I Cinque Stelle sono a favore dell’uso dell’acqua potabilizzata della diga dell’Alento. Quando la siccità picchia duro e i suoi effetti diventano di lungo periodo e fanno davvero paura, le tradizionali divisioni di campo cadono ed ecco ridisegnare le falangi delle armate dell’acqua. Chirico e le sue scelte “potabili” rimangono indigeste all’ex sindaco di San Mauro Cilento e “guru” di uno sviluppo diverso e alternativo del territorio, Giuseppe Cilento, ma convince i “5 Stelle”. Parole di Michele Cammarano, consigliere regionale, che evidenzia come troppa risorsa idrica si perda a causa di condotte obsolete e la Regione non è ancora intervenuta a finanziare i progetti di ammodernamento e manutenzione. Proprio il mancato stanziamento dei fondi è al centro dell’interrogazione dei grillini: “L’ acquedotto Faraone del basso Cilento – evidenzia Cammarano aspetta da 5 anni 8ml di Euro, la Regione Campania (noi cittadini) possiede un potabilizzatore presso la diga Alento fermo da anni in grado di rifornire anche il capoluogo in caso di emergenza”. Il potabilizzatore, per l’appunto, sempre lui. Tesi enunciata da Cammarano in un’interrogazione rivolta a De Luca. Quell’acqua però i grillini la vorrebbero mandare a Salerno città.
Torniamo a sentire allora Francesco Chirico “A seguito dell’Accordo di Programma dell’1/12/1993 n.15810 (pure allegato) venne realizzato l’impianto di potabilizzazione dell’Alento con la spesa di 15 miliardi di vecchie lire, nonché la condotta di collegamento con l’Acquedotto del Basso Sele e del Cilento Nord, costata altri miliardi. Tale impianto venne costruito con la finalità di integrare le risorse sorgentizie del Cilento con l’acqua potabilizzata dell’invaso Alento e di eliminare così il deficit idro – potabile dell’area pari a 400 ls nel periodo estivo e a 200 ls nel periodo invernale. Va pure aggiunto che la risorsa Alento in caso di terremoti o di siccità prolungata poteva essere utilizzata anche per integrare le risorse potabili dell’intera Provincia di Salerno”. Quindici miliardi di vecchie lire buttati, fino ad oggi. La straordinaria siccità di questi mesi potrebbe essere l’occasione di utilizzarne le capacità, dice Chirico. Che indica anche nelle criticità delle tubature la “cattiva prova” riscontrata nel 2001, al debutto. L’acqua dal colore e sapore di ferro fu originata da difetti della gestione tecnica degli acquedotti e non dell’acqua immessa. “L’impianto di potabilizzazione dell’Alento, pur essendo rimasto inattivo per circa 20 anni, è tuttora utilizzabile. A voce, poi, – racconta Chirico – sono in grado di suggerire le modalità per l’attivazione dell’impianto e in più di indicare le motivazioni che sono alla base del silenzio che circonda l’impianto”, chiosa Chirico. “Sta di fatto che con il potabilizzatore di Angellara e con quello dell’Alento vennero create le condizioni per superare il deficit idro-potabile non solo del Cilento, ma dell’intera provincia.Successivamente alla realizzazione del potabilizzatore la Regione Campania ha autorizzato e finanziato nuove captazioni. Tali nuove captazioni non hanno eliminato il deficit idro – potabile dell’area a causa dei seguenti fatti: a) crollo delle sorgenti captate a causa della lunga siccità; b) perdite nella rete di distribuzione e nelle adduttrici che notoriamente arrivano al 40 – 50%. Sommando queste sue cause si rende necessaria l’uso di una fonte alternativa per integrare le acque sorgentizie”.
Il presidente del Consorzio di Bonifica dell’Alento poi contesta la supposta “sostenibilità ambientale” di chi oggi va predicando la captazione di tutte le sorgenti delle nostre montagne, e l’alterazione di fatto delle microeconomie montane, ai fini potabili e per i soli periodi estivi delle località della costa. C’è già un caso di studio, a Piaggine.
Cilento senza acqua, una situazione preoccupante per tutta la Campania. Acqua off sulla costa cilentana, situazione aggravata dai avori di manutenzione urgenti impongono al consorzio idrico Consac la chiusura dei rubinetti. In pratica sarà interessata tutta la fascia costiera. E questo imporrà un piano per arginare i disagi in un momento in cui scoppiano le polemiche proprio sulla necessità di maggiore quantità di acqua, sulle reti colabrodo e su cosa c’è da fare. Per il presidente di Consac, Gennaro Maione, a cui tocca governare, con la sua struttura, questa crisi 2017. «L’acqua che abbiamo è più che sufficiente dice Il problema è semplice, ci sono reti obsolete che vanno sostituite, ci sono perdite in rete troppo elevate: prendiamo 100 e diamo 40, se ne perdono 60». E poi la stoccata in merito alla grande quantità di acqua complessiva che il bacino idrografico salernitano possiede: «Tutte le trovate di qualche professore sono pura accademia». E la riparazione delle reti, il rifacimento delle stesse, ad iniziare dalla rete principale, quella del Faraone, rappresentano per Consac una priorità, al punto che ci sono progetti in itinere. Proprio nei giorni scorsi Maione sottoscritto un finanziamento con la Banca del Cilento e la Bcc di Buonabitacolo di 4,5 milioni per riparare le reti.
Intanto, si è in attesa dei provvedimenti regionali che autorizzeranno i consorzi idrici al prelievo di acqua da vecchi pozzi non utilizzati in condizioni normali. La prossima riunione di giunta potrebbe dare il via ad un atto atteso da un mese, vista la situazione di questi giorni e le prospettive delle prossime settimane. Basta considerare che proprio la sorgente del Faraone, la più grossa del Cilento, è molto vicina al minimo deflusso vitale, cioè alla quantità di acqua che si deve rilasciare per legge al fiume. Il rischio, in pratica, è quello di non poterne prelevare più, a meno che non intervenga proprio un provvedimento regionale. Uno di quelli richiesti ed attesi.
In sintesi: la poca disponibilità di acqua dell’oggi unita alle deficienze strutturali delle reti idriche hanno creato le carenze attuali- Ed è da qui che si rilancia la questione dell’uso dell’acqua dei potabilizzatori, che è già immediatamente disponibile. Ed è il punto, a partire dal quale Chirico trova nuovi ed insperati alleati.