” se rivolgendomi al dio “Neutro” carico non di genere ma di… significato le parole, se sarai alle mie lettere l’unica donna ma per me che venendo alla solita fatica, sei certamente la prima e la più grande, cui preso da profonda ammirazione levo il mio canto con la tua sapienza elogiando la tua prima, estrema libertà di donna. Fosti filosofo e matematico ed in una Alessandria che non era ancora “assolutamente” preparata fosti anche la prima e la più alta e per questo pagasti con la vita pagasti. Il tuo amore per la scienza infatti, maestro, non fu solo teoria di pensiero che pure ti appartenne, come leggeremo, per quel tuo cammino ascensionale verso l’”Uno” che fu del tuo antico maestro Plotino ma anche e soprattutto osservazione, regola, disciplina di calcolo e matematica e tanti furono i frutti abbondanti che produsse il tuo genio e tanto crebbe la tua scuola ed il suo insegnamento che presto però schiuso all’invidia ostinata dei cristiani ti uccisero ma .. grande ancora di più dopo quell’assassinio venne a monito ed a vanto la tua gloria e fu nei secoli inarrestabile se … in verità ancora qualche anno dopo la tua violenta morte, lo stesso storico, della chiesa d’Oriente il cristiano Socrate di Costantinopoli non potè non scrivere di te queste ammirate parole : “(Ipazia)era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico” e… tanto tenesti alto, maestro, il tuo magistero e tanto grande fu il tuo amoreper il cielo e le sue “stelle fisse” che il tuo famoso discepolo, forse tra i primi della tua scuola a convertirsi al cristianesimo, Sinesio di Cirene diventato poi vescovo di Tolemaide di Libia, pure nella furia dei primi cristiani contro tutto quello che era “scienza” non potè, di te che nella coerenza della tradizione classica eri rimasta fedele ai tuoi antichi dei, non potè non affermare che “l’astronomia è di per sé una scienza di alta dignità, ma può forse servire da ascesa a qualcosa di più alto, da tramite opportuno, a mio avviso, verso l’ineffabile teologia, giacché il beato corpo del cielo ha sotto di sé la materia e il suo moto sembra essere ai sommi filosofi un’imitazione dell’intelletto. Essa procede alle sue dimostrazioni in maniera indiscutibile e si serve della geometria e dell’aritmetica, che non sarebbe disdicevole chiamare diritto canone di verità” e… sebbene di scritto del tuo alto procedere scientifico nulla ci sia rimasto pure le fonti reclamano assegnando al tuo genio oltre ad un commentario all’”Arithmetica” di Diofanto di Alessandria, il padre dell’algebra, quello ancora più famoso delle “Sezioni Coniche” di Apollonio di Perga in cui, oltre l’insegnamento del tuo stesso padre Teone, lo studio e l’amore per la matematica ti vide tanto avanzare sa superare lo stesso Tolomeo ed il suo “Almagesto “ oltre ipotizzando tu, maestro Ipazia, per la prima volta quella lungimirante teoria dei due “fuochi” che solo molti secoli dopo prima con Copernico e poi con le leggi di Keplero verrà matematicamente dimostrata. E non meno eccelse e le fonti le riportano tutte, furono le tue invenzioni, quale l’ “Aerometro” o l’“Idroscopio” per misurare il peso dei liquidi e… più di tutte quel tuo “Astrolabio Piatto” che sempre il tuo discepolo cristiano Sinesio scrive di aver costruito “concependolo sulla base di quanto mi insegnò la mia veneratissima maestra” e con il quale per la prima volta si tentava astronomicamente di localizzare la posizione dei corpi celesti e… fu tanta poi la gloria di quello strumento che il tuo allievo continuando cosìinorgogliva scrivendo che se Tolomeo ed Ipparco avevano lavorato su “mere ipotesi” e allora “la geometria era ancora ai suoi primi vagiti” con te, maestro Ipazia, invece e con il tuo scolarcato tanto la scienza dell’astronomia crebbe e si fece grande ed elevata che il primo astrolabio costruito“dal grande Tolomeo e dalla divina serie dei suoi successori” a fronte di quello costruito da te era solo e semplicemente un“orologio notturno” …e tanto per l’amore del cielo ti avvicinasti all’”Uno” del tuo antico maestro Plotino che di non poca meraviglia compreso così scriveva, compiacendosi, il nostro Socrate teologo ” a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico”… provando di quanto, nella misura del tuo antico Maestro, fosse stato alto e profondo il tuo pensiero! La tua fama ed il tuo insegnamento e non solo, in verità, nella tua città fu tanta che ancora il nostro teologo continuando scrive “tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale. Ipazia era amata dal popolo poiché non fu mai gelosa del proprio sapere, ma sempre disposta a condividerlo con gli altri e…..per la magnifica libertà di parola e di azione che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospetto dei capi della città e non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini: infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale”. Ma questo però non piaceva ai cristiani e covando nell’ombra un giorno ti attaccarono accusandoti non solo di continuare ad adorare, contro i “decreti teodosiani”, i falsi dei ma di essere una strega ed eri invece, maestro, questo sì, solo una donna del IV secolo d.C. tanto che scrivendo in quel tempo così ti marchiò un vescovo copto“ In quei giorni apparve in Alessandria un filosofo femmina, una pagana chiamata Ipazia, che si dedicò completamente alla magia, agli astrolabi e agli strumenti di musica e che ingannò molte persone con stratagemmi satanici. Il governatore della città l’onorò esageratamente perché lei l’aveva sedotto con le sue arti magiche. Il governatore cessò di frequentare la chiesa come era stato suo costume. Ad eccezione di una volta in circostanze pericolose. E non solo fece questo, ma attrasse molti credenti a lei, ed egli stesso ricevette gli increduli in casa sua” e… tanto fu l’odio che si scatenò, che in una Alessandria che si andava facendo sempre più velenosa, prima assalirono la tua scuola e dandole fuoco bruciarono tutti i tuoi libri e… quando poi vennero alla caccia di te, a nulla valse l’appassionata difesa del tuo allievo di un tempo, il governatore della città chè i cristiani di Cirillo aizzati dai “parabolanti” venuti dalle montagne si fecero ancora più arditi e spaventati dalla tua grandezza e dalla tua libertà non ebbero di te, maestro, nessuna pietà!
Questo in verità il racconto selvaggio e compiaciuto del tuo assassinio riportato ancora dal nostro solito vescovo copto. Scrive il vescovo: “Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo perfetto sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto con i suoi incantesimi. Quando trovarono il luogo dove era, si diressero verso di lei e la trovarono seduta su un’alta sedia. Avendola fatta scendere, la trascinarono e la portarono nella grande chiesa chiamata Caesarion. Questo accadde nei giorni del digiuno. Poi le lacerarono i vestiti e mentre ancora respirava le cavarono gli occhi e poi la trascinarono attraverso le strade della città finché lei morì. E la portarono in un luogo chiamato Cinaron, e bruciarono il suo corpo. E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono ‘il nuovo Teofilo’ perché aveva distrutto gli ultimi resti dell’idolatria nella città”… era quel giorno uno degli ultimi giorni della Quaresima dell’anno 415 dopo Cristo, era il mese di marzo e… qualcuno osando oltre ogni limite l’amore per una donna che pagò con la propria vita la sua libertà, volendone segnare anche il giorno scrisse che sarebbe avvenuta l’VIII giorno prima delle Idi di marzo ovvero nel giorno del nostro… 8 marzo!
Forse è… troppo ma certo è vero che lì dove ancora con la “Scuola di Atene” resiste e tiene la chiesa il suo Massimo Pontefice, tu, maestro Ipazia, rimani l’unica donna insieme al Divin Maestro che ti dipinse, che rivolta alla folla dei tanti visitatori ancora additi, nella “passione” dei nostri tempi, all’uomo il suo destino!
Questo il mio epigramma per te… ”Io fui Ipazia, la scolarca di Alessandria che la furia di un nuovo dio travolse…non furono,lettore, i miei tempi i tuoi eppure ancora vivo!
Questo, maestro, nei giorni di un luglio al tramonto l’amore con il mio racconto … il fiore che ti porto!
(Chiusa nelle prime ore antimeridiane del giorno 22 di luglio 2019)