La storia, ovvero, la grande storia della seconda guerra mondiale ci è nota, è stata tramandata, a volte studiata, certe altre volte invece raccontata con sfumature fantasiose. Tuttavia resta però ancora tanto da scoprire, sapere, argomentare e qualora vi sia interesse, ascoltarla oppure leggerla. Nei tanti anni di ricerca ho trovato qua e là, sparsi nel mondo, migliaia di documenti, centinaia di testimonianze e foto, di una guerra che, nonostante noi attuali fortunatamente non abbiamo vissuto, comunque e in ogni caso fa sortire dal nostro profondo significativi dolori per la perdita di tanti civili. Ed è proprio nell’investigare la storia che ti accorgi di quant’altro ancora c’è da scoprire: particolari che alla “grande storia” sono sfuggiti; personaggi che si sono resi protagonisti di eccezionali azioni eroiche; fatti che restano nascosti al gran pubblico per decenni; e così via. Ebbene non sarà il caso che qui si sta proponendo ma comunque ciò vuole essere uno sprono alla ricerca e allo studio di documenti, memoriali e quant’altro inerente a conoscere sempre più.
Dalla Sicilia al Piemonte, per tutta la durata del conflitto, bombe di ogni tipo hanno attinto alla vita di decine di migliaia di civili. Non vi furono solo i bombardamenti aerei per distruggere postazioni nemiche e/o facilitare le avanzate degli alleati, ma in molti casi furono anche le navi che in diverse situazioni dovevano necessariamente dare voce ai loro cannoni. Il Vice Ammiraglio H. Kent Hewitt, comandante navale nell’operazione Avalanche, a seguito di informazioni che l’Intelligence Statunitense ottenne da interrogatori di prigionieri italiani, stilò un elenco di 275 bersagli da colpire. Stando a quanto scritto nei vari rapporti navali, solo 132 obiettivi furono raggiunti con il 53% di precisione.
Tra i bersagli colpiti, che non erano tra gli obiettivi necessari vi fu anche l’abitato di Altavilla Silentina, dove si contarono decine di morti tra i civili, a causa del bombardamento navale. Un paese che visse tragici momenti, lutti, sgomenti e notevoli danni materiali; a tal riguardo ne raccontano fatti, memorie e testimonianze libri come “Settembre ’43 di Paolo Tesauro Olivieri; “Quota 424” di Gerardo Iorio e tanti altri ancora fino a “Bombe su Altavilla 1943: testimonianze civili sull’Operazione Avalanche” di Rosario Messone. Di quanto fu disastroso il cannoneggiamento sulle abitazioni civili è provato anche nei documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Salerno, dove sono consultabili le tante richieste, circa novanta, di rimborso per danni derivanti da azioni belliche, crolli di fabbricati, distruzione di terreni coltivati e saccheggi ad opera dei soldati tedeschi (inventario N.34.2 – Danni di Guerra).
Nello specifico, a sparare i colpi su Altavilla fu, come si evince da documenti desegretati della Marina Statunitense, anche un Incrociatore della classe Brooklyn, il Philadelphia CL 41 (File No. A16-3/011 – West Naval Task Force – The Italian Campaign, Action Report 1943, Operation Avalanche). In ogni probabilità furono anche altre navi ad indirizzare il cannoneggiamento verso Altavilla, come la nave inglese HMS Warspite, ma dai documenti finora trovati pare che anche il Philadelphia abbia dato supporto di fuoco. La costruzione di questo incrociatore, che nel 1943 raggiunse le acque antistante l’antica Città di Paestum, fu decisa dal Governo Statunitense e commissionata alla Philadelphia Navy Yard (cantiere navale) il 28 maggio 1935. Diciotto mesi dopo, il 17 novembre 1936 fu varato nello Shipyard sulle acque del fiume Schuylkill e da lì entrando nel Delaware avrebbe raggiunto l’Oceano Atlantico. A fare da testimone ufficiale al varo fu chiamata Huberta Potter F. Earle, moglie del Governatore della Pennsylvania George H. Earle. L’incarico dell’allestimento dell’incrociatore fu affidato al Capitano Jules James (in seguito Ammiraglio) detenendone anche il comando fino a giugno del 1939. Questo tipo di incrociatore sembrava essere poliedrico: veloce, allestito con un ottimo armamento antiaereo, adatto alle scorte navali, poteva effettuare operazioni di minamento delle acque e soprattutto riusciva ad operare a breve distanza dalle coste. Aveva un dislocamento tra 10.000 e 12.000 t., una lunghezza di 148 metri, una potenza motore da 100.000 Cv – 75.000 KW, una propulsione di quattro generatori a turbine. Poteva raggiungere la velocità di 32,5 nodi (60,2 Km/h), armata con 9 cannoni Mark 16, cal.15×6 pollici (152mm), cannoni antiaerei cal.8 da 130mm e 8 mitragliatrici da 13mm. Con un equipaggio di 868 uomini tra ufficiali e marinai. La portata dei suoi cannoni dipendeva dal tipo di munizionamento; angolazione e condizioni atmosferiche. Generalmente i cannoni di questo tipo di incrociatore avevano una gittata di 26 Km, ovviamente sulle lunghe distanze la precisione diminuiva notevolmente. Quindi dovevano considerare la loro portata efficace che poteva essere all’incirca 18 Km. Allo scoppio della seconda guerra mondiale il Philadelphia partecipò a diverse missioni per poi accodarsi, nel 1943, alla flotta alleata per l’Operazione Avalanche. La caratteristica di potersi avvicinarsi molto alla costa senz’altro venne sfruttata dal Philadelphia quando giunse nell’ampio golfo salernitano.
La sua attività di fuoco sul territorio iniziò il 9 settembre alle ore 09:43 dopo che da un aereo di ricognizione gli giunsero informazioni che 35 carri armati tedeschi nascosti in una boscaglia vicino al settore indicato, nel piano di sbarco, come Red Beach a sinistra dei Templi, si apprestavano ad avvicinarsi all’area di sbarco. Con il suo cannoneggiamento riuscì a distruggerne sette, stando ad un’altra ricognizione aerea. La 36esima Divisione Fanteria Texas intanto si dirigeva all’interno del territorio per apprestarsi a conquistare Quota 424 in Altavilla Silentina, ma a causa della presenza di truppe tedesche occorreva che l’artiglieria navale facesse sentire la propria voce. E il Philadelphia lo fece! Sparando 100 colpi verso la collina che, nella tattica militare di alleati e tedeschi, costituiva una vera e propria area strategica. I colpi della nave Philadelphia dovevamo però raggiungere Quota 424, un’altura appena sopra l’abitato dove era concentrata la maggior parte dell’artiglieria leggera tedesca.
Le bombe non si sa se raggiunsero le abitazioni del centro storico (sul diario di bordo del Philadelphia non è riportato l’effetto ottenuto – Ved. Philadelphia War Diary-Additional Sheet -secret doc. 102286 – Naval Task Force) mentre il target “Altavilla Silentina” è riportato chiaramente sul file “Target List” della Marina Statunitense, sulle attività di fuoco del Philadelphia. Mentre i colpi sparati dal Warspite è più probabile che attinsero, il 16 settembre, la casa Iannicelli-Netti e la Cappella di San Giuliano, edifici utilizzati come rifugio. Nei giorni dell’Operazione Avalanche, anche l’incrociatore Boise (CL47), che dapprima aveva dato supporto alle truppe inglesi nello sbarco a Taranto, raggiunse la flotta alleata nel golfo salernitano e posizionatosi a giusto ancoraggio in linea d’area, sparò diversi colpi verso la zona di Persano, 563 durante il giorno e circa 900 nelle ore notturne. A dar man forte al Philadelphia e al Boise c’era anche il Savannah che insieme alle altre navi diede un grande supporto alle truppe statunitensi. Quest’ultima la mattina del 11 settembre 1943 fu centrato da un bombardiere tedesco, il Dornier Do 217, provocando circa duecento morti. Anche il Philadelphia fu interessato dagli attacchi aerei tedeschi, ma subì meno danni, seppur diversi marinai furono feriti.
Che sia stato il Philadelphia, il Boise o il Savannah oppure l’HMS Warspite della Royal Navy Britannica a cannoneggiare Altavilla Silentina, probabilmente non ha importanza, o meglio non l’aveva nel settembre 1943. Forse ne ha oggi, poiché anche attraverso i particolari di una guerra possiamo far sì di non abbandonare i ricordi, di chi quell’epoca l’ha vissuta e di chi in quei giorni è rimasto privo di vita sotto le bombe; nonché difendere la memoria di tanti civili, ma anche soldati di qualsiasi paese che in quel conflitto, così come in altri, si sono sacrificati per la libertà.